Arma decisiva
Arma decisiva Arma decisiva Dunque, fosfati innanzitutto. Dieci miliardi di tonnellate sono una ricchezza che farebbe gola a paesi anche più ricchi del Marocco, ma rappresentano anche un'arma di incalcolabile, micidiale potenza. Già oggi il Marocco è il terzo produttore mondiale di fosfati, subito dopo Stati Uniti e Russia, ma è il primo esportatore del prezioso fertilizzante del mondo, perché Stati Uniti e Unione Sovietica consumano in casa tutta la loro produzione. Dategli anche i dieci miliardi di tonnellate del Sahara Occidentale, e il Marocco diverrà l'arbitro della fame nel mondo, senza i suoi fertilizzanti la produzione agricola dell'universo potrebbe scendere a livelli da carestia quasi generale. Si può lasciare in mano al Marocco una leva che potrebbe capovolgere l'equilibrio politico nell'Africa Nord Occidentale rendendo quasi trascurabile la ricchezza dei giacimenti petroliferi libici e algerini? Il col. Gheddafi ed il presidente Boumedienne hanno detto no, ed è scattata l'operazione antimarocchina, coperta dal diafano velo dell'opposizione al regime monarchico di re Hassan II; detronizzare il giovane monarca significherebbe trapiantare in Marocco una rivoluzione sociale di tipo algerino e libico, e giungere all'accordo per uno sfruttamento in comune dei giacimenti di fosfati. Re Hassan ha scavalcato tutti, Spagna compresa, con quella « Marcia verde » che, all'inizio, ha fatto ridere il mondo, ma che si è rivelata poi una mossa da raffinatissimo politico. Oggi il Marocco, ormai insediato nel Sahara così saldamente che solo una disastrosa guerra perduta potrebbe cacciarlo, è il padrone delle campagne di mezzo mondo; concedere o negare fosfati significa rendere prospera o mìsera l'agricoltura da cui dipende l'esistenza di milioni e milioni di uomini. Chi dipende maggiormente dai fosfati sahariani sono le popolazioni del Terzo Mondo, ed è su queste che il Marocco di Hassan II punta maggiormente per vanificare le ostilità algerine. Se sarete con Boumedienne, pare dica, niente fosfati, oppure ad un prezzo che non potete pagare; se sarete con me, ci metteremo d'accordo. Gli effetti di una tale politica già si sono fatti sentire, pochissimi paesi africani, finora, hanno riconosciuto la legalità del Polisario. Ma questo è un discorso da fare a parte, ora fiutiamo l'aria meridiana di El Aiun con le nari di coloro che considerano i fosfati per quel che sono, oro grigio, e facciamo un po' di conti. Nel 1974 i giacimenti di Bu Craa hanno prodotto un milione di tonnellate di fertilizzante di tenore altissimo; il Marocco prevede, con il potenziamento degli impianti, di arrivare in breve tempo a dieci milioni di tonnellate l'anno. Dopo il settembre del 1973 e la guerra del Kippur, con l'aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime, il prezzo dei fosfati si è quasi quin¬ tuplicato; prima costavano 14 dollari la tonnellata, ora costano 68 dollari. Arrivando a produrre dieci milioni di tonnellate, il Marocco può ricavare dallo « scatolone di sabbia» sahariano qualcosa come 680 milioni di dollari l'anno, una cifra che può essere considerata un reddito più che buono, specialmente se veduta nella prospettiva di quei dieci miliardi di tonnellate dell'intero giacimento. Non tutta la produzione toccherà al Marocco, questo è evidente; nell'accordo tripartito di Madrid, una discreta fetta toccherà alla Spagna, cioè alla multinazionale Fos-Bu Craa, pare si tratti del trenta per cento, ed una fetta minore alla Mauritania, ma anche se al Marocco rimanesse soltanto il cinquanta per cento della produzione, si tratterebbe sempre di un reddito più che appetibile. Ma in questa sterminata landa sabbiosa i fosfati di Bu Craa non sono tutto, anche se per ora sono l'aspetto più appariscente del panorama desertico. Finora la Spagna non ha potuto sviluppare molto la produzione perché nonostante salari e stipendi altissimi, da venti a quarantamila pesetas al mese, più di seicentomila lire, sono pochi coloro che si adattano a lavorare in quell'inferno di sabbia rovente; i marocchini disposti a lavorare in identiche condizioni ambientali, ma per molto meno, sono in parecchi, ed anche questo è un punto a favore del Marocco, praticamente il solo paese in grado dì far produrre a pieno ritmo i giacimenti di Bu Craa. Poi, oltre ai fosfati, ci sono buone prospettive per trovare altre ricchezze in questo sterile, sabbioso sottosuolo. Petrolio, innanzitutto. Per ora, nonostante i primi sondaggi, non s'è trovato nulla, ma il deserto riserva molte sorprese; non dimentichiamo il petrolio libico, scoperto quando già si stava per abbandonare le dune sabbiose al loro millenario silenzio. Poi ci sono possibilità di scoprire giacimenti di uranio accanto a quelli di materiale ferroso di cui è già stata accertata la presenza. La «Marcia verde» è stata un'avventura indescrivibile, ma ha portato al Marocco un autentico Eldorado, se tutte le previsioni si realizzeranno.
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