Il giovane comunista ucciso dai missini di Silvana Mazzocchi

Il giovane comunista ucciso dai missini Il giovane comunista ucciso dai missini (Segue dalla 1° pagina) ne munite di bastoni, elmetti e di un enorme cane lupo nero. Salito sul palco Saccucci ha cominciato il suo comizio. Un discorso da «duro», misto di invettive e di frasi nostalgiche. Il comizio, scandito da inni tipo «Giovinezza» o «Faccetta nera» è andato avanti per circa mezz'ora. Al margine della piazza erano intanto affluite alcune decine di giovani: alcuni militanti del pei, altri aderenti a «Lotta continua» e altri ancora, semplici antifascisti. Dal loro gruppo è partito qualche slogan. Il servizio d'ordine di Saccucci allora ha cominciato a lanciare nella loro direzione sassi e bottiglie di acqua minerale vuote. Sono intervenuti i carabinieri per allontanare i giovani antifascisti. Nella piazza intanto Saccucci, tirata fuori di tasca la sua pistola, ha cominciato a sparare in direzione dei dimostranti di sinistra. Sul luogo sono stati ritrovati numerosi bossoli. Subito dopo i missini sono tornati verso le loro auto; Saccucci ha lasciato la sua ed è salito probabilmente proprio sulla Simca 1100 verde. Le vetture sono partite in direzione della strada statale che conduce a Roma. In via Marconi all'altezza della piazza «Ferro di cavallo», sono sfrecciate la Simca verde e una «126» con a bordo i fascisti. All'angolo della strada (che si trova a circa un chilometro dal luogo del comizio dove erano avvenuti i primi incidenti) si trovavano alcuni giovani che all'arrivo delle auto, si sono divisi. Secondo i testimoni, a questo punto dalla Simca 1100 verde sono stati esplosi alcuni colpi di pistola. Di fatto un proiettile ha colpito all'inguine Luigi Di Rosa che è morto poco dopo per shock emorragico e altri due hanno raggiunto Antonio Spirito — che si trovava dal lato opposto della strada — sulla gamba destra, all'altezza del polpaccio. Poco dopo nei pressi di Latina, ad un posto di blocco, la polizia ha fermato quattro missini che hanno ammesso di aver preso parte alla «scorta» di Saccucci e di averlo ac¬ compagnato a Sezze. Sui quattro è stata fatta la prova del guanto di paraffina per verificare se avessero sparato, ma il risultato è stato negativo. Nella stessa serata di ieri il pretore di Sezze Antonio Campoli ha ascoltato i primi testimoni oculari. L'inchiesta è quindi passata, data la gravità dei reati, alla Procura della Repubblica di Latina. Questa mattina è giunto a Sezze il sostituto procuratore Alfonso De Paolis, che ha raccolto altre testimonianze. Nel primo pomeriggio è stata la volta del ragazzo ferito, Antonio Spirito, 19 anni studente del secondo anno di architettura, era stato operato solo tre ore prima. Gli è stato estratto un proiettile e guarirà in due settimane. «JVon ricordo molto — ha detto il giovane ancora intontito dall'effetto dell'anestesia — al ferro di cavallo era buio. Abbiamo visto arrivare due auto, poi da una Simca 1100 verde ci hanno sparato addosso ed io sono caduto. Luigi stava dall'altra parte della strada. Ricordo che la vettura era piena, ma non saprei dire né quante persone ci fossero, né chi». Fuori dalla stanza di Antonio, i suoi genitori aspettano di poterlo vedere: sono due anziani contadini dagli occhi chiari. Appaiono affranti, ma dignitosi. Li consolano le tre sorelle di Antonio, bionde e dagli occhi tristi. I genitori del giovane assassinato si sono costituiti parte civile. Saranno assistiti dagli avvocati Franco Luberti, Tommasini e Fausto Tarsiano. Il padre di Luigi Di Rosa, Guido, fa il muratore e spesso era costretto ad andare a lavorare fuori Sezze. Oggi è rimasto chiuso nella piccola casa alla periferia della cittadina per assistere la moglie Maria, che ieri sera, appresa la notizia della morte del figlio ha avuto un collasso. Domani mattina alle 10, all'ospedale di Sezze, dove è composta la salma di Luigi Di Rosa, ci sarà l'autopsia. La parte civile ha nominato come perito di parte il dottor Faustino Durante. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Latina, Roma, Sezze