Borsa in crisi operativa La colpa è della Consob

Borsa in crisi operativa La colpa è della Consob Borsa in crisi operativa La colpa è della Consob Attività svuotata di contenuto con scambi al lumicino - Gli effetti negativi per le nuove norme sulle operazioni di vendita - Ma qualcosa andava fatto - Nella settimana la quota è rimasta invariata (—0,06%) (Nostro servizio particolare) Milano, 22 maggio. La Borsa in questa settimana ha doppiato il capo della chhisura dei conti di maggio con una navigazione difficoltosa per lo scoglio del provvedimento Consob e per la mancanza di affari. L'attività di questi giorni è apparsa sempre più svuotata di contenuto. Con le scadenze tecniche in calendario, è terminato il periodo transitorio in atto dal momento in cui la Consob ha emanato il noto provvedimento che avrebbe dovuto stimolare gli acquisti obbligando gli «scopertisti» che avevano aperto le loro operazioni prima di allora a depositare i titoli stessi e quindi a procurarseli, oppure a depositarne il 90 per cento del controvalore. D'ora in poi tutti dovranno effettuare questi depositi nei tre giorni successivi all'operazione. Due sono stati gli effetti negativi (non voluti, ovviamente, ma provocati da una falsa idea sull'importanza della speculazione al ribasso in essere): uno sul recente passato e l'altro sulla ten- denza del nuovo ciclo operativo di giugno. Il primo effetto è stato quello di obbligare a vendere, spesso a qualunque prezzo, coloro che si erano procurati titoli da «servire» agli scopertisti bisognosi, i quali invece erano assai in meno del previsto — come si è detto — e si sono approvvigionati senza difficoltà alla normale offerta determinata dalle preoccupazioni economiche e politiche. Il secondo effetto negativo che stiamo vivendo ora con l'inizio del nuovo ciclo operativo, è quello della definitiva «assenza» di un mercato che riusciva ancora ad animarsi un poco grazie alle operazioni differenziali degli operatori professionali e che ora, con le nuove pastoie introdotte, sono possibili solo in misura assai modesta con la conseguenza di una maggior rigidità negli scambi. Effettivamente dal nuovo organo di controllo creato ad immagine e somiglianza dei prestigiosi modelli stranieri (la famosa Sec Security Exchange Commission di Wall Street, o semplicemente a più simile ed efficientissima «Cob-Commission pour les operations de Bourse», di Parigi) ci si aspettava qualcosa di più organico e realistico per migliorare il funzionamento del nostro mercato azionario. Si è avuto, invece, uno sporadico provvedimento a senso unico, non inquadrato in un contesto generale di riforma e ristrutturazione (progetti in tal senso non mancano e sono stati più volte pubblicizzati da parte degli addetti ai lavori) e per di più preso senza che nemmeno siano state valutate le possibili conseguenze negative che — guarda caso — si sono puntualmente verificate. Forse i neo commissari hanno ingenuamente prestato orecchio più alle generiche accuse di tipo demagogico fatte alla speculazione, che non al parere di tecnici qualificati che, nonostante tutto, non mancano. Scendendo ad un esame più dettagliato della settimana, si rileva che nelle prime due sedute si è verificato un ulteriore ribasso di oltre il 3 per cento, con l'indice che è sceso a 39,88, cioè poco al di sopra del minimo toccato il 12 aprile scorso con 39,80. Con l'inizio del mese bor¬ sistico di giugno, grazie a qualche intervento di istituti bancari, si sono prodotti alcuni vivaci spunti al recupero delle quotazioni, che peraltro sono ben presto rientrati lasciando il mercato in una situazione stagnante. Da un venerdì all'altro l'indice generale azionario de «Il Sole-24 Ore» (1938 = 1) è passato da 41,13 a 41,09 con un assestamento dello 0,06 per cento. Per quanto riguarda il comportamento dei singoli tìtoli, limitando l'esame ai grossi nomi del listino, si può rilevare che è ricomparso un certo interessamento sulle Generali che guadagnano il 3%; buoni progressi segnano pure le Fiat (+ 4,3%), le due Pirelli (+4,2%) e le Olivetti (+ 4,4%) alla vigilia dell'assemblea di bilancio. Ricuperi rispettivamente del 3,3°/o e del 6.2% hanno registrato i due valori della grande distribuzione. Rinascente e Stando. Per contro le Montedìson perdono il 2,2%, le Bastogi il 3,6%, le Snia il 5,3% e le Immobiliare Roma il 5,9%. Non mancano oscillazioni di maggiore ampiezza per titoli particolari. c. col. La Borsa in Italia (Indice azionario 1938=1) 40,36, 42,41 41,09 Aprile Maggio

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