Nel grande silenzio

Nel grande silenzio Nel grande silenzio Ultime ore nella camera ardente. Per quanto severa sia la guardia ai portoni di ferro, ogni tanto essi debbono pure aprirsi e salgono sempre nuovi grappoli di addolorati, talora fingendosi parenti, ma senza mentire gran che, tanto è l'affetto che li lega agli scomparsi. Così fiori nuovi raggiungono quelli appassiti, nuove lagrime si affiancano a quelle che non cessano di scorrere o dì tremolare sugli occhi disfatti dal-dolore. All'improvviso, un singhiozzo più lacerante, qualche grido acutissimo, poi silenzio. I ceri tremolano come se riscossi da una placida meditazione, e riprendono ad ardere in una preghiera tranquilla. Le lampade elettriche guardano con immobilità meccanica, unJimmobilità senz'anima e, non per questo, forse, meno accorata Commovente contrasto Mamme, spose, fidanzate, amici circondano — stringono — abbracciano le SI bare (ut te uguali nell'acero biondo, con un Cristo sul coperchio, una bandiera tricolore che le fascia, montagne di fiori che le baciano. Strano, commovente contrasto con il dolore che dilaga, stanno, sulle bare, le fotografie degli scomparsi, quasi tutte sorridenti, perchè colte nei momenti felici della loro vita. Più sorridente di ogni altra, forse, quella del nostro Cavatlero, U cui perenne ottimismo poteva soltanto essere troncato da una fatalità crudele come questa, una di quelle fatalità per le quali si cade senza combattere, e alle quali non rimane altra ricchezza che opporre un sorriso senza incrinature. Permettici di abbracciare il tuo sorriso, collega ed amico, il sorriso che incoraggia, e getta il brutto alle spalle. E' l'ora di andarsene, l'ora del distacco. I cuori' sonostretti nellangoscia^ ma qual che parola bisogna pur dirla. Parla Domenico Coqgiola, sindaco di Torino. Eg'li è un uomo sportivo, intelligente, umano, di quell'umanità che, per l'appunto, all'intelligenza si accomuna. La sua voce vorrebbe essere ferma, ma più cerca punti di appoggio e meno li trova, e più trema. Ed è per l'appunto « con anima tremante di angoscia » che egli azzarda un discorso, il quale « non può attenuare lo strazio dei congiunti » ma tvuol significare la solidarietà di tutti per la sciagura immane », sciagura sentita con uguale profondità, « in ogni parte del mondo dove il culto delle competizioni leali e civili esalta l'onore e la passione dei popoli. Il volo sportivo del Torino,, che durava ormai da cinque anni — conclude il sindaco — non è stato stroncato ma soltanto interrotto. I giovani hanno una tradizione da imitare, un esempio da emulare, un giuramento al l quale vincolarsi, per essere magari migliori ». Parla Barassi, presidente della Federazione calcistica. Egli esalta i cèduti e sintetiza i loro meriti, riassume il plebiscito sportivo che, intorno ai loro meriti, è stata una voce sola, col proclamare il t Torino » vincitore del campionato 191/9. Parla Argenta, consigliere delegato della Stampa subalpina, per esprimere anche a nome della Federazione nazionale della Stampa, « lo sbigottimento » che colpì la famiglia giornalistica all'annuncio della sciagura crudelissima e, insieme, il fraterno dolore strettosi intomo alle salme martoriate di Renato Casalbore, Luigi Cavallero e Renato Tosatti, martiri — perchè non dirlo? — di una professione generosa che mai commisura i rischi al vantaggio. Parla il prof. Dogliotti, a nome dell'Associazione calcistica del « Torino », per rin graziare Torino, e l'Italia tutta, e l'intero mondo civile, strettisi in un'unica fiamma di affetto intorno a un marti rio senza precedenti. Parla Corradini, in nome dei giornalisti sportivi — pai bmttPmsmrntuglia quasi sempre la più,audace del giornalismo, ove sii^n»iici attende nel l I e l eccettui il mestiere di guerra — anch'egli per esaltare e, nello stesso tempo, abbracciare i nostri cari scomparsi. Parla, ultimo, Andreotti, sottosegretario alla Presidenza. Egli rileva l'alto spirito umano che ha affratellato una nazione intera intorno al dolore di una parte, e promette l'interessamento del Governo la/finché il calcio italiano non debba troppo soffrire per la tremenda ferita, e siano convenientemente aiutate le famiglie dei caduti ed i loro orfani. Passano le bare I discorsi non sono ancora finiti che le prime bare già partono. Una doppia fila di Ho scalone il triste onore di portare a braccia i resti mortali dei loro cari, una frazione, quasi, della. loro anima che si diparte. E\dove quattro basterebbero, \sono 6, S, magari dieci. E chi non trova posto si stringe in¬ torno. Passano, le bare, tra due file di carabinieri in alta uniforme che scattano sull'attenti e nel saluto, passano sotto due gagliardetti sportivi abbrunati, entrano nella folla come in un abbraccio gigantesco. Scendono per primi due piloti — e poi i giornalisti — e poi, nell'ordine che vedremo in corteo, tutti gli altri. Saluti, lagrime, segni di croce al passaggio. Il cuore si stringe alla visione di una figura bionda che serra al petto un mazzo di gladioli — simili alle spade nelle immagini della Vergine. Ella ha pianto visibilmèn7e tutte le sue lagrime ed è così pallida che direbbe abbia esaurito in pianto filtro il proprio sangue. Chi è ? Una donna. La donna quasi sim- bolica che la sciagura ha martoriato. La bara di Mazzola è portata a spalla da tutti ex-capitani delta nazionale. In testa, Pozzo. Il corteo si muove. Senza musica. Questo dolore ha bisogno di silenzio. In testa un manipolo di civici con bicicletta a mano. Pompieri. Croce Verde. Aeronautica. Fiat. Aeronautica, picchetto armato. Squadra della Pro Vercelli. E ne vedremo anche altre: il Novara, la Lucchese, l'Inter, la Juventus, la Sampdoria, il Casale, i « ragazzi » della Juventus, i « ragazzi » del Torino. Forse qualcuna ci è anche sfuggita, ma ci muovevamo in una marea di almeno mezzo milione di persone, e qualsiasi lacuna ci sia perdonata. Seguivano le « Resine », i « frati francescani », il Capitolo salmodiante. E poi, corone. Leggiamo « Presidenza del Consìglio », « Camera dei Deputati », « Ministro della Difesa >, « Corpo Consolare di Torino », « Città di Torino », « La Stampa », « La Gazzetta del Popolo », e come citarle tutte se sono più di 200? C'è una corono dell'Associazione calcistica francese, ce n'è una au- ,striaca, quattro del Portogalilo, rappresentato dal console Bagna,' c'è quella dell'ambasciatore americano. Lagrime e saluti E bandiere, poi. Abbiamo cercato di contarle, ma l'occhio si confondeva. Città e sodalizi hanno gareggiato nell'essere presenti. Nel gruppo di testa, esse erano 162 ma, in lontananza, se ne vedevano ancora. A un centinaio di passi uno dall'altro, seguono i feretri su autocarri militari stracarichi di fiori. Due per ogni autocarro, e i tre giornalisti in uno solo. Essi seguono in questo ordine: Meroni, Biancardi; Casalbore, Tosatti, Cavallero; Agnisetta, Civalleri; Egri, Lievesley; Bonaiuti, Cortina; Mazola, Bacigàlupo; Ballarin Ai- . \d°' Ballarin Dino; Bongwrnx, \ Grava; Fadini, Castigliano; Gabetto, Ossola; Loick, Grezar; Martelli, Maroso; Rigamonti, Menti; Schubert, Op.erto; D'Inca, Pangrazzì. Via Roma è gremita nei portici e straripa per cinque file almeno verso il centro. Dovunque saluti, lagrime, occhi rossi di pianto, pioggia di fiori. Ne piovono tanti che par di camminare sulla scia di processioni al « Corpus Domini ». E segni di croci, nomi sussurrati affettuosamente al passaggio. Così in piazza Carlo Felice, dove la gente è appollaiata sugli alberi ed è salita persino sul più alto cornicione della stazione ferroviaria; così in corso Vittorio, cosi in corso Umberto, così in via Alfieri e fino alla chiesa di San Giovanni. La preghiera delle donne e del bimbi

Luoghi citati: Cortina, Italia, Ossola, Torino