La ragazza ferita a morte pregava: "Voglio vivere,.

La ragazza ferita a morte pregava: "Voglio vivere,. Lo spietato delitto nel bosco di Brescia La ragazza ferita a morte pregava: "Voglio vivere,. Come la diciottenne fu uccisa - Uno dei due giovani "fermati" ha confessato e accusa il complice: "E' stato lui a sparare" (Dal nostro corrispondente) Brescia, 20 maggio. La polizia continua ad inda| gare sull'uccisione di Eleonora Marinoni, 18 anni, di Brescia, la ragazza di vita il cui cadavere è stato trovato domenica nel bosco di Capriano del Colle, a pochi chilometri dalla città, da un gruppo di ragazzini. Il principale indi- ziat0 è un ragazz0 di i7 anni e mezzo, Giancarlo Ciceri, detto «Gallo». Poi c'è un suo amico che lo accusa spietatamente: si tratta del ventunenne Angelo Martini, bresciano. I due giovani sono in stato di fermo, indiziati per concorso in omicidio mentre per maltrattamenti, violenza carnale e detenzione di armi, si trovano in carcere Daniele Santini, 22 anni, amico di Ciceri; Giulio Pascolin, 19 anni, e Sergio Marino, 21 anni, di Adro, sobborgo di Brescia. Appartengono tutti al «giro» della ragazza. Secondo la confessione resa da Angelo Martini, la morte di Eleonora Marinoni (che ri lo di Milano nel marzo scorso da due sanbabilini, Fabrizio Demichelis e Giorgio Invernizzi sarebbe avvenuta così: , il Martini ha detto che mer coledì scorso mentre si aggi1 rava ^ una via marmata di 1 Brescia, incontrava l'amico : cjceri Dopo essere entrati in un .. . , „ . . f j ^.Jjdue ?.e?Ìde.La,n.° fLrf \ «500», in piazza della Vittoria incontravano la Marinoni, della quale pare che il Ciceri fosse stato l'amico ed anche, per qualche tempo, lo sfruttatore. I due giovani invitano Nora a salire sulla vettura e raggiungono il bosco di Capriano del Celle. S'inoltrano con la macchina negli anfratti, fermano la «500» e scendono. Secondo Martini, ad un certo momento «Gallo» chiede a Nora di «bucarlo», di praticargli — cioè — una iniezione di droga. La ragazza rifiuta: «Lo sai che non lo faccio più». In effetti, Nora si era sottoposta ad una cura disintossicante alcune settimane fa. Allora Ciceri estrae di tasca una piccola pistola calibro 7,65 munita di proiettili lunghi ed a piombo cosiddetto «dolce». Comincia a sparare qua e là contro gli alberi, verso una piccola baita, e non pare che abbia intenzioni diverse da quella di fare un'esibizione di tiro a segno. Ma, ad un certo momento, Nora s'irrigidisce, porta una mano al petto: è colpita. Il proiettile l'ha raggiunta all'emitorace sinistro. Anche Martini rimane ferito, sia pure di striscio (infatti, al momento del «fermo», recava un vistoso cerotto su un braccio). A questo punto non è chiaro se Ciceri volesse effettivamente colpire Nora o se, invece, un proiettile di striscio abbia dato origine al tramutarsi della bravata in tragedia. Nora, urlando, supplica «Gallo» di lasciarla vivere: «Ti voglio ancora bene, lasciami stare». Lo sparatore, però, sembra ormai non capire più nulla. Vede il sangue allargarsi sulla camicetta di Nora, teme le gravi conseguenze del suo gesto e, malgrado i tentativi di Martini d'indurlo a desistere, non ne vuole sapere. Anzi — sempre a detta dell'amico — si fa dare da lui altri proiettili che teneva in una scatoletta nell'auto. Il Martini — che, terrorizzato, si rifugia sulla «500» mentre «Gallo» rimane accanto a Nora — dirà più tardi di avere sentito ancora tre colpi di pistola. Infatti, la ragazza risulta colpita da altre due rivoltellate alla schiena e poi — secondo i risultati della necroscopia e delle indagini — voltata dalla posizione bocconi a quella supina, colpita ad una tempia come per il colpo di grazia. Martini e «Gallo» risalgono in auto; lo sparatore intima all'amico di non parlare, pena il rischio di fare la stessa fine di Nora. Tornano a Brescia e si dividono. Il cadavere della ragazza rimane abbandonato nel bosco da mercoledì a domenica, quando quattro ragazzi lo ritrovano per caso. Scattano le indagini. Carabinieri e polizia non hanno difficoltà a ricostruire il giro della sventurata ragazza, che frequentava un bar nei pressi della stazione ferroviaria. Convocano in questura Danila Gibsrt, detta Daniella, amica intima della diciottenne e con la quale divideva una camera in un albergo di Brescia. I nomi di Martini e di Ciceri vengono ripetutamente a galla sia dalla deposizione di Daniela, sia da altre testimonianze. Il cerchio si restringe, gli interrogatori incalzano nella notte e, finalmente, Martini cede e ricostruisce l'episodio rovesciandone tutta la responsabilità su Ciceri. Ma «Gallo», fino a questo momento, non ha fatto ammissioni; ha cercato di sviare le indagini addossandosi le colpe minori; ha confermato cioè lo sfruttamento della prostituzione e la detenzione di armi ma sull'uccisione di Eleonora Marinoni ha dichiarato di non volerne sentir parlare. Stasera, a tarda ora, si è appreso che il pubblico ministero ha confermato nei confronti di Martini e Ciceri il fermo giudiziario per indizi di concorso in omicidio. m. v.

Luoghi citati: Adro, Brescia, Capriano Del Colle, Milano