Il Friuli amministrerà i fondi per ricostruire

Il Friuli amministrerà i fondi per ricostruire L'ha chiesto la Regione, il governo d'accordo Il Friuli amministrerà i fondi per ricostruire La scelta è anche un frutto della lezione del Belice - Le prime, crude cifre: 10.537 case "completamente distrutte"; 7820 "gravemente danneggiate" (ma si tratta d'un con- ) - Alle abitazioni s'aggiungono edifìci pubblici, ospedali teggio sui "numeri civici" Roma, 10 maggio. «I danni nel Friuli sono così spaventosi da far tremare»: così dice il ministero dei Lavori Pubblici. «Occorrerà qualche migliaio di miliardi per ricostruire. Ma, lo ripetiamo, vogliamo amministrarli da noi»: così dice la sede romana della Regione Friuli-Ve. nezia Giulia. Partiamo da queste crude valutazioni che, per ora, non sono traducibili in cifre tranne quelle che riguardano, sommariamente, le case colpite dal terremoto. Sinora ne hanno registrato 10.537 «completamente distrutte»; 7820 «gravemente danneggiate»; 5211 «lievemente danneggiate». Si tratta, però, di un primo conteggio basato soltanto sui «numeri civici» (le targhe esterne che numerano gli edifici) e che non comprende, quindi, il numero degli alloggi e dei vani disintegrati o danneggiati. Poi, gli edifici pubblici, le scuole, gli ospedali, le strade, i ponti, le ferrovie, gli acquedotti, le fognature, le linee elettriche, telefoniche, telegrafiche eccetera. E' un quadro desolante che imporrà al Consiglio dei ministri l'immediato varo di una legge speciale per il Friuli, sotto forma di decreto-legge. Quando sarà approvato questo provvedimento? Domani o dopodomani, secondo alcuni; «entro i prossimi giorni», secondo il ministro Toros (friulano), venuto stasera a Roma con il commissario speciale Zamberletti per partecipare a una riunione interministeriale presieduta a Falazzo Chigi da Moro per «mettere a punto» le misure. Diciamo subito che la scelta politica (o « filosofia ») per gli interventi straordinari è quella di far amministrare i fondi alle Province e ai Comuni, attraverso «l'imbuto» della Regione, come hanno chiesto i friulani che si fidano soprattutto di se stessi. E' il principio accolto da Cossiga, che ha dato assicurazioni pubbliche ieri, e previsto dalla legge del '70 sulle calamità. La lezione del Belice sembra dare il primo frutto. Nella immensa sciagura il Friuli non soffrirà gli scandali, gli errori, gli sperperi, i vergognosi ritardi e gli estetismi degli «assi attrezzati» che provocarono la giusta battaglia dei siciliani del Belice. I friulani hanno già una garanzia: un fonogramma ha preannunciato stamane alla giunta del Friuli-Venezia Giulia che la presidenza del Consiglio «non si opporrà all'ulteriore corso» della legge regionale, approvata l'8 maggio, in cui si stanziano dieci miliardi per gli interventi straordinari. Il provvedimento regionale stabilisce, all'articolo 1, che al «fondo di solidarietà per gl'interventi conseguenti agli eventi tellurici affluiranno le assegnazioni dello Stato, della Regione, di altri enti, di associazioni e di privati». Ne consegue — dicono gli esponenti regionali — che quasi tutti gli stanziamenti (tranne quelli di stretta competenza statale) dovranno essere gestiti da noi. «Chiediamo sempre e solo che ci facciano gestire da soli la nostra ricostruzione, aiutandoci per¬ ché abbiamo bisogno di tutto. Ma ci lascino fare senza intralci burocratici, senza supervisori. Noi siamo un po' di stampo biellese: ai soldi ci guardiamo, li spendiamo con cura. Nel Friuli le famiglie risparmiano ancora». E' probabile che i sinistrati riceveranno i contributi per riedificare o riparare le loro case. Qualcuno aggiunge, con amara ironia, che «nessuna regione, nella sfortuna, ha avuto la fortuna di un terremoto quaranta giorni prima delle elezioni sicché, sino al 20 giugno, tutti gl'interventi statali saranno meticolosi e accurati». Ma è più una battuta, uno sfogo, che non un giudizio convinto. Stamane il ministro Gullotti ha presieduto ai Lavori Pubblici una lunga riunione preparatoria dell'in- i contro serale con Moro. Ce- rano tecnici ed esperti, come I il professor Travaglini, che presiede il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, il capo di gabinetto professor Torregrossa, il direttore generale dell'Anas. Cossiga, riecheggiando il desiderio dei friulani, ha detto di preferire le tendopoli alle baracche. Ai Lavori Pubblici si è d'accordo, purché la permanenza nelle tende sia breve, cioè al massimo si concluda entro settembre, quando nel Friuli, in Carnia cadrà la prima neve. Le baraccopoli sono da tutti scartate, ma occorrerà requisire alberghi e case abitabili perché entro l'autunno la ricostruzione non potrà essere terminata. Secondo i Lavori Pubblici, ,gli abitati dovrebbero essere j ricostruiti in loco dovunque I sia possibile. Dove la situazio-1 ne geologica o di altra natura I non permetterà la ricostruzio- ! ne, occorrerà «spianare» e costruire nell'ambito dello stesso Comune. Se questi sono gli orientamenti tecnici a Roma, anche ai Lavori Pubblici si concorda sulla necessità che la gestione dei fondi sia affidata ai Comuni e alle Province, attraverso la Regione. «Questo non significa — dicono — che gli organi centrali non abbiano più funzioni tecniche e di programmazione». «Per favore, grazie dell'aiuto tecnico, che accettiamo, però lasciateci amministrare direttamente gli stanziamenti. Del resto il Friuli-Venezia Giulia ha dimostrato di saperlo fare», rispondono i rappresentanti regionali. Da Avezza- no (1915) al Belice (1968), le prove date dalla burocrazia dopo i terremoti giustificano ampiamente tanta preoccupa zione. Lamberto Fumo

Persone citate: Cossiga, Gullotti, Lamberto Fumo, Moro, Toros, Torregrossa, Travaglini, Zamberletti