L'implacabile arringa dell'avvocato di P.C. di Ercole Moggi

L'implacabile arringa dell'avvocato di P.C. IL PROCESSO DELL'ALABARDA L'implacabile arringa dell'avvocato di P.C. a e a i e e e e l o e¬ (Dal nostro inviato speciale) Bresoia, 6 maggio. L'arringa dell'aw. Paroli di parte civile ha occupato le due odierne udienze. L'oratore, uno del più famosi del foro bresciano, ha iniziato il suo dire, davanti ad un pubblico che gremì va la vasta aula, con una Invocazione appassionata alla moglie dell'imputato. « Se fosse qui presente, essa In uno scoppio di pianto disperato ti friderebbe, o Faotto, dal proondo del cuore quelle parole che ella ti rivolse quella notte fatale: Alfredo, che cosa hai fatto? Ed ella spererebbe, ma invano, che tu le dicessi una parola di dolore, di pentimento, quella parola insomma che tu non hai mal detto in questi due anni. Tu hai l'animo duro, o Faotto, tu non senti la pietà e gli altri non iovranno avere pietà di te ». Come un cinico colpevole «n povero conte — prosegue l'avvocato con accento commosso — non ebbe la possibilità, prima di morire, di profferire un nome che indicasse l'assassino alla umana giustizia. Fatelo voi, o giurati, quel nome ». L'avvocato afferma che Faotto è giudicato dal suo racconto sfesso. Egli mente nel contegno tenuto subito dopo il delitto, ha mentito in istruttoria. Non ha mentito però comportandosi come un nuocente, ma come un cinico colpevole. L'inverosimiglianza della sua versione scaturisce fin da principio da falso che ogni particolare. ^3' ifeonte abbia bussato alla parete quella notte ed è falso che pure la moglie sentisse quel richiamo. Essa, costernata, per salvare 11 marito disse in un primo tempo: si, ho sentito anch'io battere; ma poi, Interrogata dal giudice istruttore, dirà, malgrado le denegazioni di suo marito, che effettivamente non si svegliò perchè sentisse bussare alla parete, ma si svegliò al rumore che fece il marito stesso, 11 quale era già alzato. Perchè questo mendacio? Perchè 11 povero conte non aveva affatto chiamato il cognato e chissà dove era In quel momento lo sventurato. Dirà Faotto che discese in mutande e giustificherà le tracce di sangue coll'essersj avvicinato al corpo del caduto e nel trasportarlo in casa. E invece, per testimonianza di tutti 1 presenti alla scena, quella notte egli Indossava un vestito scuro con scarpe gialle ed i pantaloni non risultavano macchiati, mentre lo furono le mutande. Quale- spiegazione dare a questo fatto? Ah, non fatemi pensare . continua l'avvocato — a una versione tremenda, che egli cioè abbia ucciso in due tempi, cioè quando discese con la sua vittima, entrando quindi succintamente vestito, e sia poi risalito a vestirsi per tornare abbasso a perfezionare 11 delitto e la commedia, sparan¬ d1 qnfmqvlrvslidpcslndflevemtagsdnptmtdc i n ? e a e e n a 1 ¬ do sfll cognato, vivo o morto, 1 due colpi di pistola. Non fatemi soffermare su questa ipotesi perchè allora non ci troveremmo più di fronte a un Imputato ma a un mostro. Prescindiamo pure da quelle macchie di sangue rivelatrici di un mistero che solo l'imputato potrebbe chiarire, e seguiamolo nella sua versone. Ma non ritenete assurdo che due uomini, il Pellegrini debole e malaticcio, e il Faotto che confesserà poi di essere d'un temperamento pauroso, siano usciti nel parco in quella notte buia? Per mettere in fuga i presunti ladri bastava illuminare la villa all'interno e all'esterno, chiamare la servitù, gridare. Per catturarli? Ma per fare ciò l'uno va da una parte, l'altro dalla parte opposta, ed entrambi sono inermi. E' inverosimile. Forse uno dei due era armato, il Faotto, e avrà mostrato la grossa pistola automatica al cognato. E ciò lo avrà persuaso a quella ricognizione notturna. Discesero infatti per una scaletta di servizio per uscirne da una porticina che mette nella parte più recondita e più pericolosa del parco. Recondita per chi aveva Ideato il orimine e pericolosa soltanto per il malcapitato conte. Chi poteva ucciderlo in quelle condizioni, quasi sulla soglia di quella porticina? Il Faotto. E cosi si spiega la {presenza del due bossoli trovati nelle vicinanze del morto. Quindi cade l'inverosimile versione delle due ombre che sparano e poi fuggono dalla parte opposta a quella dove poi verrà rinvenuta l'arma om cida. Fu sparato sul conte prima che il disgraziato si awiclnas. se alla gradinata del giardino, in quanto seminudo e disarmato mal avrebbe pensato di procedere da solo verso 11 giardino stesso. Fu tramortito prima con un corpo contundente alla fronte, forse con la stessa pistola, e poi trascinato presso la gradinata dove venne finito con un colpo di pistola. Sete di danaro L'avvocato, appoggiandosi alle motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso Graziosi, afferma che la distinzione tra prova, indizio, presunzione e sospetto, la quale tanto ha affaticato la dottrina, involge un problema che dal punto di vista pratico ha ormai perduto d'importanza, polche nel sistema del nostro diritto positivo domina il ricordato principio del libero convincimento del giudice nella valutazione delle prove. Nessuna norma stabilisce quali siano quelle sulle quali 11 giudice può basare la propria convinzione: tutti 1 mezzi, tranne quelli non ammessi dalla legge, possono concorrere al raggiungimento della certezza nel caso concreto. L'articolo 461 del codice di rito — secondo precise parole della Cassazione — accenna infatti a mezzi di prova in ge¬ ncsvbqbctbcspCnatbTz nerale e niuno vorrà negare che l'indizio non sia anch'esso un elemento di prova. L'avvocato Paroli, con un'acuta e brillante disamina, accenna a quella serie d'indizi formidabili che affermano la piena colpevolezza di Alfredo Faotto, la cui vita fu tutta un imbroglio ed un'avventura peri colosa più per gli altri che per se stesso. La sua stessa sete perenne di danaro lo accusa Costui ha ascoltato i testimoni, ha ascoltato la terribile accusa di avere ucciso il fratello di sua moglie senza mai battere ciglio. E' assuefatto. Tufi i suol precedenti giudiziari conclamano il suo stoicismo e la sua proclività a delinquere. Ha rubato persino alla padrona di casa ed oggi afferma per difendersi che non aveva bisogno di danaro perchè era ricco a milioni e questa è un'altra spettacolosa bugia; lui, che per fare quattrini ricorreva a tutti i mezzi e giocava persino in borsa a riporto. Dal furto all'omicidio per rapina è breve il passo — cosi conclude l'oratore con appassionata parola — e questo omicidio per rapinare un patrimonio egli l'ha commesso la notte del 30 marzo '47. Alfredo Faotto non ha sentimento, nè onestà, nè cuore: è un delinquente che ha ucciso Qon premeditata crudeltà all'ultimo atto della commedia, che ha giocato sempre nella sua vita. Relegato in un carcere costui, che ora mi guarda sorridendo, possa, e glielo auguro, soffrire tanto da avere un Istante di pentimento. E soltanto allora potrà sperare nella indulgenza di Dio. Ercole Moggi ! ••-*>-•-

Persone citate: Alfredo Faotto, Paroli