Sospetti sui quattro miliardi spesi durante l'Anno Santo

Sospetti sui quattro miliardi spesi durante l'Anno Santo Indagine "morale" (poi, forse, giudiziaria) Sospetti sui quattro miliardi spesi durante l'Anno Santo Roma. 13 maggio. Società fantasma, personaggi inesistenti, fondi destinati a iniziative mai realizzate, omissioni, leggerezze, strane «coincidenze»: sono gli ingredienti di un balletto di tre miliardi e mezzo, quanti la Regione Lazio nel settembre '74 stanziò per l'Anno Santo «per promuovere opere di pubblica utilità, iniziative turistiche, culturali, sociali». La denuncia sull'iter compiuto da questo denaro — «con un risultato del tutto infruttuoso per la collettività, che ha pagato» — è stata fatta oggi dal «Gruppo ambiente», formato da tecnici, ricercatori, giuristi. Il pretore Gianfranco Amendola ha condotto il pubblico processo, «in senso morale e politico, non ancora giudiziario». Ha anche annunziato che la magistratura si sta interessando alla vicenda, e che la Regione Lazio ha insediato una commissione d'inchiesta. «C'è in sala l'ex assessore regionale a! Turismo, l'onorevole Gaibisso, democristiano?» ha domandato Amendola. E poi ha proseguito leggendo una lunga sfilza di nomi, quelli delle persone chiamate in causa nel rapporto. Nessuno ha risposto. Protagoniste della scena sono rimaste le date, le cifre, le delibere relative alla storia di questi miliardi. La prima irregolarità: la spartizione della somma avvenne senza il controllo e l'approvazione del consiglio regionale; i fondi in concreto vennero gestiti dall'assessore al Turismo, che gratificò ampiamente l'ente provinciale per il turismo di Roma e di Viterbo, l'azienda autonoma di soggiorno di Civitavecchia; questi enti hanno disposto per un certo periodo di una massa di milioni, ma non c'è traccia nei loro rendiconti degli interessi bancari o non bancari relativi. Dépliants per itinerari turistici alternativi: la giunta stanzia 112 milioni di lire per un milione di copie. L'A.a.s.t. di Civitavecchia spende invece 173 milioni per stamparne 750 mila. Alla fine vengono consegnati 20 mila dépliants, tra il dicembre '75 e il febbraio '76, ad Anno Santo già finito insomma. In questo capitolo rientrano 5 milioni versati, per traduzioni e bozzetti, allo «Studio Laser», via degli Olmi 81, a tale Sebastiano Celi: questo «studio» non esiste, né in via degli Olmi, né sui registri del tribunale di Roma e della Camera di commercio. Documentari propagandistici, per una spesa di 252 milioni, vengono decisi dalla giunta. L'assessore scavalca la legge e l'Istituto nazionale Luce, sollecita l'A.a.s.t. di Civitavecchia a prendere contatto con la società «Solaris» di Roma, cui viene affidata la commissione. Il materiale verrà consegnato a Giubileo finito. Questa «Solaris» s'intreccia con un'altra società, la «Rama cinematografica» che s'ag. giudica quasi 45 milioni per realizzare cortometraggi turistici: le due società hanno nome diverso ma lo stesso indirizzo, via Campo Marzio 2, dove esiste però un'unica cassetta delle lettere; sono composte da persone diverse, che risultano poi o sposate, o coabitanti. Non basta. 820 milioni vengono spesi per manifestazioni artistiche. Fra i beneficiari: il press agent Morazzani 80 milioni; la «Ugoletta d'oro d'Italia» 11 milioni; comitato organizzatore mostra Mino Maccari 20 milioni; Fiorenzo Fiorentini 24 milioni. 1. m.

Persone citate: Amendola, Fiorenzo Fiorentini, Gaibisso, Gianfranco Amendola, Mino Maccari, Rama, Sebastiano Celi, Solaris