A sinistra ma non troppo

A sinistra ma non troppoA sinistra ma non troppo essere e non può essere, come avvertono gli stessi estensori del rapporto, un tentativo di prevedere l'esito delle elezioni. E' stato condotto pochi giorni prima che le Camere fossero sciolte, intervistando mille italiani con diritto al voto: per quanto scelti abilmente come «campione» rappresentativo, sono pochi in confronto a 35 milioni di elettori. Tra le risposte, si nota una percentuale a^sai rilevante di «non so», che possono essere attribuiti a imbarazzo, a diffidenza, persino a pigrizia, ma che in molti casi nascono da una reale incertezza; e l'esito della consultazione sarà deciso in larga misura proprio dalle scelte che gli elettori irresoluti faranno all'ultima ora. Le tabelle pubblicate qui accanto sono interessanti, e anche importanti, per tre motivi che non hanno nulla a che fare con le profezie. Esse offrono una prima indicazione attendibile sugli orientamenti che prevalgono nell'elettorato mentre incomincia la battaglia elettorale. Consentono di avere un quadro abbastanza preciso delle opinioni, tendenze e inquietudini degli elettori, divisi per grandi gruppi sociali e vaste aree geografiche. Confermano che la « questione comunista » è il problema centrale del 20 giugno, e lasciano intuire alcune risposte collettive agl'interrogativi ch'esso pone. Ma dimostrano pure che il prossimo voto non sarà un referendum prò o contro il pei, e che il momento post-elettorale rimane aperto a diverse soluzioni. Le risposte alla quinta e ul- sembrano confermare quello che tutti pensano, sperano o temono: oltre due terzi degli interrogati prevedono che il pei guadagnerà voti, e nell'ipotesi meno favorevole si attesterà sui risultati dello scorso giugno; che la de perderà altri consensi, o comunque non riconquisterà gli elettori che nel 1975 l'hanno abbandonata. Sarebbe tuttavia una grave imprudenza dedurre, da queste previsioni, che la vittoria del pei e la sconfitta della de siano ormai sicure. Le risposte alla terza e alla quarta domanda dimostrano infatti che la diffidenza verso il partito comunista, e quindi le resistenze psicologiche e politiche alla sua avanzata, sono molto forti. L'« eurocomunismo » di Berlinguer trova un certo credito in una parte dell'elettorato laico, democristiano e addirittura missino (si veda la tabella 3). Ma i più pensano, o sospettano, che il pei non sia diverso dai partiti fratelli dell'Europa orientale e che, se andasse al governo, si comporterebbe allo stesso modo; e quest'opinione è condivisa non soltanto da un buon quarto (o forse metà) degli elettori socialisti, ma persino da un certo numero d'interrogati che dichiarano di votare comunista. C'è di più: come appare dalla tabella 3-bis, un terzo degli elettori favorevoli all'ingresso del pei nel governo, come miglior soluzione dei problemi italiani o come minore dei mali, non sono del tutto sicuri che i comunisti di casa nostra abbiano davvero rinnegato i modelli dell'Est. Accetterebbero il rischio, forse; ma condividendo il timore tanto diffuso che il pei una volta entrato nell'area del potere, finirebbe per rimanere al governo da solo, e quindi per imporre un « regime ». Solo 34 interrogati su 100, come indicano le risposte alla quarta domanda, hanno fiducia che il pei rinuncerebbe a far prevalere comunque la propria egemonia, accettando di « stare al governo con altri partiti»; e tra questi ottimisti gli elettori democristiani rappresentano una pattuglia ancor più esigua di quella missina. Come credere, leggendo simili dati, che la de possa accettare il « compromesso storico »? L'alleanza con i comunisti non provocherebbe la scissione del partito e una massiccia fuga di elettori? Eppure, nonostante queste riserve, le due coalizioni più spesso indicate dai mille interlocutori della Doxa come «adatte a formare un governo stabile, che operi nell'interesse di tutti gli italiani », prevedono la partecipazione del pei al governo; e la formula del « compromesso storico » prevale (con oltre il 20 per cento) sull'« alternativa di sinistra » (oltre 18 per cento). Tutte le altre coalizioni possibili incontrano minor favore: il centro-sinistra è sceso al terzo posto (17%) superando di misura l'alleanza centrista degli Anni 50; e l'ipotesi della « grande destra », con l'accordo tra democristiani e missini, appare decisamente impopolare e fuori gioco: non la scelgono neppure tutti gli elettori del msi. Dobbiamo interpretare i dati raccolti nella prima tabella ce me un'indicazione che la svolta a sinistra e l'accesso dei comunisti al governo saranno prevedibilmente imposti dal voto, o almeno rispondono a una limpida tendenza dell'elettorato? Un esame attento delle cifre sconsiglia di ritenere inevitabili queste conclusioni. Facendo le somme delle preferenze espresse, si constata che gli intervistati contrari alla presenza del pei nel governo prevalgono, sia pure di stretta misura, su quelli favorevoli. E soprattutto si deve tener conto che un quinto dei consultati hanno risposto «non so»: un'incertezza che, a giudizio degli specialisti, può nascondere oggi un'inclinazione non dichiarata verso destra piuttosto che verso sinistra. Quest'interpretazione, ragio¬ ,per molti dei giovani e giovanissimi ancora incerti: i dati elaborati dalla Doxa confermano che tra gli elettori sotto i 34 anni i partiti di sinistra, dal psi al pdup, raccoglieranno una messe abbondante di suffragi; ch'essi temono meno le incognite d'un governo con i comunisti; che non guardano con nostalgia al centro-sinistra. Il primo sondaggio elettorale rende dunque ancor più verosimile, se non certa, l'ipotesi che dal voto della generazione tra i 18 e i 25 anni uscirà una Camera più a sinistra del Senato, con parecchi rischi d'instabilità governativa e di paralisi legislativa. Non sorprende che, ancora una volta, gli anziani si dimostrino più conservatori dei giovani, o che il Nord appara più a sinistra del Sud; invece può stupire, per esempio, che gli elettori con istruzione medioinferiore sembrino preferire un governo di centro al centro-sinistra, rovesciando il giudizio dei gruppi con istruzione superiore, in cui molti vedono la roccaforte della destra... Ma il 20 giugno è ancora lontano. L'unica deduzione certa dal primo sondaggio sembra questa: che se anche il pei risultasse, di misura, il primo partito, rimarrebbe un largo spazio per coalizioni governative tra forze politiche diverse. Carlo Casa legno

Persone citate: Berlinguer, Carlo Casa