Drammi e sventure di Francesco Argenta

Drammi e sventure I O L_ I DI IM UNO Drammi e sventure Il più delle volte le madri sono fragili adolescenti. Non le ha travolte la leggerezza, ma la malizia dei seduttori Si avranno, forse, qua e là, rade eccezioni, ma in genere il movimento dei nati illegittimi è in netto regresso rispetto agli anni prebellici. Il disordine morale e sociale seguito al confitto non ha concorso ad infoltire la schiera dei figli di nessuno. Il fenomeno presenta, invece, una curva che si modella in forma pedissequa su quella della natalità generale. Ed è, occorre dirlo senza reticenze, una curva decisamente volta all'ingiù. Per limitare l'indagine alla città di Torino, vediamo che ai 10.587 nati vivi nel 1938 corrispondono 805 11legittimi; nel 1948, su 7154 nati vivi fra la popolazione presente, gli illegittimi sono 376. Il periodo intermedio del decennio si presenta con variazioni che sembrano confermare la legge ricavabile dai dati offerti dai due estremi del periodo preso in peonie. Comunque, dal 1940. in poi, il regresso è continuo deciso costante. Ora, — è inu■ tile dissimularselo — il regresso è determinato non già da fattori che possano collegarsi ad un rinvigorimento del senso morale, ma semplicemente, come si verifica per la natalità in generale, all'allentamento delle maglie di quel sistema costrittivo ohe il fascismo aveva escogitato per dare impulso alle nasci te. Il tessuto legislativo ordito dal fascismo, non ha subito lacerazioni, è sempre integro„jpesa teoricamente come una cappa di piombo su tutti (e prima che su di ogni altro sui medici, ai quali è inflitta, ancora, la mortificazione di essere alla mercè di una legge che li pone in una alternativa atroce allorchè sono richiesti di intervenire per Vinterruzione del processo di una maternità incipiente: violare -il segreto professionale ed esporsi a tutti i rischi che può comportare la denuncia, compreso quello di esser trascinato in giudizio, o rifiutarsi di adempiere ed un dovere professionale ed umanitario) ma l'applicaaione che se ne va facendo da parte degli organi esecutivi è improntata ad una moderazione che esclude le esorbitanze passate e conduce sui terreno penaZe solo in casi di gravità estrema o conclamata. A questa situazione di fatto va ricollegato, dunque, al pari del regresso generale delle nascite, il declino specifico che si ha da registrare nel movimento degli illegittimi, ila, inversamente proporzionale al movimento dei nati, è quella dei riconoscimenti, da parte materna o paterna ohe sia. Decresce annualmente e decisamente il numero degli «legittimi, ma si mantiere inalterato il numero dei figli di nessuno, di quelli cioè ai quali viene negato il riconoscimento per parte degli esseri che han dato loro la vita. Settantasei riconoscimenti negati a Torino nel 1938 su 805 nati; 100 riconoscimenti negati nel '48, su 376 nati. E questo è il vero aspetto sostanziale ed allarmante che presenta il fenomeno della natalità illegittima nel dopoguerra. Fra le pieghe del fenomeno sono, bensi, individua bili aspetti accessori o secondari che fanno rimanere perplessi o pensosi (e fra questi è la generale tendenza a riconoscere le femmine a preferenza dei maschi, quasi costoro, per il semplice fatto del sesso, potessero trovarsi in una condizione di privilegio allorchè, cogli anni, dovranno avviarsi per il loro destino, dovranno avventurarsi, senza il lepore di un affetto, senza il conforto di una guida e di un ausilio, per le ampie e malsicure vie del mondo), ma il fenomeno è una realtà che rimane, affligge e sconcerta, impaura e colpisce appunto perchè ritrova la sua genesi nell'amoralità turbinosa dei tempi. E spaventevoli saggi di questa amoralità dilagante sono facilmente registrabili da chiunque si affacci nella corsia di una «Maternità», da chiunque sosti negli ambulatori delle istituzioni che vengono in soccorso alle ragazze madri, all'infanzia derelitta. — Ohi come è bruno il tuo piccino! — -veniva fatto di esclamare all'assistente sanitaria di un'istituzione cittadina, contemplando il tenero essere di una ragazza-madre accolta nell'istituto. Il piccino aveva i capelli nerissimi, ricciute!!!, mentre la madre li aveva chiari lisci biondastri E l'assistente aveva insistito: — Anche il padre è così bruno? — Ohi — rispose la ragazza-madre fra la stupefazione dei presenti — l'ho visto una volta sola, di sera. E non si è tolto neppure il cappello... L'incoscienza di questa ragazza giunta alla maternità per un'accidentalità che trae origine solo dalla leggerezza 0 dal capriccio, è superata soltanto dall'incoscienza di quell'altra che ogni anno (e sono sette anni ormai che la cosa si verifica) giunge all'istituto col fardello di una nuova maternità. Riceve le cure di cui ha bisogno, riscuote il sussidio chele è corrisposto, controlla il corredino che le viene donato e se ne va colla sua creatura appena è in grado di andarsene. 1 padri di queste creature'! E' una cosa difficile da stabilire, una contabilità, diffìcile da tenersi. Lo dichiara lei stessa: i padri delle sue sette creature sono sette individui diversi: qualcuno l'ha perso di vista, qualch'altro è scomparso dalla -scena terrena: di quelli che sono rimasti ed ai quali potrebbe rivolgersi, non si preoccupa; la società, del resto, interviene, sollecita, al posto loro. Ora, è indubbio, questi sono casi clinici; casi clinici o casi-limite di un'amoralità e di un'insensibilità che, se avesse a dilagare, porterebbe ad uno sfacelo inenarrabile. Ma di fronte alle eccezioni di questi casi sta la norma ohe è alla base o alla radice dei drammi ohe han per protagoniste le ragazze-madri. Ed è qui che viene in risalto la responsabilità della società. Cosa ha fatto o va facendo la società per proteggere queste giovani dalla predoneria maschile, per dare loro un'educazione sessuale, per difenderle contro l'irreparabile? Molte delle ragazzemadri che bussano agli istituti dove possono trovare as¬ sistenza, sono fanciulle, sono adolescenti: hanno quindici, sedici anni. Portano un essere in grembo e, talvolta, lo ignorano. Sono convinte di aver conservata la loro purezza e si indignano al responso del medico. Non credono alla formula «gravidanza degli approcci», con cui i clinici spiegano la drammatica e stupefacente realtà del loro caso. Il processo della maternità è ormai a metà del suo sviluppo ed esse si rivolgono al medico per denunciare uno strano inspiegabile malessere. Ma il malessere non ha che una spiegazione: la maternità, e sono i primi moti della creaturina che dàn luogo al malessere, che ddnno /ondamento alla diagnosi clinica. Sono lacrime senza fine, allora, per le ragazze credule ed inesperte. E le lacrime non sono che il preludio del dramma. Francesco Argenta

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