Inizia il processo per il sequestro Getty liberato dopo la mutilazione d'un orecchio di Silvana Mazzocchi

Inizia il processo per il sequestro Getty liberato dopo la mutilazione d'un orecchio Oggi gli imputati davanti ai giudici del tribunale di Lagonegro Inizia il processo per il sequestro Getty liberato dopo la mutilazione d'un orecchio Diciassette gli imputati, fra cui Girolamo Piromalli e Saverio Mammoliti, quest'ultimo ritenuto l'esecutore materiale del rapimento - Il sequestro durò dal 10 luglio al 10 novembre 1973 - Per il riscatto sborsato un miliardo e mezzo (Dal nostro inviato speciale) I Lagonegro, 11 maggio, (Paul Getty III ha ora vent'anni. Nel 1973, quando ne aveva appena diciassette, i suoi rapitori, dopo quattro mesi di prigionia, gli tagliarono l'orecchio destro e lo spedirono per posta in un sacchetto di nylon alla redazione di un quotidiano romano. Il mese successivo, dopo il pagamento di un riscatto di un miliardo e settecento milioni, Paul Getty junior fu rilasciato sull'Autostrada del Sole, nei pressi di Lagonegro, un paesino di collina in provincia di Potenza. La magistratura della zona condusse per competenza l'istruttoria. Domani avrà inizio, in corte d'assise, il processo ai dodici presunti rapitori del «ragazzo tutto d'oro». Sul banco degli imputati compariranno i più bei nomi della mafia calabrese: Girolamo Piromalli, detto «don Momo», Vincenzo e Pasquale Mammoliti, della famiglia più «nota» della zona del Lametino, Antonio Mancuso, Domenico Barbino, Giuseppe Lamanna, Antonio Femia, Pie- tro Selli e Domenico Lento, coinvolto l'estate scorsa nel rapimento dell'armatore romano Giuseppe D'Amico. Uno dei principali imputati, Saverio Mammoliti (ritenuto dagl'inquirenti il vero esecutore del sequestro Getty), è latitante. Alla macchia sono anche Benito Adolfo e Maurizio Fabiani. Antonio Macri, un altro grande «boss» della mafia calabrese, già rinviato a giudizio, è morto il 20 gennaio scorso. Per tutti l'accusa prevede una lunga serie di reati: dal sequestro di persona all'associazione per delinquere, alle lesioni gravissime, alla detenzione e spaccio di stupefacenti, al porto d'armi abusivo. L'aggravante di aver diretto l'associazione a delinquere è attribuita a Girolamo Piromalli, descritto nell'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Matteo Casale come «ideatore e organizzatore» del rapimento. Saverio Mammoliti è invece ritenuto «l'organizzatore a livello esecutivo delle attività criminose, con compiti di collega- mento tra il primo e tutti i subordinati». A questo processo è stato connesso quello a carico di Saverio, Pasquale e Vincenzo Mammoliti, Giuseppe Lamanna, Domenico Barbino e Antonio Femia per traffico di stupefacenti scoperto a Roma nel marzo del '73. La storia di quello che fu il primo di una lunga serie di clamorosi sequestri di persona che sarebbero dovuti avvenire negli anni successivi ebbe inizio nel luglio del 1973. Paul Getty III, nipote del Paul Getty senior che vive a Londra e che viene ritenuto uno degli uomini più ricchi del mondo, scomparve il 10 di quel mese. Il ragazzo, diciassettenne, abitava nel centro storico, frequentava Campo dei Fiori e il mondo degli emarginati di lusso e degli hippies fasulli da mezzo milione al mese di rendita. Aveva un flirt con una giovane modella inglese. Tre giorni dopo la sua sparizione, la madre Gail Harris, una bella donna bionda sulla quarantina, denunziò alla squadra mobile il rapimento dei figlio. Aveva ricevuto da lui due lettere nelle quali il giovane Paul la pregava di convincere il padre e soprattutto il ricco nonno a soddisfare le richieste dei banditi. Trascorsero alcune settimane. Gail Harris sembrava preoccupata, ma non disperata. Paul Getty senior, che aveva inviato a Roma un suo fedele collaboratore, Chase James Fletcher, si dimostrò restio a pagare. I rapitori del resto avevano cominciato con il chiedere una cifra enorme: dieci miliardi. I mesi passavano senza novità. Vennero interrogati i disordinati amici del «giovane d'oro». Le loro risposte evasive indussero persino a pensare che il rapi mento fosse simulato e che Paul Getty junior l'avesse organizzato per estorcere danaro al suo ricco, ma parsimonioso nonno. I) 10 novembre però ecco arriva .-e il macabro pacchetto contenente l'orecchio del giovane. Le esitazioni di Getty --enior si sciolsero e il vecchio Mgnore cedette. Cha felstndSBm j se Fletcher trattò per il paga | m« r,to del riscatto e l'accordo Paulj fu raggiunto per un miliardo e settecento milioni. Secondo le indicazioni dei banditi, la somma venne consegnata in tre sacchi contenenti banconote da 10, 50 e 100 mila lire e depositati sull'Autostrada del Sole, presso il confine tra la Basilicata e la Calabria. Finalmente il 12 dicembre, proprio nella stessa zona nella quale era stato pagato il riscatto, venne rilasciato Paul Getty, privo di un orecchio, ma vivo. L'inchiesta fu lunga. Dopo qualche mese, durante una serie di perquisizioni, vennero ritrovate alcune banconote «sporche» nella casa dei Mammoliti e una fu rinvenuta nella villetta di don Momo Piromalli a Gioia Tauro. Piromalli negò tutto. «Mi sequestrarono del danaro — disse don Momo durante un'intervista, quest'estate quando era ancora in libertà (in quanto gli era stata provvisoriamente concessa a causa di una gamba malata) — ma non mi concessero di prendere i numeri di serie di quelle banconote. Ho i testimoni. Dopo settantadue giorni vennero ad arrestarmi perché sostennero che quello che mi presero era danaro sporco. Ma dico, fosse stato vero, li avrei aspettati a casa mia per tanto tempo?» Tutti gli imputati si dichiarano innocenti, naturalmente. Domani in corte d'assise saranno difesi da famosi penalisti. E' prevedibile che già dalle prime udienze ci sarà battaglia a colpi di eccezioni procedurali. Silvana Mazzocchi