Meno modelli per sopravvivere di Piero Casucci

Meno modelli per sopravvivere Una proposta degli inglesi Meno modelli per sopravvivere Si vorrebbe creare una specie di super-industria nazionale, fortemente razionalizzata (Nostro servizio particolare) Londra, 14 maggio. E' possibile che la Ford inglese, la Vauxhall, la Chrysler-U.K. e la British Leyland formino, in un prossimo futuro, un organismo integrato che potrebbe prendere il nome di National Motor Industry? Inaspettatamente una proposta come questa è stata formulata nei giorni scorsi dai sindacati britannici e vuol essere una risposta sia al « libro bianco » pubblicato recentemente dal governo sullo stato dell'industria automobilistica sia ad uno studio effettuato a cura del Central Policy Review Staff con il quale si esprimevano giudizi severi sul modo attuale di costruire le automobili in Inghilterra. Riferendosi in particolare a quest'ultimo, i sindacati ritengono che esso sia il documento più ingannevole pubblicato a tutt'oggi. Secondo i sindacati l'integrazione fra le quattro maggiori fabbriche di automobili del Paese consentirebbe una produzione annuale di 2 milioni e mezzo di unità, purché il numero dei modelli attualmente costruiti venga ridotto della metà. I sindacati | riconoscono, tuttavia, che non servirebbe a nulla produrre tale quantitativo di vetture senza, in pari tempo, effettuare un grande sforzo sul piano delle esportazioni. Ciò non è ora possibile perché, a loro avviso, la British Leyland è incapace da sola di portare a termine un programma del genere che, d'altra parte, per quanto le riguarda, viene ostacolato dalle tre fabbriche a capitale americano, cioè la Chrysler-U.K., la Ford e la Vauxhall, quest'ultima appartenente alla General Motors. Chrysler, Ford e Vauxhall, in altri termini, si preoccuperebbero di non danneggiare le altre loro filiazioni europee che operano in Francia e Germania. I sindacati inglesi ritengono che qualora tutto il potenziale costruttivo fosse concentrato in un unico organismo la prospettiva cambierebbe. Esso sarebbe in grado di attivare una grande rete commerciale mondiale e di soddisfare la crescente richiesta di automobili da parte dei Paesi in via di sviluppo e ciò sia attraverso l'esportazione diretta sia mediante accordi di collaborazione. Ford e Vauxhall, sostengono i sindacati, non potrebbero rifiutarsi di aderire a questa iniziativa perché, a lungo andare, rischiano di trovarsi in una situazione difficile per il fatto di non ricevere aiuti dallo Stato, mentre British Leyland e Chrysler-U.K. sono già sovvenzionate da esso. Infatti, al momento in cui il governo britannico decise d'intervenire a favore della British Leyland e, più recentemente, della Chrysler-U.K. furono in molti a chiedersi se era giusto che Ford e Vauxhall non ricevessero alcun aiuto. In realtà, la situazione dell'industria automobilistica inglese e, in particolare, della British Leyland, è molto precaria. Non più tardi di una settimana fa il direttore di quest'ultima ha rivolto un accorato appello alle maestranze affinché pongano fine alla catena di scioperi che travagliano il gruppo da anni. Gli ultimi, ha detto Derek Whittaker, hanno avuto effetti «disastrosi». Hanno procurato più danno delle dispute, manifestatesi lo scorso novembre, sfociate poi in un intervento di lord Ryder, capo del National Enterprise Board, il quale minacciò la British Leyland che se gli scioperi non avessero avuto termine il governo avrebbe probabilmente cessato d'intervenire con i massicci aiuti in denaro promessi. Se la situazione non verrà ristabilita, ha aggiunto Whittaker, migliaia di operai dovranno essere licenziati. Per certo, le inarrestabili tensioni sociali, peculiari della British Leyland, hanno fatto slittare di molti mesi il raggiungimento della cosiddetta « Break even position », cioè del punto di equilibrio fra costi e ricavi. La British Leyland, che puntava ad una penetrazione sui mercato interno del 35%, è ferma al 27-28%. Negli ultimi 7 mesi ha prodotto 60.000 automobili in meno delle previste per un valore di 120 milioni di sterline al prezzo di vendita. Trentamila delle 60.000 automobili costruite in meno sono andate perdute nei soli mesi di marzo e aprile. Piero Casucci

Persone citate: Derek Whittaker, Ryder, Whittaker

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Londra