I resti di cervi nani dopo 60 mila anni

I resti di cervi nani dopo 60 mila anni I resti di cervi nani dopo 60 mila anni Adesso gli scheletri si trovano esposti nel museo paleontologico dell'Università di Roma Roma, 22 maggio. Gli scheletri di quattro cervi nani completi in ogni particolare, comprese le corna dei maschi, sono tornati alla luce dopo essere rimasti nascosti per oltre sessantamila anni in fondo ad una grotta. Da qualche giorno sono ricomposti in ima vetrina del museo paleontologico della facoltà di geologia, nell'Università di Roma, dopo che ima spedizione ne aveva raccolto migliaia di ossa scavando in una grotta dell'isola di Creta. I cervi nani, unici al mondo e finora sconosciuti, sono alti, alla spalla, tra i 45 ed i 52 centimetri. Nella vetrina accanto fa mostra un'altra rarità: gli elefanti nani provenienti dalla grotta di Spinagallo, nei pressi di Siracusa. «Non sono antenati dei cervi europei e dei daini — spiega il curatore del museo, Carmelo Petronio — ma discendenti dei megaceri, cervi giganti del quaternario, presenti anche in Italia, alti un metro e ottanta alla spalla e con due metri di corna. Questa li nea finisce con gli ultimi sussulti di nanismo: rimasti isolati nell'isola, sì sono estinti dopo essersi adattati, con il nanismo appunto, alle nuove condizioni ambientali. Infatti, Creta con Karpatos e Rodi forma un arco che una volta era collegato con la Turchia (come la Sicilia con l'Africa). I ritrovamenti di questi animali preistorici permettono così di studiare e ricostruire i movimenti delle isole». I «cervetti» non vivevano nelle grotte, ma forse vi si rifugiavano, insieme con altri animali: sono state trovate ossa di elefanti (più piccoli di quelli giganteschi della preistoria).

Persone citate: Carmelo Petronio

Luoghi citati: Africa, Italia, Roma, Sicilia, Siracusa, Turchia