A Cortina è bruciato un albergo quattro i morti: è un attentato? di Giuliano Marchesini

A Cortina è bruciato un albergo quattro i morti: è un attentato? Tragedia nella notte nel famoso Hotel "De la Poste,, A Cortina è bruciato un albergo quattro i morti: è un attentato? Due delle vittime sono rimaste soffocate dal fumo, le altre si sono lanciate nel vuoto - Otto feriti - Terrore tra gli ospiti - Due esplosioni hanno preceduto l'incendio - Telefonata a un giornale milanese rivendica l'attentato ai fascisti di " Ordine nuovo " - Un mese fa le fiamme distrussero un altro albergo, sei morti (Dal nostro inviato speciale) Cortina d'Ampezzo, 6 maggio. Ancora gente che muore tra le fiamme in un albergo. L'Hotel « De la Poste », uno dei più rinomati di Cortina d'Ampezzo, è devastato, le finestre che sì affacciano su corso Italia sembrano nere occhiaie. Il fuoco le ha aggredite questa notte. Quattro persone sono spirate: due imprigionate nelle stanze, le altre in un tragico volo giù nel cortile. I feriti sono otto, nessuno è in gravi condizioni. Alcuni testimoni raccontano di avere udito due esplosioni, una più violenta dell'altra. Sono scoppiati i vetri per l'enorme calore, dice qualcuno. Ma c'è anche chi prospetta l'ipotesi di un incendio doloso. Per il momento, la magistratura non disporrebbe di elementi per indirizzare le indagini in questa o in quella direzione: qui, ufficialmente, rimane tutto da spiegare. Ma da Milano giunge notizia di una telefonata anonima al « Corriere della Sera », con cui i fascisti di « Ordine Nuovo » si attribuirebbero la paternità di questo disastro. Ecco i nomi delle vittime: Margherita Bellenzier, 50 anni, di Alleghe, cameriera ai piani; Ida Amadori, quarantasettenne, lavandaia, originaria di Argelato (Bologna); Alejo Calvo Catalan, un medico chirurgo di 76 anni, proveniente dal Messico; Fausto Pizzoli, quarantaduenne, di Alatri, capo di una comitiva di turisti giunta nella zona ampezzana pochi giorni fa. Tra i feriti, alcuni dei soccorritori: il capitano Pasquale Cassano, comandante la compagnia carabinieri di Cortina, che ha riportato contusioni ad un braccio; i vigili del fuoco Dino Donazzolo e Giorgio Tibona, giudicati guaribili in una ventina di giorni. Decine di cortinesi attorniano ammutoliti l'albergo sconvolto dal rogo, mentre alcuni pompieri erigono una staccionata per bloccare una entrata e altri si aggirano tra gli spezzoni del lungo corridoio annerito. Cresce lo sgomento, da queste parti. A meno di un mese di distanza dall'incendio che divorò l'albergo « Dolomiti » di Sappada, provocando sei vittime in un gruppo di studenti e insegnanti inglesi, quest'altra tragedia notturna nel centro di Cortina. Ora si addensano le ombre, in un clima di tensione che induce a ritenere possibile un gesto terroristico. L'Hotel «De la Poste», una specie di monumento turistico nel mezzo di Cortina, fu costruito oltre centoventi anni fa:nella galleria dei suoi ospiti più famosi figurano scrittori come Hemingway, e poi personaggi del mondo cinematografico, da Henry Fonda a Liz Taylor e Richard Burton. Ora appartiene a Renato Manaigo e a sua sorella Marisa, che tre anni fa fecero eseguire parecchi lavori di ammodernamento. In questi giorni, ci dicono, tutto risultava a posto: controllato minuziosamente l'impianto di riscaldamento, verificati i dispositivi di sicurezza. Nessuna anormalità è emersa da quella ispezione, ripetono. All'Albergo « De la Poste », hanno preso alloggio ventisei persone: turisti, parte dei quali messicani, trasportati quassù con un pullman da un'agenzia di viaggi. Questa notte, l'ultimo cliente rientra poco dopo l'una e trenta. Il portiere notturno, Franco De Gasper, dà ancora un'occhiata in giro, nella sala di soggiorno e nel bar: pare che tutto sia in ordine. Poi si ritira nella sua stanzetta, per coricarsi. Verso le due, al « De la Poste », dormono tutti: i ventisei ospiti e le nove persone di servizio. Lungo il Corso Italia, immerso nel silenzio, passa il metronotte Ugo Colussi, che sta compiendo il solito giro di ispezione: si sofferma qualche istante davanti all'albergo, e non nota niente di particolare. Poi tira avanti, giunge fino in fondo alla strada e si accinge a tornare indietro. In quel momento, sente due scoppi, il secondo più violento. Corre a chiamare un collega, che sta controllando una fila di botteghe poco distante. Insieme si precipitano verso l'Albergo « De la Poste », vedono le prime lingue di fuoco sprigionarsi dalle finestre del pianterreno. Le esplosioni hanno fatto sobbalzare anche il sarto Ivo Alverà, che abita di fronte all'albergo. « Quei colpi — racconterà l'uomo — hanno fatto tremare le imposte della mia camera. Avrei detto che si trattasse di vetrate che andavano in frantumi. Forse, ho pensato, gualche teppista scaglia sassi contro le vetrine dei negozi, qui sotto. Allora decido di telefonare, di svegliare tutti i negozianti della zona. Ma prima, istintivamente, vado ad affacciarmi alla finestra. Ed è spaventoso: proprio in quel momento scoppia l'incendio, furioso, al "De la Poste"». Ivo Alverà afferra il telefono, compone il « 113 »: la linea è occupata, qualcuno sta già chiamando. E pochi minuti dopo le sirene dei vigili del fuoco svegliano l'intera Cortina, mentre accorrono le squadre dei carabinieri e della polizia. L'incendio, che forse ha avuto origine nella sala di soggiorno, assale il corridoio, si alza lungo le scale, invade rapido il primo ed il secondo piano: le grida della gente, il terrore che imprigiona alcuni turisti nelle loro stanze, altri clienti che riescono a trovare scampo immergendosi nella cortina di fumo, mentre i pomperi appoggiano le scale e i getti degli idranti aggrediscono il rogo. Non ce la fanno a superare quella barriera di fuoco la cameriera e la lavandaia, il medico messicano ed il capo della comitiva di turisti. Margherita Bellenzier è bloccata al secondo piano: in un angolo dell'edificio, poco lontano, c'è una scala in cemento di sicurezza, ma il terrore impedisce alla donna di ricordarsene. La cameriera, stravolta, dopo essere stata respinta dalle vampate, si getta dalla finestra e piomba nel cortile interno, rimanendo uccisa sul colpo. Ida Amadori non fa in tempo a uscire dalla sua camera, invasa da una nuvola di fumo e lambita dal fuoco. Muore asfissiata poco prima che i vigili del fuoco riescano a raggiungerla con una scala. La stanza di Alejo Calvo Catalan è circondata dalle fiamme e il medico messicano non può nemmeno scendere dal letto, è soffocato dal fumo denso che invade la camera. Anche per Fausto Pizzoli non c'è una via di scampo. Il capo comitiva tenta di raggiungere le scale, ma si trova nel mezzo di un cerchio di fuoco. Anche lui si getta giù, nel coltrile: un volo di dodici metri senza speranza. Due coniugi Tarcisio e Irma Gardin di Padova riescono a salvarsi grazie alla loro prontezza di spirito. Sono alloggiati al terzo piano, la donna si sveglia, scuote il marito: « Sento odore di fumo, deve essere successo qualcosa ». Si alza da letto, va a spalancare la finestra: si sente quasi investita da una vampata. Lui, si precipita ad aprire la porta, ma non c'è niente da fare. Allora, afferra una tavola di legno, l'appoggia sul poggiolo, in modo da ottenere una specie di ponte con il balcone accanto. Marito e moglie passano dall'altra parte, poi, in una situazione che va facendosi sempre più drammatica, ripetono l'operazione fino a raggiungere la scala dei vigili del fuoco. Altri clienti sono tratti in salvo dai pompieri, altri ancora si accorgono, finalmente, della scala di sicurezza, scendono e sono fuori da quell'inferno. Giuliano Marchesini Cortina d'Ampezzo. L'« Albergo Posta » negli Anni Quaranta (Tel. Cameraphoto)