Scelba risponde ai comunisti
Scelba risponde ai comunisti IL DIVIETO DI ADUNATE A ROMA Scelba risponde ai comunisti Discussioni alla Cantera prò e contro la festa del 20 settembre Roma, 25 maggio. Con un applauso generale la Camera ha dichiarato festa nazionale il 2 giugno, data di fondazione della repubblica. Ciò è avvenuto oggi nel corso della discussione del disegno di legge che reca disposizioni in materia di ricorrenze festive, provvedimento già approvato dal Senato. La discussione del disegno di legge ha avuto fasi piuttosto movimentate per due emendamenti presentati dall' on. Marchesi (com.) e dall'on. Paolocci (indip. di sinistra), che tendevano a reinserire il 20 settembre tra i giorni festivi. Numerosi sono stati gli interventi dell'una e dell'altra parte. Si è inneggiato alla breccia di Porta Pia da parte comunista e si è parlato di «rinnovati motivi di divisione» da parte democristiana. Alla tesi degli on.li Marchesi e Paolucci hanno aderito anche l'on. Treves (P.S.L.I.), l'on. De Vita (P.R.I.), l'on. Bellavista (lib.) e l'on. Almirante (M.S.I.). L'on. Consiglio (mon.) si è pronunciato contro l'emendamento, mentre il suo compagno di gruppo, on. Basile Arrigo si è pronunciato a favore. Su richiesta comunista, l'assemblea ha deciso la controversia con un appello nominale che ha registrato 220 voti contrari alla proposta di estrema sinistra e 120 favorevoli. MIE VILLE (M.S.I.) — Viva La Marmora! PAJETTA GIANCARLO (com.) — Viva il XX Settembre! PAOLUCCI (rivolto ai de¬ mocristiani) — Voi avete sconfitto i bersaglieri! A questo punto la Camera ha dato corso ad una interpellanza dell'on. Laura Diaz e di altri 13 deputati comunisti sul divieto di concentramenti di masse nella capitale deliberato in una delle recenti riunioni del Consiglio dei Ministri. La deputata comunista ha accusato il governo di avere violato l'art. 17 della Costituzione, che sancisce la libertà di riunione dei cittadini. DIAZ (tra vivi contrasti al centro) ■— Avete voluto limitare il diritto delle organizzazioni giovanili di esprimere la loro aspirazione alla pace {rumori). La causa di questo divieto va ricercata nella paura del Ministro di polizia e del governo, paura di vedere quanti sono i giovani in Italia che dicono no alla guerra... (al centro si ride). SCELBA — L'argomento è serio e intendo trattarlo anche se la on. Diaz ha portato nelle sue argomentazioni motivi piuttosto comiziali (egli ricorda a questo punto i termini del divieto). Come potete giudicare, il provvedimento è obiettivo in quanto è generale e riguarda tutti i partiti politici. Alla affermazione della on. interrogante che dal divieto sarebbero esenti le organizzazioni della Gioventù cattolica dichiaro che, pur non avendo queste organizzazioni carattere di partito, ho invitato i loro dirigenti a non tenere in Roma la manifestazione che doveva effettuarsi dopo quella dell'alleanza giovanile. Quindi non avremo nessuna adunata nella !protesta;. capitale. Dal punto di vista formale e giuridico, il provvedimento è perfettamente costituzionale e si ricollega alla nenecessità di straordinarie misure per garantire l'ordine pubblico. Ma al di là delle ragioni oggettive, ci sono quelle di natura politica che ancor più giustificano il divieto. Difatti, le adunate oceaniche sono state introdotte dai regimi totalitari; esse giovano prima a preparare la conquista del potere, poi a gabellare quel consenso popolare che sanno di non poter ottenere nel segreto dell'urna ed infine a scopi intimidatori. Tutto questo è la negazione della democrazia: le adunate « oceaniche » rappresentano un attentato al gioco democratico. Nessun governo democratico può consentire che si faccia ricorso alla piazza per esercitare una pressione sulla libertà del Parlamento, come nel caso specifico per premere contro la ratifica del Patto Atlantico. Sarebbe un precedente inammissibile per l'essenza della nostra repubblica, che è una repubblica rappresentativa. (Le parole di Seelba, che sono state spesso contrastate dai banchi dell'estrema, vengono alla fine salutate da un prolungato applauso del centro e della destra; un certo trambusto perdura nell'aula anche durante la replica dell'on. Diaz che rinnova i motivi della sua
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