I partiti guardano all'estero per convincere gli emigrati

I partiti guardano all'estero per convincere gli emigrati Si prevedono 200-300 mila rientri I partiti guardano all'estero per convincere gli emigrati Secondo una nota d'agenzia, il ministero degli Esteri fa una previsione di massima: il 20 giugno saranno circa 200-300 mila i lavoratori italiani all'estero che rientreranno per votare. Secondo la sezione emigrazione del pei, ogni previsione è impossibile: «Molti rientrano individualmente, anticipando le ferie e portando a casa la famiglia per le vacanze. Non tutti passano attraverso le vie ufficiali del consolato o dell'ambasciata. Per lo più inoltre, per circa V80 per cento dei Paesi europei, i lavoratori all'estero ricevono direttamente dal comune d'origine il certificato elettorale: è un altro elemento che rende difficili i controlli e le previsioni». Sulle caratteristiche e le dimensioni del voto degli emigrati gravano perplessità e aspettative. Essi rappresentano una massa di 5 milioni 300 mila persone. Solo un'esigua minoranza, in occasione delle elezioni precedenti, ha potuto sobbarcarsi la spesa e la fatica di un rientro. Di solito la maggior parte dei votanti proveniva dai Paesi europei. Ma questa volta la campagna elettorale all'estero si svolge all'insegna di caratteri straordinari. Sono mobilitati non solo i partiti tradizionalmente presenti fra i lavoratori italiani all'estero. «Anche la de adesso si è mossa — dicono i sindacati —. E utilizza spazi propri, oltre a quelli che in passato le servivano da sostegno: come le missioni, le chiese, le scuole, le ambasciate, i consolati, le Adi». Si sono rafforzati, con una diffusione più capillare, «i gruppi tricolore» che sono di marca dichiaratamente di destra. Negli Stati Uniti, si dice, alcune organizzazioni italoamericane stanno preparando voli-charter per facilitare il rientro di chi altrimenti mancherebbe all'appuntamento del 20 giugno. Dice il responsabile per l'emigrazione della Cgil, Vercellino: «A complicare il gioco delle previsioni intervengono elementi diversi. C'è — per molti — il desiderio di rientrare per essere partecipi di una svolta importante per il Paese, con una propria sofferta richiesta di cambiamenti politici ed economici che potrebbero tradursi in mutamento della loro esistenza. Ma c'è anche la mobilitazione di forze che faranno rientrare all'insegna di altri valori. C'è poi la crisi economica. E la paura di perdere il posto di lavoro: nell'ultimo anno e mezzo è diventato definitivo il rientro di 100-150 mila emigrati. Ma neanche questo problema è generale: in Germa¬ nia, ad esempio, più del 60 per cento dei lavoratori che erano rientrati in Italia, sono riusciti a reinserirsi di nuovo nel mercato del lavoro, anche se in condizioni peggiori, di sfruttamento e di mancata tutela sindacale». Il sindacato ha preso iniziative concrete, perché ai lavoratori italiani all'estero venga garantito il diritto di voto. Nei prossimi giorni, con una lettera firmata da Lama, Vanni e Storti, inviata al governo italiano, verrà chiesto un intervento ufficiale sugli altri governi affinché il diritto di voto dei nostri lavoratori sia agevolato. In questi giorni vi è stata anche una serie di riunioni fra funzionari di vari ministeri per mettere a punto il piano di interventi a favore degli emigrati che rientrano. Sulle ferrovie essi hanno diritto al viaggio gratis in seconda classe, e alla riduzione del 70 per cento in prima, a partire dalla stazione di confine. Queste facilitazioni riguardano anche i traghetti gestiti dalla Tirrenia, la Partenopea, la Toscana, la Sirena. Sui voli nazionali essi potranno fruire di una riduzione del 30 per cento. Ai primi di giugno inoltre verrà reso noto il programma previsto di treni straordinari. 1. ni.

Persone citate: Lama, Storti, Vercellino

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Toscana