Reduci dai campi sovietici ripetono le loro gravi accuse

Reduci dai campi sovietici ripetono le loro gravi accuse IL PROCESSO JPER LA QUERELA D> ONOFRIO Reduci dai campi sovietici ripetono le loro gravi accuse Le prime testimonianze - Rinvio a lunedì prossimo Roma, 16 maggio. Per celebrare questo processo sì è ricorso ad una sede più ampia della solita. Della tragedia e delle sofferenze dei nostri prigionieri in Russia'si è parlato a lungo questa mattina dinanzi ai magistrati chiamati a decidere in merito alla querela per diffamazione presentata dal sen. comunista Edoardo D'Onofrio contro i reduci della steippa russa che lo avevano accusato •'eli aver torturato moralmente e denunciato alla polizia politica i prigionieri italiani che si accalcavano nei campi di concentramento. Era accorso molto pubblico, stamane, per assistere al processo, ed è necessario dire che la sua curiosità non è andata delusa: e per primo ha udito narrare da Domenico Dal Toso, che cosa accadde ai nostri soldati durante la loro prigionia in Russia. Dal Toso era un tenente del 4.o artiglieria alpina della Divisione Cuneense; cadde prigioniero nel gennaio 1943; fu assegnato al campo di concentramento di, Valvichi. « Qui ci rimanemmo : ben poco — ha spiegato Do menico Dal Toso — perchè, a marce forzate, ci trasferimmo verso il nord. Partimmo in tremila; arrivammo a Krinovaia dn 1500: ci nutrivamo di semi di girasole; avevamp avuto, però, un filone di pane da mezzo chilo. « Una volta giunti a Krinovaia, ci chiusero in boxes come se fossimo dei cavalli: lo spazio era tale che non potevamo neanche sdraiarci. Rimanemmo quattro giorni sen. za acqua: poi ci fu consentito ! , : dio se non eravamo stati fino di prenderne in un pozzo. Si legavano le gavette a una cln. ghia e poi ci si spenzolava giù per poter arrivare in fondo. Disgraziatamente qualcuno cadde dentro e mori: l'acqua si inquinò e non potemmo più berne. La mortalità fra noi, sin dai primi giorni, era. fortissima. Ben presto, però, seppi che se nel nostro campo si stava male, in altri si viveva peggio: infatti mi disse un cappellano, padre Turla, che altrove in sezioni dove vi erano solamente soldati si erano verificati dei casi di cannibalismo... — ... Cannibalismo?! — lo interroga qualcuno. Legati da un giuramento.., Dal Toso — SI, cannibalismo. Si aspettava che' qualcuno morisse per mangiare poi del cadavere il cuore e il fegato. Un giorno arrivò al campo un italiano in abiti civili: sperammo in un suo aiuto. In fondo parlava la nostra lingua. Egli ci disse solo che dovevamo ringraziare Id- ! allora fucilati. Più tardi, arrivò una commissione russa per accertarsi delle nostre condizioni fisiche e per trasferire chi poteva camminare in altro campo di concentramento. La prova di... idoneità consisteva nel fare venti passi sotto gli occhi della commissione. Non molti ci riuscirono tanto erano sfiniti. Io fui tra i prescelti. Lanciammo Krin ovaia in 400 ufficiali: ne giunsero a Oranki solo 290. Gli altri erano morti durante il viaggio à o i i e i i durato otto giorni. Si trattò di un viaggio veramente drammatico, durante il quale, si può dire, digiunammo tanto poco era stato il cibo datoci alla partenza. Ma l'inferno non era terminato perchè a Oranki ci attendeva il tifo petecchiale che non risparmiò nessuno: ci si curava con il permanganato. Io fui trasferito a Skit che doveva essere un convalescenziario. Pesavo 39 chili!' Un ' giorno arrivò Fiammenghi a parlarci di politica, e poiché si sapeva come chi si fosse dichiarato antifascista avrebbe avuto un miglioramento nel rancio, qualcuno aderì alle nuove idee che venivano propagandate. Non passò molto tempo é arrivò il signor Edoardo d'Onofrio, comunista, di professione cospiratore, come si presentò a noi... Presidente — Come, come? Dal Toso — Si, si, di professione cospiratore, cosi ci disse una prima volta che ci parlò della patria lontana, delle nostre case, dei nostri cari. Lascio immaginare la nostra commozione. Più tardi tornò; ci invitava a sottoscrivere un appello ai soldati italiani perchè si ribellassero contro, il Governo e facessero cessare la guerra contro la Russia. Il capitano Magnoni, che era capo della nostra comunità, rispose a nome di tutti i prigionieri come i soldati e gli ufficiali fossero legati da un giuramento al Re e mai avrebbero potuto firmare un simile appello. La reazione di D'Onofrio fu immediata: il Magnoni fu chiamato, per due ore, a colloquio con D'Onofrio, presente un capitano russo. Al termine di esso il capitano Magnoni aveva il viso stravolto. Il giorno dopo egli veniva trasferito a un altro campo e, da allora, non si è avuta più notizia di lui. Era un campo di punizione. Di lì no% è mai tornato. D'Onofrio aveva ragione quando diceva: «Al capitano Magnoni ci penso io! ». Presidente — Ma lei ha avuto occasione mal di parlare con D'Onofrio? Un Commissario del popolo* Dal Toso — SI, una volta, quando dovetti subire, come tutti, d'altra parte, un interrogatorio (il senatore oggi li chiama conversazioni), alla presenza anche di un ufficiale russo che prendeva nota di tutte le nostre risposte. Le domande le faceva D'Onofrio. A un certo momento mi chiese se desiderassi rivedere mia madre. E' inutile dire che risposi di si: « E tu credi — mi fece allora lui — con le idee che hai per la testa di poter tornare in Italia? State attenti, voialtri: ognuno è controllato e., non è facile tornare dalla Russia. Lo conosci l'inverno russo? ». Abbozzai un sorriso e risposi che purtroppo lo conoscevo. «Beh, sappi — aggiunse lui — che ci sono delle regioni in Russia dove il freddo è ancora maggiore ». Io fui trasferito in altro campo di concentramento e D'Onofrio non lo vidi più. Terminato il primo, si è passati subito al secondo reduce: Luigi Avalli che, come tenente di fanteria della Divisione Sforzesca, venne fatto prigioniero dai russi nell'agosto del 1042. Anche lui ha parlato delle sofferenze di chi si trovava nei campi di concentramento. Anche lui ha accennato come i prigionieri avrebbero preferito essere fucilati piuttosto che vivere quella vita d'inferno; anche lui ha spiegato come un giorno, a Oranki, arrivasse Fiammenghi, commissario del popolo. « Fu la fine — ha aggiunto Avalli — della nostra tranquillità spirituale. Cominciarono le conferenze di carattere politico, cominciarono gli interrogatori. E quando accadeva, come una volta a me, di rispondere evasivamente, allora fioccavano le minacele: " Se non rispondi a tono corri il rischio di finire al muro", mi avvertì Fiammenghi. Il 27 o 28 lugUo del 1943 arrivò D'Onofrio... ». Avv. Taddei: — In quale veste si presentò? Avalli: — Cospiratore di professione. Intanto Fiammenghi aveva preparato un proclama che avremmo dovuto firmare, proclama col quale s'incitavano l nostri soldati e il nostro popolo alla rivolta contro il Governo. Molti di noi non aderirono a questa idea e allora cominciarono i veri disagi spirituali... Presciente: — In che consistevano ? Avalli — Non si poteva più ad esempio, esprimere una firopria opinione. Guai a parare male della Russia. Ci pensava Fiammenghi a richiamarci all'ordine. Presidente — Ma lei fu interrogato da D'Onofrio? Avalli — Si una volta: fu allora che Fiammenghi informò il D'Onofrio come io mi Cossi rifiutato di firmare il proclama. D'Onofrio, allora, ma avvertì che se non avessi mutato idea, ben poche speranze avrei avuto dd tornare iti Italia. E, in Italia, infatti non sono tornati nè il capitano Magnoni nè il tenente Gori che si erano opposti alla firma del proclama. Furono trasferiti negli Urali e non si è saputo più nulla di loro. Per una intera udienza ce n'era a sufficienza e il Presidente ha creduto opportuno rinviare ogni cosa a lunedi prossimo. L'atmosfera in aula era diventata veramente pesante.

Luoghi citati: Italia, Roma, Russia