La guerra dei fosfati

La guerra dei fosfati VIAGGIO NELL'EX SAHARA SPAGNOLO La guerra dei fosfati La " marcia verde " dei trecentomila marocchini nel deserto parve un'iniziativa teatrale oltreché rischiosa Si è rivelata un'astuzia che ha procurato ad Hassan il controllo di un'immensa ricchezza mineraria (Dal nostro inviato speciale) El Aiun, aprile. Nell'ora meridiana, quando il sole picchia sema proiettare ombre, la vita si spegne ad El Aiun; i piccoli bazars debordanti di paccottiglia chiudono i pesanti battenti di legno, le radio dei 380 bar spengono le loro neniose melopee, i cammelli sonnecchiano ammusando in circolo, indifferenti al caldo feroce. E' l'ora della lunga siesta ed è l'ora in cui, esaltati dalla temperatura che scala i gradi del termometro e dall'immobilità dell'aria rovente, i fosfati rivelano la loro presenza con la grevezza di odori nauseabondi. Che alle nari di alcuni, ora ben difesi dall'ombra fresca del Parador in cui ronzano misericordiosi i condizionatori d'aria, questo odore che rende irrespirabile l'aria sia gradito più di un profumo è comprensibile, la guerra del Sahara Occidentale, se mai scoppierà, avrà a buon diritto la definizione di « guerra dei fosfati », anche se altre ragioni si aggiungono per giù-' stificare il non improbabile scontro fra Algeria e Marocco. L'odore pesante, che s'impasta col caldo e il fastidio delle mosche, più che dai giacimenti di Bu Craa, distanti da El Aiun una sessantina di chilometri, esala malsano da uno uadi in secca quasi perenne, una fiumara di ampiezza sterminata che durante i periodi di avare piogge trasporta fin qui una parte della ricchezza ittica depositata alcuni milioni di anni addietro dall'oceano che si estendeva ben addentro al deserto, quando il Sahara era verde di pascoli e gli uomini tracciavano sulle pareti delle caverne i segni di un'arte che, ai tempi nostri, astutamente imitata e ripetuta, rende miliardi ai pittori attuali. E ad El Aiun si ferma, perché lo uadi è stato sbarrato e l'acqua si deposita in limacciosa, verdastra palude a formare una sorta di laghetto artificiale che evaporando al sole sahariano esala gli odori che danno il tono alla micro-capitale del Sahara Occidentale. A El Aiun, fatalmente, si parla di fosfati; non vi è argomento più interessante e attuale. Li hanno definiti « l'oro grigio », e valgono quanto « l'oro nero » in termini di moneta e di sopravvivenza. I giacimenti sahariani sono sicuramente i più ricchi del mondo, la loro consistenza è calcolata in dieci miliardi di tonnellate, ma ciò non significa ancora nulla; i giacimenti sono all'aria aperta, non c'è bisogno di scavare per trovare il prezioso fertilizzante che è allo stato pressoché puro, essendo formato quasi esclusivamente da residui di pesci rimasti in secca quando l'Oceano Atlantico si è ritirato entro le attuali sponde. Della ricchezza di tali giacimenti si incominciò a parlare solo nel 1970, quando la Spagna aderì alla richiesta delle Nazioni Unite di ritirarsi dalla sua colonia sahariana. Si venne a sapere che da alcuni anni una società a capitale misto, la Fos-Bu Craa cui, oltre la Spagna, erano interessate la Germania Federale e la Francia, sfruttava quei giacimenti. Nel 1974, ad esempio, dalle miniere di Bu Craa furono estratte più di un milione di tonnellate di fosfati; non era ancora un risultato ottimale, ma era già qualcosa. Poi avvenne la ultrarapida politica di decolonizzazione, l'intervento del Marocco e della Mauritania decisi a sostituire la Spagna nel Sahara Occidentale, l'opposizione dell'Algeria, la formazione del Polisario (Frente por la liberación del Sahara y del Rio de Oro), la « Marcia verde » e tutte le complicazioni che sono seguite. Sahara Occidentale. Quando c'erano gli spagnoli: i legionari del « Tercio » (Foto Grazia Neri)

Persone citate: Grazia Neri