Alla ricerca di Proust di Ferdinando Neri

Alla ricerca di Proust L'ULTIMO LIBRO DI MAUROIS Alla ricerca di Proust La prima sorpresa che Marcel Proust destò nel campo del romanzo francese (con Du coté de chez Swann nel 1913) fu sopraggiunta e dissolta dalla grande guerra; ei rinnovò con più larga eco in Europa, alla seconda ap.parizione, con le Jeune's filles en fleurs, coronate dal premio Goncourt nel 1919. Quali segni di comprensione, forse anche d'allarme, ne die' la Francia letteraria, con i suoi campioni? A Paul Bourget, cui Laure Hayman aveva fatto cono scere uno scritto psicologico su Gladys- Harvey, in suo onore, il giovine Proust era apparso « semplicemente squisito*; ma lo giudicò poi, quando si spiegava tutto il valore della Eecherche du temps perdu, come un maniaco che si ostinasse a disseccare le zampe di mosca : tuttavia, Francois Mauriac avvertiva, nel discorso con Bourget che questi era «troppo fino per non intravvedere che A la rechérche stendeva una tenebra minacciosa » sui suoi propri romanzi. Anatole France,'che aveva scritto (con l'aiuto, è vero, di Madame Arman) la benevo la prefazione per il primo li bro di Marcel, Les Plaisirs et le» jours, lo considerò fino all'ultimo nella ^posa di un raffinato decadente; e il Bergson, che pure gli era maestro (e quanto del suo pensiero si sia trasfuso nella Eecherche è manifesto, oltre alla spontanea affinità che si scopre ancora nell'ultimo libro del filosofo, Les deux sources, posteriore alla morte di Proust, dove sulla possibilità di una vita futura risuona una frase che Proust aveva enunciato già per suo conto narrando la morte di Bergotte) Bergson asseriva che non c'è opera d'arte veramente grande «qui n'exalte et ne tonine l'àmei, ciò che gli pareva mancasse nella Rechérche du temps perdu. Gide, che aveva diffidato fin da un primo sguardo al manoscritto di Swann offerto alla «Nouvelle Revue Francateci, e Barrès, ch'esclamava alla leggera ai funerali di Proust e Enfiti, ouais... c'était notre jeune homme...* si dolsero poi del loro errore e della disinvoltura. Fra i suoi più vicini, e più strettamente contemporanei, in René Boylesve si potè scorgere un rimpianto che si mescolava all'ammirazione, e quasi la immagine di un Boylesve abbandonato da se stesso nei Souvenir» d'un jardin détruit... E' scorso poco più d'un anno dacché ti Mauriac ha raccolto, sotto il titolo Du coté de chez Proust le sue memorie personali, a frammenti e ritratti, con una certa umana asprezza, che non cela una profonda compassione dinanzi a quel martire, dello snobismo prima, e poi della pena di vivere per compiere l'opera sua. Ed ora André Maurois, che s'era dedicato alla rico^ struzione di tutta-quella vita d'artista, pubblica il suo volume A la rechérche de Mar-, cel Proust (Paris, Hachette, 1949), di cui già presentò un saggio, qui a Torino, lo scorso aprile, nei «Venerdì letterari» al-teatro Carignano. Maurois è il romanziere di Bernard Quesnay, di Glimats; qualche impronta, seppur vaga, dello stile di Proust ci era dato di cogliere nel Gercle de famille e nell'Instinct du bonheur; e un gustoso «pastiche» come li dicono i Francesi, egli ne aveva tentato, con successo, nel Coté de Ùhelsea, che si inizia con un profilo dell'ineffabile NorpoiB («Ce fut pendant un diner au Pré Catelan que M. de Norpois m'apprit...»); ma essenzialmente, quali premesse al nuovo libro, si devono ricordare le biografie artistiche, in cui Maurois, dalla vita di Shelley (Ariel) si esercitò fino a quelle di Disraeli e di Edoardo VII, ottenendo un colore ed un tono d'arguzie sentimentale che si ritrova, con maggiore serietà e ricchezza, in questa biografia — non più romancée — di Marcel Proust. Per essa egli si è valso di numerosi documenti inediti, lettere e appunti, Cahier s manoscritti,, che gli fornì la signora Mante-Proust, nipote del grande scrittore, oltre che di un'attenta revisione della bibliografia «proustiana, ormai amplissima non solo in Francia (noi forse potremmo •desiderare che vi figurasse qualche saggio di autori italiani: quelli, ad esempio, del fascicolo speciale della rivista Letteratura di Firenze, dove si radunò tutto un gruppo « proustiano • che, in parte ricorda- e in parte coincide con un'gruppo asten- dhaliano»: e sono entrambi animati da un concorde interesse poetico). Ed evocata da Maurois, risorge l'infanzia e l'adolescenza di Proust a Illiers (che nel romanzo ha nome Combray)/ ed a Parigi, e a Cabourg (o Balbec) ; e la sua cara famiglia d'intorno, con l'assidua presenza di Swann, che fu dapprima il protagonista vagheggiato per l'intero racconto; n'è rimasto, nell'opera definitiva, l'episodio capitale Un amour de Swann, _ma sono preziosi gli appunti dei cartiets decifrati da Maurois che ci presentano Swann al centro delle jeunes filles en fleurs: Anna, «Solange, Septimie, tutta una zona di esperienze che il narratore riprenderà in persona propria, nel più vasto disegno della Rechérche. E così Maurois, ripercorrendo la storia della «vita» e del romanzo, congiunti nell'intimo, sfiorando anche le torbide ansie a cui Proust non fu estraneo, ci fa inten¬ dere con un senso più immediato il valore di tutta la composizione di quella «cattedrale» dove i grandi archi s'intrecciano e si chiudono armoniosi. Come ci appare meditato quel preludio tra il sonno, che ad una prima lettura riesce oscuro, enimmatico, perchè vi sono confuse età e persone diverse, che assumeranno la giusta luce e rilievo nel corso degli eventi 1 (e qui pure, un altro tocco, di critica letteraria, un semplice raffronto, ma rivelatore di una predilezione già nota di Proust, Wide il preludio della Rechérche consuona con le prime pagine del Mulino sul Floss di George Eliot). Per un luminoso cammino, ch'io consiglio il lettore di seguire passo passo, Maurois fa capo al Temps retrouvi come all'estremo della sofferenza e del sacrificio cui si addisse nobilmente il tormentatissimo Proust. Ferdinando Neri

Luoghi citati: Cabourg, Europa, Firenze, Francia, Illiers, Parigi, Torino