Cisgiordania: scontri tra israeliani e arabi di Igor Man

Cisgiordania: scontri tra israeliani e arabi Continua la "guerra dei nervi,, Cisgiordania: scontri tra israeliani e arabi (Dal nostro inviato speciale) Gerusalemme, 15 maggio. Tensione nei territori occupati dopo le manifestazioni popolari di stamani a Nablus e a {enin. Il coprifuoco è stato imposto nella « casbah » di Nablus e a Jenin. I soldati israeliani hanno sparato contro la folla dei dimostranti a Jenin: un giovane arabo palestinese è rimasto ferito. Nei giorni scorsi erano circolati in Cisgiordania volantini che incitavano allo sciopero generale per oggi: il 15 maggio, secondo il calendario gregoriano, cade il 28° anniversario della proclamazione dello Stato d'Israele. (Fedeli al calendario lunare ebraico, gli israeliani hanno, invece, celebrato la festa dell'indipendenza il giorno 5). Per prevenire disordini, le truppe israeliano erano state poste « all'erta » in tutta la Cisgiordania ed era stato rinforzato il dispositivo di sicurezza. Il governatore militare aveva ammonito i sindaci delle varie località a non gettare olio sul fuoco, pena gravi sanzioni. Nei giorni scorsi e ancora ieri erano stati compiuti numerosi arresti « a scopo preventivo »; sono così finiti in galera diversi palestinesi schedati dalle autorità israeliane come « agitatori », tutta gente che non nasconde le sue simpatie per POIp, per il partito comunista, per il partito Baas di obbedienza siriana. Stamani, nonostante le «misure preventive», centinaia di giovani palestinesi sono scesi in piazza a Nablus e a Jenin. Gridavano « Falastin, Folastin » (Palestina, Palestina) e « No agli insediamenti ebraici nelle nostre terre ». Hanno alzato barricate, hanno incendiato mucchi di grossi pneumatici di autocarro. Quando i soldati hanno cercato di disperderli, i giovani hanno risposto bombardandoli di pietre e di insulti. Ad un certo momento la truppa ha sparato. C'è stato, a quanto se ne sa, solo un ferito, ma vien fatto di domandarsi perché i soldati, invece di sparare con i fucili, non abbiano impiegato le bombe lacrimogene. Forse perché gli ufficiali hanno i nervi fragili? Comunque sia, a prescindere da ogni considerazione di carattere morale, è certo che ancora una volta è stato commesso un grave errore. Ogni proiettile che viene sparato nei territori occupati contro i manifestanti è una nuova iniezione di odio. La repressione paga, e fino ad un certo punto, sul piano dell'ordine pubblico, ma non a livello politico. A Nablus, a Jenin, a Tulkaren e a Qualgiliyr tutti i negozi sono chiusi in segno di protesta. I soldati sono intervenuti andando a cercare, casa per casa, i proprietari, costringendoli poi a riaprire i loro magazzini. A Kolholh e Hebron le scuole sono rimaste deserte, perché gli studenti non hanno raggiunto le aule. In serata il coprifuoco è stato tolto a Jenin; rimane in vigore a Nablus, il più grosso centro abitato della regione. Sia a Nablus che a Jenin, il coprifuoco era già stato imposto, per quattro giorni, al principio di questo mese, quando, in occasione del 1° maggio, si erano avute violente manifestazioni di protesta antisraelianc. E' dal febbraio scorso che ricorrono moti in Cisgiordania. Sette dimostranti palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri con reparti dell'esercito israeliano. Le dimostrazioni sono continuate anche dopo le elezioni comunali del 12 aprile. Come si ricorderà, le elezioni sono state vinte dai palestinesi « nazionalisti », da quello che si può ben definire il « Movimento di resistenza alla occupazione israeliana ». I vecchi notabili, i fedeli di re Hussein, i « collaborazionisti » sono stati pressoché spazzati via dalla scena politica. Sui 205 membri dei consigli municipali eletti il 12 aprile, 148 sono « uomini nuovi »: sindacalisti, intellettuali, insegnanti, medici, ingegneri. Lo scenario è cambiato; dopo nove anni di occupazione relativamente tranquilla, nei territori occupati la temperatura si è alzata. Tutti hanno voltato le spalle a Hussein e affermano apertamente di riconoscere come « unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese » l'Olp (l'Organizzazione per la liberazione della Palestina) presieduta da Yasser Arafat. Igor Man

Persone citate: Yasser Arafat