SCANDALO A LONDRA

SCANDALO A LONDRA SCANDALO A LONDRA Prima che il giovane Alfieri, stanco di corteggiare la sua favorita torinese da un palazzo all'altro della «piazza bellissima di San Carlo* (e ora non c'è più che il suo libro di ricordi a tener vive l'ombre, in quej luoghi), principiasse a imbrattar qualche foglio con l'inchiostro di una tragedia, viaggiò, come è noto, tutta Europa e fu due volte nella Londra di Giorgio III, dove, fra le tante cose che gli piacquero, la maggiore fu l'incontrarvi Penelope, la pia soave ingannatrice del suo tempo e il tormento più pazzo, la delusione più cocènte, il ricordo più durevole di tutta la stia vita. Fra le pagine dell'autobiografia la storia di quella donna amata occupa ben due capitoli per intero, fitti e senza una diversione, tumultuosi e inebriati come fossero cronaca presente, e poi ancora alcune righe scritte quasi vicino a morte • con l'animo ormai freddo, ma con un palpito tuttavia ben percettibile, che per nessun altra passione si ritrova eguale. Penelope meritava ben questo, anzitutto perchè bellissima, come può esserlo una patrizia inglese dipinta da un Gainsborough (un gran turbante di capelli, l'ovale del viso perfetto, gli occhi penetrantissimi e un'aria d'incanto) ; e poi perchè donna tale da non farsi dimenticare da un poeta : queta e come innocente in mezzo a tante sue sensuali incostanze e falsità, docile amante, appassionata con audacia e tenera con leggerezza. La contessa d'Albany sarà stata un «raro tesoro» e un «degno amore» (benché virtuosa non fosse neppur lei), ma il suo fedele Vittorio non pensò mai a lasciarci di questo imponente legame una sola indiscrezione, come fece per quella che veramente lo turbò e lo rese, prima dell'arte, personaggio famoso a mezza Europa : l'adorabile traditrice Penelope Ligonier, nata Pitt. Ora mi pare d'aver letto che si sta lavorando a un film sull'Alfieri: non saprei proprio che cosa si possa trar di meglio e di più opportuno dalla «Vita* se non quell'episodio di amore giovanile e la sua lontana conclusione. Ed io etenderei la trama brevemente così. Covile Alfieri, a Piedtnontcsé Nobleman — Il conte Alfieri è a Londra, col servo Elia e più cavalli. Uomo alto, dai capelli rossi, bizzarro, imprudente, focoso. Passeggiate all' Hyde-park, pazze cavalcate, veglie, teatro italiano dell'Hai/market : ripetuti incontri con Penelope, a bellissima signora delle primarie». Una notte dì maggio — Penelope è ai primi di maggio in villa a sedici miglia da Londra. Lord Ligonier, essendo «uffiziale delle guardie», deve partecipare a una rivista delle truppe e dormir quindi a Londra; ne profìtta il nostro cavalier piemontese e per una porticella del parco s'introduce nella casa di lei. Ma queste visite non sono che «zolfo sul fuoco». Una mattina esibendosi in temerarie prodezze col suo cavallo, l'Alfieri fa un bel volo su un prato e ai sloga un braccio: (nonostante la sera dopo, col suo braccio al collo, torna dall'amata e si trattiene con lei fino all'alba. Ma l'imprudente amante questa volta ha dovuto scavalcare gli stecconi del parco, perchè — come mai?la porticel la è stata chiusa. Duello in Green-park — Il conte Alfieri, sempre col braccio al collo, la sera se guente, verso le sette, è al l'opera italiana, nel solito palco dell'amico principe di Masserano, ambasciatore di Spagna. Quand'ecco sente il suo nome pronunziato alla porta del palco. S'alza impet .oso, esce: «Eccomi qua, chi mi cerca?». (L'indovinate : è il marito di Penelope. Duello impetuosa nell'ultima luce del sole L'Alfieri si prende una graffiata al braccio destro: così è servito di tutt'e due le braccia. Ma torna, come se nulla fosse, al teatro e- poi di là, per «accidentale pensiero», va in casa di France, cognata' di Penelope e confidente di entrambi. Chi vi trova ? Eacconto di Penelope — L'amata donna che, fuggita ili villa, è lì riparata, in attesa del divorzio. Tutto era stato scoperto, come era scritto in un biglietto che la trepida Penelope gli aveva mandato per mezzo di un suo messaggero -e non era giunto a destinazione: «Milord sait tout // ra ii Londret pur von» cliinliir. Vuus tu sunti les cuttseyueiices polir lui, ptsrF«gpttfurc a è l l i i l pur vout et pur mot*. Così, testo e grafia. Si poteva essere più sinceri ? E più signorilmente calmi e discreti? Felicità dell'Alfieri che «pera «di so tt entra re ai lacci coniugali ch'ella stava per rompere». Dithiganno orribile — « Con tutto ciò io scorgeva una foltissima nube su la bellissima fronte della mia donna, che un qualche sinistro mi vi .parca presagire». Sfido io! sentite il sinistro: la bella confessa, tra sospiri e singhiozzi, che spia dei loro amori era stato un, jockey (un palafreniere), già euo amante per tre anni. Alfieri: «O Dio! mi sento morire ! Ma perchè dirmi tal cosa? Crude! donna; mèglio era uccidermi*. Tuttavia, se non la sposerà, la seguirà dovunque : non ha ella infine confessato spontaneamente ? Ma il giorno dopo gli tocca leggere sulle gazzette il proprio nome e, per filo'e per segno, la «spontanea» confessione di Penelope. E' uno scandalo rovente. Tutta la Londra di Hogarth aveva riso e rideva. Ma «ride delle cicatrici chi non ha mai provato una ferita » (Romeo e Giulietta, a. IT, se. II).1 Il nostro Alfieri passa da un proposito all'altro, da un'amarezza a un dolor mortalissimo, e tutte queste cose amiate sempre di amore». Finalmente trova il coraggio di abbandonar la donna e torna a Londra : lei con la cognata va a Douvres col proposito di ritirarsi alcun tempo in.un monastero di Francia. Vent'anni dopo — Lord Ligonier è passato a nuove nozze, ha fatto carriera, è diventato generale, è morto. L'Alfieri gli è molto grato, perchè il flemmatico inglese non l'ha ne ucciso nè fatto multare in danari « come portano le leggi di quel paese, dove ogni offesajba-la »na tariffa, e le corna ve l'hantio altissima ». Anche Lady Penelope si è risposata. Se il palafreniere si chiamava John Doe, il secondo marito è un oscuro capitano Smith. Penelope precipitava. Siamo nel 1791, l'anno della fuga del re di Francia a Varennes. L'Alfieri è ' in Inghilterra con -la d'Albany, e stanno per ripartirsene, imbarcandosi a Douvres. Ed ecco qui l'« accidente veramente di romanzo». Il conte è sul punto di passare dal molo alla nave, per vedere se tutto è in ordine, quando «alzati gli occhi alla spiaggia dove era un certo numero di persone» la prima che il suo sguardo incontra è lei, è Penelope «ancora bellissima- e quasi nulla mutata* (aveva gli stessi anni di lui): pare un sogno, ma è lei davvero perchè suo è un sorriso ch'ella schiude guardandolo, Turbatissimo egli non dice una parola, entra .«ella nave e non ne esce più. Ma le scrive : una lettera a certamente piena d'affetti, non già d'amore, ma di una vera e profonda commozione». E Penelope risponde una lettera assai bella, nella sua disinvolta ortografia: calma, femminile nella fierezza e femminile nella semplicità, lusinghevole e distante, quanto basta per destare a un tratto una languida luce di seduzione e di rimpianto. Essa è felice, vive tranquilla, legge, suona, dipinge. Ha sentito parlar di lui, della sua fama. Termina così: t Je vous desire du fond de mon coeur la continuation des biens et des plaisirs réel de ce monde, et si le hasard fait que nous nous rencontrions encore j'aurai toujour la plus grande satisf action à l'apprendre de «otre main. Adieu. Penèlope». Franco Antonicelli