Algeria nemica di Francesco Rosso
Algeria nemica Come stupirsi se Bumedienne è salito sul cavallo bianco dell'autonomia e dell'autodeterminazione dei popoli per impedire che il Marocco s'impadronisca di tanta ricchezza e che il detestato re Hassan II, oggi all'apogeo della popolarità nel suo paese, con tutti i partiti, comunisti compresi, schierati al suo fianco, possa diventare il polo d'attrazione per altre nazioni arabe indifferenti alle rivoluzioni, al rigorismo musulmano, all'ascetismo puritano predicato da Algeri e da Tripoli? Il primo paese, e il più direttamente interessato alle vicende magrebine, cioè dell'Africa nord occidentale, a schierarsi con il Marocco è stato la Tunisia, che deve solo per questo subire i pesanti interventi di Gheddafi e di Boumedienne; altri, come l'Egitto, l'Arabia Saudita, la Giordania, il Sudan, sono rimasti ai margini del problema, però con chiare inclinazioni verso il Marocco. Hanno compreso che i fosfati sono importanti, ma sono soprattutto il pretesto per buttar giù dal trono il giovane monarca marocchino ed allargare la sfera d'influenza delle rivoluzioni musulmane in tutta l'Africa settentrionale. L'Algeria sostiene il Polisario, ora trasformato in Repubblica Islamica Democratica del Sahara, per motivi puramente espansionistici; accusa il Marocco di neo colonialismo e di Algeria nemica neo imperialismo, ma la politica di Boumedienne è dettata da motivi quasi simili a quelli che muovono re Hassan II. La sola differenza è che il Marocco agisce in prima persona, occupando con le buone o con le cattive il Sahara Occidentale, e l'Algeria vorrebbe arrivarci attraverso l'interposta figura del Polisario, entità quasi trascurabile sul piano militare e su quello politico. Senza l'appoggio militare e finanziario di Boumedienne, i guerriglieri del Polisario non potrebbero sopravvivere più di qualche mese, ed il giorno in cui a El Aiun, anziché la Jemaa, il piccolo parlamento sahariano eletto ancora al tempo degli spagnoli, ci fosse il governo rivoluzionario oggi in esilio ad Algeri, la sterminata landa sabbiosa, vasta quasi quanto l'Italia (260 mila chilometri quadrati) sarebbe solo apparentemente autonoma, in realtà subirebbe la protezione di Algeri. Quale interesse hanno i paesi arabi, moderati o pro¬ gressisti, a vedere un'Algeria sempre più potente, ricca di petrolio eppoi di fosfati, insediata persino sulle coste atlantiche? Perché, oltre ai fosfati dì Bu Craa, ai possibili giacimenti di ferro, uranio, petrolio, è in gioco anche il controllo di Dakhla, come i marocchini hanno ribattezzato Villa Cisneros, ripescando l'antico nome arabo. E Dakhla, dove un tempo i predoni del Rio de Oro si appostavano per catturare i trasvolatori europei che facevano sosta nella rada prima del balzo oltre Atlantico, verso il Brasile, può diventare, se opportunamente potenziata, la più munita, imprendibile base navale dell'Atlantico settentrionale. Inoltre, tiene sotto il proprio tiro le Canarie, ancora spagnole per il momento, ma già agitate da movimenti indipendentistici, dove gli Stati Uniti hanno importanti basi militari. Senza contare il dettaglio .che nel canale tra'l'ex Villa Cisneros e le Canarie passa la « via dei petroli ». Francesco Rosso
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