Il lapis rosso per "sballato"

Il lapis rosso per "sballato" QUESTIONI DELLA LINGUA Il lapis rosso per "sballato" Un padre di famiglia ne scrive risentito perché in un tema di composizione della sua figliuola l'insegnante ha segnato di lapis rosso la espressione « un ragionamento sballato ». O non dicono tutti così? Meglio che risentirsi sarebbe stato consultare un buon dizionario o un qualsiasi prontuario di modi errati. Si sarebbe trovato che l'insegnante (al quale vanno i nostri rallegramenti perché non è facile, al giorno d'oggi, pizzicare certi errori) ha perfettamente ragione. E' vero che tutti, anche scrittori solenni, dicono « affare, ragionamento, argomento sballato e sim. », ma si tratta di un errore, di una derivazione a orecchio del verbo Sballare, che propriamente importa il contrario di Imballare (la seta era sballata), e figuratamente vai quanto Raccontare fandonie (ne sballa di quelle!), e anche, per celia, Morire (fui lì lì per sballare signora mia!, «Tutti s'ha da sballare », Dossi), e insomma non ha nulla a vedere col caso nostro. Quel che intendiamo significare dicendo « ragione sballata » è « ragione spallata », estensione figurata del verbo Spallare, che si dice del cavallo o altro quadrupede rovinato alle spalle: cavallo spallato, spallare una mula nel fosso. Ragione, argomento spallato è dunque quello che, fiaccato alle reni, non si tien ritto, è facilmente confutabile. Com'è nato tale scambio? Lo spiega da par suo il D'Ovidio: « Perché si suol dire che il tale "ne sballa di grosse, o questa volta l'ha sballata grossa" e simili altre frasi che implicano una tutt'altra metafora, presa dal tirar fuori che un mercante fa di una mercanzia dalla propria balla, s'è creduto generalmente che si tratti sempre di questa medesima parola. Sono invece due parole differenti: se colui non sarà rieletto, continuerà più che mai a sballare tesi spallate ». Non è escluso che nell'affezione al semantema « balla » abbia sua parte la parola nel significato meno onesto, talché « argomento sballato » sia sentito per « argomento evirato ». Non ci sarebbe da meravigliarsene, stante il gusto odierno del turpiloquio, a petto del quale, del resto, il nostro esempio è una festuca. Resta che l'insegnante merita d'essere ringraziato avendo usato, per clemenza, il lapis rosso invece del turchino. La sarabanda Continuando a trattare di parole usate a orecchio, si ha il fondato sospetto che Sarabanda sia comunemente preso per Ballo strepitoso e trepestante, ridda, un casa del diavolo insomma. E' un altro di quei casi in cui la parola è completamente stornata dal suo significato originario; e i molti che la dicono non se ne danno per inteso. Hanno voglia i dizionari di ammonire che Sarabanda, il cui etimo è spagnolo (zombando), vuol dire «aria di ballo in tre tempi, grave, simile al minuetto ». Si badi bene: grave. Come potrebbe dunque una sarabanda condotta con debita grazia in un appartamento, far oscillare i lampadari e rintronare i vicini sottostanti? Sarà forse quella terminazione -banda che induce gl'imperiti a credere che la sarabanda sia un ballo sfrenato e tumultuoso, da somigliare a una tregenda di diavoli. Quello che comunemente, e male, si vuol significare dai più con questo vocabolo, ha bensì la sua voce propria in italiano; e questa è il dotto grecismo Sicinni o Sicinnide o anche Sicinno, che importando «danza di Satiri in onore di Dioniso, accompagnata da canti», include naturalmente idea di baccano o strepito. Anche a significare Scoppio di gioia seguito a una notizia desiderata (la vittoria della squadra del cuore, per esempio), sarebbe ben poca cosa che i tifosi festanti facessero sarabande, cioè minuettassero; le loro sono purtroppo sicinnidi, cagnarate e cose simili. Leo Pestelli

Persone citate: Dossi, Leo Pestelli