È morto uno dei tre giovani colpito da fascisti a Milano di Remo Lugli

È morto uno dei tre giovani colpito da fascisti a Milano È morto uno dei tre giovani colpito da fascisti a Milano E' stato ricostruito l'assassinio del consigliere missino ucciso giovedì da tre killers (Dal nostro inviato speciale) Milane, 30 aprile. Anche la cronaca di oggi è, purtroppo, luttuosa: è morto alle 12,45, all'ospedale Fatebenefratelli, Gaetano Amoroso, 21 anni, uno dei tre giovani di sinistra che erano stati aggrediti a coltellate da un gruppo di neofascisti la sera di martedì in via Ubertì. Era stato sottoposto a intervento dopo il suo ricovero, nella notte, dal chirurgo di turno e poi rioperato l'indomani mattina dal primario della chirurgia d'urgenza professor Falconi. Era, indubbiamente, il più grave dei tre (gli altri due, Luigi Spera, 20 anni, e Carlo Palma, 22 anni, erano stati ricoverati con prognosi rispettivamente di 40 e 30 giorni), tuttavia si sperava che si potesse riprendere. Era cosciente, parlava; al padre, Carmelo, 50 anni, aveva detto, a proposito dell'aggressione: «ri giuro, babbo, non facevamo niente, eravamo in sette, cinque uomini e due ragazze, stavamo accompagnando a casa le nostre compagne. Quando siamo stati aggrediti da un gruppo di giovani». Le sue condizioni si sono aggravate sul finire della notte. La famiglia è stata informata e sono accorsi al suo capezzale i genitori. Il peggioramento è progredito nonostante le premurose cure dei medici. Era figlio unico. Il padre, di origine siciliana, da molti anni immigrato a Milano, ha sposato Caterina Peccis, 39 anni, bergamasca. Gaetano, nato a Milano, aveva frequentato le scuole medie, poi si era occupato come disegnatore alla ditta Acfa presso la quale lavorava anche il padre come capo operaio. Però di sera ave\a iniziato a frequentare una scuola comunale, nella quale il mese prossimo si sarebbe diplomato disegnatore tecnico. Dopo il raggiungimento di questa meta avrebbe adempiuto l'obbligo militare e poi si sarebbe sposato. Era fidanzato con la figlia di un ingegnere. Nell'ottobre scorso la ditta Acfa era stata costretta a chiudere i battenti e a licenziare i dipendenti:, padre e figlio erano rimasti senza lavoro. L'unica a guadagnare era la madre, donna a ore presso l'abitazione del chitarrista Franco Cerri. Gaetano si era subito arrabattato per guadagnarsi da vivere: prima come apprendista muratore, poi come autista, infine come facchino al mobilificio Guzzi; e intanto continuava a frequentare, di sera, la scuola comunale per disegnatori. Impegnato politicamente a sinistra, faceva parte del Comitato antifascista di Porta Genova ed era militante del partito comunista marxistaleninista italiano, come ha af. fermato oggi pomeriggio lo stesso partito con un comunicato. «Era comunque un pacifista — ci dice una persona amica di famiglia —, andava sempre ripetendo che bisognava far capire ai giovani la necessità di non usure la violenza, di non farsi reciprocamente del male. Non era mai stato coinvolto in viceìide politiche di cronaca nera». Lo zio materno, Zaccaria Peccis, dice del nipote: «Era un gran lavoratore, sempre pronto a fare qualcosa per il benessere della famiglia. Quando, anni fa, suo padre che aveva un piccolo laboratorio, era fallito, lui, ancora ragazzo, si era adattato a fare il fattorino di negozio fino a quando il padre non s'era a sua volta occupato. Era un giovane simpatico, educato, col somso sulle labbra, sempre disposto ni dialogo. Una famiglia felice è stata distrutta, bisogna avere il coraggio di dire basta: il partito fascista è stato sciolto molti anni fa, ora dovrebbe essere sciolto anche il msi-dn». E il cugino di Gaetano Amoroso, Gaetano Patanè, dice: «E' un delitto inqualificabile, noi della famiglia vorremmo, a questo punto, che episodi del genere non accadessero più. Vorremmo invitare tutti gli amici e i compagni di Gaetano a pregare per lui e a pensarlo senza vendette e ritorsioni». Per questo delitto e il ferimento degli altri due amici dell'Amoroso, sono in stato di arresto nove giovani della destra, che il msi dice non iscrit¬ ti, ma che comunque hanno sempre frequentato le sue sedi: Gilberto Cavallini, di 24 anni, Gian Luigi Folli, di 22, Claudio Forcati, di 18, Antonio Pietropaolo, Danilo Erenghi e Walter Cagnani, questi ultimi tre tutti di vent'anni. Il Cavallini, impiegato presso la Riunione adriatica di sicurtà, è un noto «picchiatore», con un precedente per tentato Remo Lugli (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

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