L'insegnamento delle elezioni sarde di Vittorio Gorresio

L'insegnamento delle elezioni sarde L'insegnamento delle elezioni sarde Roma, 10 maggio. L'attuale coalizione governativa ha nel Consiglio regionale sardo, quale è uscito dalle elezioni di domenica, un voto di maggioranza: un consigliere liberale, un socialdemocratico, 7 sardisti (che sono in pratica il corrispettivo dei repubblicani nella penisola) si andranno infatti ad aggiungere ai 22 democristiani. Sono cosi 31 consiglieri di fronte ai 29 di partiti non governativi, e che rappresentano partanto una cospicua opposizione potenziale. Il governo della regione non avrà quindi una vita facile, per quanto sia impossibile' che estrema destra ed estrema sinistra coincidano di fatto nell'azione da svolgere contro la maggioranza. 110 oppositori di destra — tra monarchici e missini. — hanno nei loro programmi ferme pregiudiziali nettamente anti-regionalistiche : e ai 10 oppositori di sinistra sarà impossibile seguirli su una strada che dovrebbe condurre a svuotare l'ordinamento regionale di tutto il suo significato. Questo si dice per quanto riguarda la pratica politica che sarà impegno quotidiano del Consiglio: al divario ideologico che irrimediabilmente separa i comunisti dai monarchici ed 1 socialisti dal missini, è naturalmente superflua anche la menoma allusione. Ma poiché la campagna elettorale, anziché svolgersi sui temi della lotta contro le zanzare e la mosca olearia, anziché prospettare i problemi del regolamento dei corsi torrentizi e della messa a coltura del terreni adibiti ad allevare il bestiame brado, è stata condotta per ini ziativa comunista sugli argomenti della guerra e della pace e delle basi di Olbia e Porto Torres, che De Gasperi avrebbe promesso a Zellerbach come depositi di bombe atomiche, non sarà inopportuno fa re un'ultima osservazione circa la distribuzione dei seggi tra la maggioranza, favorevole al Patto Atlantico, e la minoranza, contraria: 41 lo approvano e 19 lo respingono, L'indirizzo della politica del governo sui grandi temi della nazione è quindi accettato da due terzi degli elettori sajd^Jtói cui risposta, vale un voto di fiducia che ha particolare significato, poiché è la prima volta che lo si chiede direttamente ai cittadini, dopo le lunghe discussioni -in Parlamento. Chi parlava, come Nenni, della necessità di un nuovo appello al popolo mediante nuove elezioni o referendum e che si prova a dare tutti ì giorni una dimostrazione della presunta ostilità popolare al Patto Atlantico col raccogliere firme in calce alla nota petizione, non si dovrebbe esimere dal prendere atto degli esemplari risultati delle elezioni sarde. Sono esemplari, in ogni modo, anche per altri versi: soprattutto, ci sembra, per quello che riguarda il rafforzamento della destra. Sta nascendo una destra, evidentemente; si sta formando; nelle sue file sì ritrovano finalmente 1 nuclei sparsi del conservatori, dei sentimentali e dei nostalgici, che fino a ieri si erano trovati a seguire ora questa, ora quella bandiera e che oggi si mostrano col loro vero volto, raccolti intorno a un'insegna ritrovata: 0 la corona dei Savoia o la fiamma guizzante della retorica fascista. Sparito infatti l'Uomo qualunque, i missini hanno raccolto un'eredità di 35 mila voti, quanti sarebbero bastati il 18 aprile dell'anno scorso a mandare in Parlamento un fascista sardo, e il partito monarchico potrebbe averne due se avesse avuto fin dall'altr'anno i 66 mila voti di oggi. Ne ha guadagnati circa 55 mila, ottenendo fra tutti il maggior successo in termini aritmetici assoluti, oltre che relativi, ed è facile accorgersi che li ha sottratti tutti alla democrazia cristiana avendo, scriverà domani il Popolo nell'editoriale, < gareggiato con i comunisti in demagogia», promettendo il ritorno dell'ex-re, ma soprattutto bruciando « nell'avventura sarda tutte le proprie possibilità: poiché, dopo aver impostato la campagna sullo stesso piano del referendum del 2 giugno, il partito nazionale monarchico si trova oggi ad avere ridotto 1 voti monarchici da 321 mila a 66 mila ». Osserva ancora l'organo della democrazia cristiana: 1 monarchici «hanno promesso semplicemente il ritorno dell'ex-re. Non sappiamo come giustificheranno dinanzi ai loro elettori che l'ex-re non accenni affatto a ritornare. Forse diranno che, se avessero vinto loro, egli sarebbe tornato. £1 dovranno cosi accusare come sconfitta quello che avrebbe potuto essere un successo». In tutto il suo commento l'organo d. c. tocca 1 toni della polemica più vivace appunto nel parlare del monarchici, com'è ovvio che accada trattandosi di coloro che hanno provocato la maggior emorragia del patri monio del partito preminente. Il tono generale è ispirato, comunque, ad una valutazione che non manca di serena obiettività. E forse non è esclusa tslsanvpnqccmnppdgssssplgmprprtpvczcrsocrcnfsRdt62cssg27la considerazione che la nasci- ta di una destra, il suo formarsi in modo organico, l'eventualità di trovarsi di fronte, anche sul piano nazionale, ad istanze apertamente conservatrici, sono elementi che possono servire a chiarificare la situazione politica italiana. In modo generale è evidente difatti che qualora la d. c. si liberasse di certi pesi che ne ritardano il cammino sulla via delle riforme, tutta l'azione di governo ne sarebbe avvantaggiata e soprattutto diventerebbe assai più facile l'intesa fra i partiti della coalizione. C'è da osservare a questo riguardo che la tradizione sardista modellata avanti-lettera sulle concezioni di terza forza si è mantenuta salda e vigorosa nonostante la secessione del più noto esponente del partito, l'on. Lussu, passato a fiancheggiare risolutamente i socialcomunisti: a malgrado di ciò il partito dei quattro antichi mori ha conservato intatte le proprie posizioni. Le hanno migliorate i socialcomunisti, sia detto senza alcun infingimento, in percentuale come in numero di voti. Gullo spiega il successo come protesta per la. mancanza di fermezza della d. c. nel contenere le manifestazioni di reviviscenza del fasciamo, e cosi il circolo si chiude con una osservazione che trova molti consenzienti anche fuori dei ranghi del partito comunista e che deve servire anche a chi non ne volesse riconoscere il fondamento come un monito serio. Vittorio Gorresio

Persone citate: De Gasperi, Gullo, Lussu, Nenni, Savoia

Luoghi citati: Olbia, Porto Torres, Roma, Zellerbach