In aumento le malattie di chi lavora nei campi di Liliana Madeo

In aumento le malattie di chi lavora nei campi Un convegno nazionale a Spoleto In aumento le malattie di chi lavora nei campi Anche gli incidenti (300 ogni anno) contribuiscono al malessere sociale degli agricoltori - Urgente attuare la riforma sanitaria (Dal nostro inviato speciale) Spoleto, 22 maggio. Vanno aumentando in questi ultimi anni, fra la popolazione contadina, i disturbi del comportamento e le malattie psichiche derivanti dall'insoddisfazione, dalla fatica del lavoro, dal malessere per la propria condizione generale. Soltanto nel '75 sono stati 140 mila i lavoratori che hanno abbandonato i campi, più per la situazione sociale che per motivi di reddito. Si muore per intossicazione nelle serre, dove corrono il rischio della sterilità sia gli uomini sia le donne. E' risultata altamente nociva l'attività degli addetti alle stalle. Sono circa 300, quasi uno al giorno, gli incidenti mortali per caduta da trattori. Il 20 per cento di quanti usano antiparassitari sono affetti da intossicazione. Arbortiscono involontariamente le donne che lavorano nei campi: la media nazionale è di 15,68 aborti su cento gravidanze, ma in alcune regioni le percentuali crescono (21,72 per cento in Umbria, 26,44 per cento in Puglia). Sono alcuni dei dati emersi nel corso di un convegno nazionale svoltosi per due giorni a Spoleto, su iniziativa dell'Alleanza contadini e dell'Istituto di assistenza per i contadini. Si è parlato della salute nelle campagne, di segregazione sociale, di infortunistica, di strutture sanitarie, assistenza, invalidità, prevenzione, educazione sanitaria. E' venuto fuori il quadro di «una vera e propria degenerazione delle condizioni fisiche di questi lavoratori, con la conseguenza di invecchiamento precoce, ridotta capacità di lavoro, alta percentuale di mortalità infantile». Ma il rilevamento dello stato in cui vive «questo terzo mondo italiano, il mondo contadino», non si è ridotto a un lamento sulla «razza che si sta estinguendo», né si è limitato a proporre cifre — per quanto allarmanti — e propositi sia pure meritevoli di attenzione. Il convegno ha aperto una settimana di iniziative di base — assemblee, tavole rotonde, riunioni per piccoli gruppi — in vista di un'importante manifestazione che si svolgerà il 30 prossimo a Modena, sulla riforma sanitaria e previdenziale. E' il momento della denuncia e della sensibilizzazione al problema delle più ampie forze sociali, professionali e politiche. Si chiede l'impegno dei partiti a «far cessare lo scandalo di una riforma sanitaria nazionale promessa di decenni e mai attuata, via via rinviata per lo scioglimento anticipato delle Camere, per non contrastare interessi troppo vistosi, adducendo come scusa mancanza di fondi, interminabili discussioni, paradossali conflitti», come ha detto Selvino Bigi, vicepresidente dell'Alleanza contadini. E ci si offre come interlocutore ricco di esperienza e di conoscenza specifica dei problemi, nei confronti sia delle confederazioni sindacali sia degli organismi legislativi sia delle organizzazioni professionali agricole. Ma soprattutto si rileva il ritardo, «ormai non più sostenibile», con cui lo Stato viene incontro all'urgente domanda di tutela della salute, di interventi preventivi e di autogestione generale della propria condizione umana, che la base contadina esprime. Gli enti locali, mentre la situazione andava sempre più degenerando, si sono assunti in questi anni un ruolo di supplenza. Alcune Regioni hanno concesso l'assistenza farmaceutica a chi «come i coltivatori diretti» non ne avrebbe diritto. Le Marche hanno istituito unità sanitarie mobili, per un'opera di controllo, soprattutto nei riguardi di stalle, abitazioni agricole prive degli indispensabili servizi sanitari, l'uso di anticrittogamici. L'Emilia, dal '73 ad oggi, ha istituito 49 consorzi sociosanitari, che in due anni hanno assistito 100 mila lavoratori. « Queste strutture, ha affermato Mauro Roda, dell'Inac di Bologna, rappresentano la anticipazione delle future unità socio-sanitarie locali e operano secondo lo spirito della riforma che dovrebbe venire: attuano il principio del decentramento e del controllo denocratico sull'attività che si svolge, utilizzano tutte le strutture esistenti sul territorio, coordinano le attività sanitarie già in funzione, con l'obiettivo di eliminare gli sprechi, le distorsioni, la settorializzazione che le mutue. per loro precisi interessi, hanno creato». Dal convegno sono scaturite richieste unitarie precise. La sollecita realizzazione del servizio sanitario nazionale, in primo luogo, e che esso non preveda una gradualità di attuazione così da ricacciare ancora una volta i contadini nella posizione di cittadini di serie B. Inoltre, nell'immediato: superamento delle casse mutue, istituzione di consultori femminili e asili nido nelle campagne, finanziamento pubblico per l'assistenza malattia ai pensionati, generalizzazione dell'assistenza farmaceutica e sanitaria — compresa quella specialistica — in forma diretta anche per i coltivatori attualmente discriminati, fine della giungla assistenziale che consolida terribili ingiustizie e fa da paravento alla facile retorica del contadino felice e contento, tutto buona salute e ottimismo. Liliana Madeo

Persone citate: Mauro Roda, Selvino Bigi

Luoghi citati: Emilia, Marche, Modena, Puglia, Spoleto, Umbria