Panagulis: pare ambigua la versione dell'investitore di Alfredo Venturi
Panagulis: pare ambigua la versione dell'investitore Molti dubbi sull'incidente del Primo Maggio Panagulis: pare ambigua la versione dell'investitore (Dal nostro inviato speciale) Atene, 4 maggio. Un respiro di sollievo per chi non discute la versione della polizia sul «caso» Panagulis (fortuito incidente stradale, non assassinio politico), con la comparsa e la confessione di Michael Stefas. Costui ha dettagliatamente raccontato al giudice Tsevas, la notte scorsa, ima tranquillizzante ricostruzione dei fatti. Viaggiava sulla sua auto, poco prima dell'alba di sabato, sul grande viale Vuliagmeni, che collega la città ai sobborghi costieri a sud del Pireo. Ha visto nello specchietto retrovisore una «131» che sbandava e zigzagava sotto la pioggia. Ha frenato istintivamente, la «131» lo ha raggiunto, lo ha urtato nella portiera destra, ha fatto un giro su se stessa, poi si è schiantata contro l'ormai celebre muro di un'officina. Perché mai quest'uomo, che conferma le prime frettolose indicazioni della polizia, si è fatto vivo soltanto ieri, cioè tre giorni dopo il fatto? A tutto c'è una risposta, assicurano i comunicati ufficiali: lo Stefas aveva la targa scaduta, non si è fermato per evitare grane con la polizia. Ha proseguito la corsa, poi è tornato indietro a vedere che cosa aveva combinato, ha visto due persone tirar fuori un corpo dalla «131» sfasciata, è scappato di nuovo. Il giorno dopo ha appreso che si trattava di Panagulis, dice di aver provato stupore e rimorso per il fatto che si sospettasse l'omicidio, ci ha pensato su per bene, ha lasciato passare un'altra giornata e mezzo, e ieri si è presentato agli inquirenti fornendo un prezioso puntello alla tesi ufficiale. C'è da dire che i dubbi restano, e non soltanto perché la testimonianza è stata così tardiva. Si parlava, all'inizio, di una potente vettura rossa, \m'«Alfa» o una «Jaguar», e adesso ci si deve accontentare di una «Peugeot» color crema. Inoltre, la credibilità generale di quest'uomo è già scossa da una smentita: aveva detto, per dimostrare che, come militante di sinistra, non poteva certo volere la morte di Panagulis, di appartenere al Rigas Ferreos, ma i dirigenti di questo gruppo giovanile comunista lo hanno subito contraddetto: mai sentito nominare. Adesso Stefas è in stato di fermo, il giudice stabilirà se debba essere incriminato per omicidio colposo, o soltanto per omissione di soccorso, o almeno per ritardata denuncia. La sua « Peugeot », con la quale era andato a Corinto, dal padre, a meditare sul da farsi, è adesso all'esame dei periti. C'è chi dice apertamente che questa storia non regge, che il nuovo personaggio, così provvidenziale, ma tardivo e ambiguo, fa parte di una sceneggiatura adattata maldestramente, all'ultimo momento, alle nuove esigenze del dramma. Secondo questa tesi, qualcuno compromesso col passato regime ha fatto uccidere Panagulis, provocando in qualche modo l'incidente, e adesso, di fronte alla «tempesta del dubbio», ha portato in scena il testimone destinato a rassicurare tutti. Le ombre rimangono, dunque, si fanno anzi più buie ed angosciose. Ma, in fondo, a che serve tutto questo?, si chiedeva stamattina uno studente del Politecnico ateniese, imo degli animatori della rivolta del '73, che doveva portare alla caduta di Papadopulos. Ciò che conta sono alcuni punti fermi: c'è gente, in Grecia, che aveva interesse alla scomparsa di Panagulis, titolare di segreti scottanti sulla compromissione col vecchio regime di alcune_ personalità del | nuovo; gente disposta, come ! insegna la storia recente di questo Paese, ad uccidere per molto meno; «{ente che lo aveva ripetutamente minacciato di morte. Panagulis è morto, e a questo punto importa veramente tanto che lo abbiano ucciso o che un destino benigno con i potenti in pericolo abbia favorito i loro piani? E' vero che le minacce di morte, di per sé, non immunizzano contro le insidie della guida notturna su strade viscide di pioggia; ma ciò che importa è che nella Grecia di oggi c'è un clima che rende possibile e credibile, perfino «razionale», l'assassinio politico, come dimostrano non soltanto la denuncia della famiglia Panagulis e dichiarazioni come quella di Andrea Papandreu («Panagulis è forse la prima vittima di una serie di incidenti»), ma anche l'evidente imbarazzo del governo, la sua Alfredo Venturi (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Atene. Michael Stefas (Ap)
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