Coltivazioni povere in zone di montagna
Coltivazioni povere in zone di montagna Aiuti della Comunità europea Coltivazioni povere in zone di montagna Interessati 4000 Comuni italiani che occupano la metà della superfìcie totale ed il 40 per cento di quella agricola utilizzabile Negli ultimi giorni della legislatura, le Commissioni Agricoltura del Senato e della Camera hanno approvato in sede deliberante la legge per ['«Attuazione della direttiva comunitaria sull'agricoltura di montagna e di talune zone svantaggiate», che il Consiglio della Cee aveva emanato il 28 aprile dell'anno scorso. Quando, quattro anni or sono, il Consiglio della Comunità, dopo interminabili discussioni, emanò le famose tre direttive per l'ammodernamento delle aziende agricole, fu subito osservato che queste difficilmente avrebbero potuto essere sufficienti nei territori a risorse agricole povere ed in particolare nelle zone di montagna. Qui, infatti, occorre non accelerare, ma arrestare l'esodo ormai troppo spinto al fine di trattenervi una popolazione capace di assicurare, mediante una razionale utilizzazione dei terreni, la conservazione e la difesa del suolo. L'osservazione fu accolta e si passò alla formulazione di questa, che è stata chiamata «quarta direttiva». La sua promulgazione è stata imposta anche dal fatto che quasi tutti i Paesi membri avevano già in atto e si proponevano di migliorare proprie leggi in favore delle zone montane o svantaggiate. La direttiva — e di conseguenza la legge approvata nelle passate settimane — non soltanto eleva di un terzo gli aiuti per l'ammodernamento delle aziende che presentino i previsti piani di sviluppo, non soltanto assicura consistenti contributi in favore degli investimenti collettivi, particolarmente se rivolti a migliorare le produzioni foraggere e gli allevamenti, ma introduce un aiuto di tipo nuovo, ossia la concessione di una indennità compensativa annua agli imprenditori agricoli che si impegnino a restar tali, ossia a coltivare il proprio fondo per almeno cinque anni. Con quest'ultima disposizione il sistema legislativo comunitario e nazionale accoglie finalmente il principio della «diretta integrazione dei redditi», del quale si era solo parlato negli anni passati. Questa sommaria indicazione degli indirizzi adottati mostra insieme l'importanza ed i limiti della nuova legge. La legge di cui stiamo ragionando va, pertanto, considerata solo come uno degli strumenti per una più complessa politica. Ciò non toglie che le nuove disposizioni e gli stanziamenti che la accompagnano — uno stanziamento del Tesoro di 335 miliardi in cinque anni e una riserva per l'Italia del 35 per cento dei fondi per i contributi comunitari per tre anni, pari a circa 80 miliardi di lire (89 milioni di unità di conto) — possano finalmente dare alla politica della montagna e delle zone svantaggiate la spinta e la continuità che le sono sinora mancate. Complessivamente i territori delimitati interessano la metà dei comuni italiani (oltre 4000), occupano il 52 per cento della superficie totale e il 40 per cento di quella agricola utilizzabile (pascoli compresi). Essi si distribuiscono, tuttavia, in ambienti tanto diversi per condizioni sia naturali che sociali da richiedere impostazioni e soluzioni varie. Il 30 per cento della superficie classificata ricade, infatti, nell'arco alpino, il 9 per cento nell'Appennino nord - occidentale, il 7 per cento nell'Appennino centrale, il 32 per cento in quello meridionale (Sicilia compresa), 1*11 per cento in Sardegna (il cui territorio vi rientra per il 73 per cento) e l'I per cento, infine, in alcune zone speciali, la più importante delle quali è rappresentata da 270 mila ettari della Bassa Padana (Polesine e dintorni). E' chiaro, pertanto, che l'attuazione della legge richiederà, oltre che sollecitudine, molta attenzione. Opportunamente l'attuazione è stata interamente demandata alle Regioni, le quali dovranno, quindi, adattarla alle varie circostanze, inserirla nel quadro di quanto già si sta facendo e delle istituzioni già operanti, assicurando, ad un tempo, il pianificato coordinamento degli interventi e la diretta partecipazione delle popolazioni. Manlio Rossi-Doria
Persone citate: Manlio Rossi-doria
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