Nego il voto ai detenuti di Guido Ceronetti

Nego il voto ai detenuti Nego il voto ai detenuti Non vedo né umanità, né giustizia, né ragione, nella concessione del voto ai detenuti, che le nuove norme elettorali prevedono a partire dal prossimo sorteggio. Repentino, sconcertante, è un momento della « rivoluzione sperimentale » di cui parla Ronchey — e questa ha i tratti classici di una democrazia che degenera per eccesso —, ma non ne discuterò qui il significato politico; il mio interesse è essenzialmente morale e sociale. L'umanità non è rispettata, perché far passare al di là di certe porte lo squallore d'idee, la bassa qualità polemica, la ferrea polpetta di luoghi comuni e di negazioni della realtà che caratterizzano le nostre elezioni, mi sembra un'offesa ai problemi veri dell'infelicità e del dolore. E' come se qualcuno spalancasse rumorosamente la porta di una camera chirurgica dove si sta lavorando intorno a un tumore, per gridare di aver perso il rapido delle 15,45 o distribuire fotografie del matrimonio di sua figlia. Si può andare da un uomo torturato da un pensiero fisso, dalla paura che lo si voglia far secco appena esca di cella 0 dalla prospettiva di un ergastolo, attorcigliato intorno a se stesso, chiamato dal suicidio, occupato da idee di vendetta o di fuga, da passioni acri, malato di solitudine — e sgranargli Zac, compromesso storico, Italia sempre da salvare, stretta del credito, cattolici del dissenso? La più curiosa è che questi speciali elettori siano anche invitati a preoccuparsi dell'ordine pubblico, di come prevenire i crimini o di come impedire i traslochi di capitale. Meglio non esporsi ai loro sarcasmi. Il loro diritto a non essere toccati dalla piovra di un suffragio troppo universale, questo era da rispettare. Qualcuno di loro può aver letto Dostoevskij, aver trovato modo di riflettere sulla vita e sulla morte, avere imparato pericolosamente a distinguere tra serietà e farsa, tra verità e impostura, come certi malati imparano dalla propria malattia, e certamente i più sensibili avranno visto questa concessione rivoluzionaria come una gaffe insolente di gente che, in un altro mondo, non può capire. ★ * La giustizia non è rispettata. Il suffragio li uguaglia agli altri cittadini. Ma se sono cittadini come gli altri, allora non dovrebbero viverne separati: come gli altri abbatte il muro. Di qui il nodo: come accordare protezione sociale (e giustizia classica) e assottigliamento delle barriere (e del loro carattere punitivo) intorno a chi è nemico delle leggi o ha versato il sangue? E' un nodo forte; in attesa di scioglierlo, facciamo un bel pacco di certificati elettorali e spediamoli nelle galere. Considerando prima di tutto l'innocente indiziato, o infibbiato in una sanzione che non merita, quest'uomo è ben più che uguale, è qualcosa di più di ogni altro. Avessero portato a Valpreda il certificato elettorale, quando era in carcere, valeva qualcosa? Aspettava, aspetta ancora, un atto di giustizia, non un pezzo di carta! Il centro di tutto è sempre la giustizia astratta; senza il senso della giustizia — che sarà in eterno nient'altro che discriminazione di colpa e innocenza — ci imbrattiamo subito di disumanità e di demenza. Questa legge tradisce la giustizia, perché fa partecipare alla creazione (si fa per dire: è un fiat molto relativo) del potere, alla volontà collettiva, a decisioni che riguardano tutti, proprio quelli che hanno rotto, in modi violenti o segreti, il patto sociale, le convenzioni di risparmiare l'avversario, il disarmo costituzionale, le leggi stabili della città, la vita e l'integrità delle persone. Hanno diritti sacri e inalienabili, come persone umane e come reclusi, ma dal voto si sono esclusi rigorosamente da sé, pungendo o trafiggendo con spiedi il corpo sociale, anzi scucendolo, a volte, « dall'ombelico alle mascelle ». Vediamo; di qualcuno conosciamo il curriculum. La norma fa votare, se non sbaglio, tutti i non giudicati ancora in primo grado e i non definitivamente condannati a perdere 1 diritti civili, cioè non passati per la Cassazione. Emergono nomi e ricordi... Sulla banda Cavallero la Cassazione si è già pronunciata? In caso contrario i tre voterebbero, e con loro non pochi altri angelici. Dovrebbero poter votare: Doretta Graneris e il suo amico — certo molto interessati a risolvere i problemi della famiglia —, Freda e Ventura, Mario Tuti, Sandro Saccucci, Vittorio Loi, Curdo e i brigatisti rossi (ma forse si rifiuteranno), il Vinci di Marsala, i rapitori di Gadolla e uccisori del fattorino di Genova, i lenti uccisori di Cristina Mazzoni, i massacratori delle due ragazze al Circeo (il latitante del gruppo voterà a Caracas), Invernizzi e Demichelis uccisori di Julia Calzoni, Leone e Jaquinta (la moglie del brigadiere Mascione stuprata, strangolata e pugnalata davanti alla sua bambina, un anno fa), Gianfranco Bertoli, Nico Azzi, il parricida di Modena Giuseppe Calò, gli indiziati della strage di Brescia, il prof. Fioroni, i condannati in primo grado per i tre bruciati di Primavalle, i padrini mafiosi che si trovino per caso in carcere, tutti gli autori di rapine con morti e feriti presi negli ultimi tempi, purché in regola con l'età (ahimé quanti diciassettenni esclusi!), tutti gli insanguinatori politici di asfalto individuati e non a piede libero, alcuni specialisti di armi improprie e di collocazione di esplosivi, un certo numero di trafficanti di droga (gente che versa il sangue in modo asciutto, ma versa il sangue) e di valuta, qualche stupratore di gruppo e omicida del sorpasso, qualche uccisore di compagni di carcere, tutti quelli che compiranno atti criminali, dalla sprangata alla strage, e saranno presi, da oggi al 20 giugno; basta che gli arrivi in tempo il certificato al nuovo indirizzo. Se qualche elettore libero, per compassione delle troppe vittime della nouvclle vague del crimine, o personalmente e indelebilmente toccato, si rifiutasse di dare il suo voto in un'elezione in cui possono votare uccisori e feritori e indiziati di uccisioni e di stragi, avrebbe torto? No, certamente no. E' una protesta ben motivata, bene intessuta di sensibilità e di giustizia, che capisco e che approvo. Chi non potrà votare? Oltre ai respinti in Cassazione, chi per recidività anche in un reato correzionale o altre complicazioni di casellario non riuscirà ad avere il certificato. Un assassino incensurato lo avrà, un piccolo pregiudicato no: ci sarà cosi un ulteriore sbilanciamento di giustizia in questa intricata ingiustizia. Il numero approssimativo dei votanti sarebbe di circa diciassettemila. * ★ La ragione non è rispettata. Se si vuole rieducare, non c'è nell'esercizio del voto proprio niente di educativo. Nella maggior parte dei votanti è quasi un riflesso automatico, uno sfogo, un'abitudine. C'è più pigrizia che attività mentale. Spero illuda pochi; come può illudere un pugno di disincantati, di ustionati dalla vita e di spegnitori d'illusioni? Interessa però al numero crescente di detenuti ai quali è stata iniettata politicina ultraista, e ai loro sostenitori esterni, in genere modesti negatori della giustizia astratta e della responsabilità morale. Di là venivano le più incalzanti richieste di concessione del voto: il legislativo scaduto non aveva nerbo riformatore, ma si è distinto in cedimenti intempestivi. Data la situazione delle carceri, santabarbare dove ogni tanto cade un fiammifero acceso, era ragionevole introdurre una miccia in più? E insediarci dei seggi volanti sui quali, fino all'ultimo, bisognerà vigilare con cento occhi per evitare ai loro componenti una esperienza di ostaggio? Ma se parecchie guardie dovranno garantire l'incolumità del seggio e sorvegliare la coda e le operazioni, qualche buco ci sarà in altri punti, e rinforzi esterni sarà difficile averne, con tutte le forze di polizia impegnate in una dura giornata elettorale. Abbiamo notizie della violenza e del pigiarsi nelle grandi giudiziarie, San Vittore, Poggioreale, Ucciardone, Regina Codi: era il caso di farne anche dei formicai elettorali, con migliaia di votanti? E' sensato aggravare senza stretta necessità il carico di un direttore che già governa come può? Stento a credere che potrà esserci una reale libertà di voto, con interi bracci e quarti di prigioni sotto controllo di padrini o di gruppi politicizzati. Per impedire il controllo delle cellule segrete sul voto, le urne non saranno scrutate sul posto, le schede subito versate nei seggi esterni; però contro le parole d'ordine dei capi, le intimidazioni, le propagande all'orecchio, la paura che qualcuno venga ugualmente a sapere, non ci sono accorgimenti. L'amministrazione penitenziaria, tra rivolte, tentate e riuscite evasioni, danni e penurie, s naviga nella tempesta da molto tempo. Come nella Chiesa, le vocazioni scarseggiano... Si spara anche, ogni tanto, per strada, ai suoi magistrati. Il legislativo morente ■— che non ha saputo dare alla nazione, alla medicina, una coerente e tempestiva legge sull'aborto — gli ha appioppato anche questo legato di penosa e rischiosa applicazione. No, la ragione non giubila. ★ ★ Sono stato contrario al voto ai diciottenni, che mi sembrava un semplice atto di vampirismo senile dei partiti; sono profondamente contrario al voto ai detenuti per i motivi di umanità, di giustizia e di buon senso civile che ho cercato di dire. Ma so che detenuto è un'astrazione, che soltanto l'uomo esiste, e il detenuto è più di ogni altro un unicum individuale, da vedere solo, da non mettere in nessun sacco. Quel che non posso assolutamente perdonare a molti ora in carcere sono le offese inflitte alle persone, alla fragile carne, le violenze, le crudeltà, le lacrime, l'immondo uso del fuoco; perciò voglio che la colpa resti colpa, che non ci siano confusioni tra chi dà il colpo e chi lo subisce, tra l'aggressore e la vittima. Poi ci sono le infinite complicazioni dei casi umani, in cui brancichiamo. Guido Ceronetti

Luoghi citati: Brescia, Caracas, Genova, Italia, Marsala, Modena