L'inchiesto delle autorità sulle cause della catastrofe

L'inchiesto delle autorità sulle cause della catastrofe L'inchiesto delle autorità sulle cause della catastrofe Il racconto del priore della Basilica - Una fiammella s'accende nella notte tra i rottami e si spegne all'alba Nella mattinata di Ieri una commissione di tecnici aeronautici ha oltrepassato il cancello del giardino ove cadde il trimotore, e ha sostato, a lungo, sulla spianata che accoglie i rottami. La commissione, aiutata dai carabinieri della stazione di Superga, ha compiuto un minuzioso esame dei vari pezzi, rimovendone la maggior parte. Tale operazione ha provocato, purtroppo, macabri ritrovamenti : spostando il carrello, è venuto alla luce un braccio: altri re sti sono stati via via scoperti fra le lamiere contorte e an-liierite. I resti, pietosamente composti, sono stati più tardi sistemati su di un'autoambulanza e trasportati al Cimitero Generale. Inoltre i carabinieri rinvenivano nuovi indumenti, pezzi di valigie, oggetti personali, frammenti più o meno ampi di fotografie o di carte d'identità: il tutto andava a raggiungere l'altro materiale già ritrovato e depositato, per ora, nella caserma dei militi. Non si sa se la commissione dei tecnici abbia potuto trarre delle conclusioni: ma, ciò, tuttavia, appare alquanto Improbabile. L'urto deve essere stato spaventoso: la vedetta dell'apparecchio che ha picchiato per prima contro il muro è completamente scomparsa: come pure sono scomparsi i posti del due piloti e in rottami minuti è finita là cabina ove erano i passeggeri: invano si è cercato una traccia di poltrone o suppellettili. L'unica rimasta intatta (In senso lato) risultava la coda, con un mozzicone di fusoliera. H resto — ripetiamo — era o un ammasso informe di lamiere o un tritume irriconoscibile che strideva sotto i piedi di coloro che s'avventuravano sul posto. Durante la preghiera Don Tancredi Rie sa, priore della Basilica ci ha narrato come sia stato un altro sacerdote ad intendere l'approssimarsi dell'aereo: il sacerdote stava pregando in una cameretta che è posta appunto nella parte posteriore della basilica, sul lato sinistro, quando la sua attenzione veniva attratta da un rumore possente che s'ingigantiva sempre più. «Un velivolo? Con questo tempo? Così basso? ». Con un eerto sgomento i! prete, chiuso 11 libro delle preghiere usciva dalla stanza e faceva per portarsi ad una finestra del corridoio. In quello stesso istante rintronava un colpo orrendo, seguito da altri rumori simili a quelli prodotti da un asse che si spacca, scricchiolando, In più pezzi. La catastrofe era avvenuta. Don Ricca e questo sacerdote accorrevano nel giardino e non potevano far altro che tentare di estrarre — con 1 carabinieri e alcuni animosi — 1 corpi straziati degli infelici. — Uno spettacolo atroce, Indimenticabile — ha dichiarato il reverendo — sono ancora stravolto... che Dio accolga tutti i trentun morti. Noi tutti sacerdoti della Basilica di Superga abbiamo pregato tanto per loro. Ieri sera abbiamo sostato a lungo dimanzi ai resti del trimotore: e abbiamo pregato, abbiamo invocato il Signore per le loro anime. Io confido che mercoledì prossimo, quando celebrerò una prima Messa di suffragio, molte persone salgano qui, nella chiesa, per unirsi alle nostre preghiere, Lo strazio provocato dalla sciagura ha percosso in modo particolare tutti gli abitanti di Superga. Uno diceva: « Pro prio la cima del nostro colle doveva essere la tomba per tanti ragazzi... ». Anche 1 carabinieri della locale stazione si mostravano agitati, aggrondati, Impressionati. Durante tutta la notte essi, oltre il cancello, avevano vegliato. Una lanterna, all'entrata del giardino mandava una bieca luce: il luogo del disastro era compi e tamari te immerso nel buio. Ma ad un tratto si verificava uno strano fatto, che, 11 per 11, sbigottiva i militi, dinan zi ai cui occhi assumeva un «.giuncato prodigioso, quasi ■òprannaturale: fra i rottami, Improvvisamente, si accendeva un debole bagliore rossastro, che andava man mano aumentando d'Intensità. Sembrava che fra 1 relitti dell'aereo qualcuno, scivolato sdir nuovamente nel giardino : >n3a che i carabinieri se ne accorgessero, avesse acceso una lampada votiva. Per qualche minuto gli uomini di guardia restarono co- me impietriti fissando quella 'luce rossa. Infine un brigadiere si scuoteva, avanzava: il bagliore era causato dalla gomma di' una delle ruote che, non si sa come, aveva preso (o ripreso) a bruciare. Nessuno — per un sentimento confuso e ìnspiegabile — osava calpestare e spegnere la tenue fiammella: che per tutta la notte guizzava tremo- landò e che, poco dopo il gri gio albe^g-are. s'estingueva // dolore dei ragazzi Et dolore della città apparve più straziante, com'è natii rale, alla sede dell'associaz'one Calcio Torino, in via Alfieri. Qui era il luogo più frequentato dai giocatori granata: e qui la loro assenza veniva maggiormente sentita, il senso della loro tragica scomparsa era più vivo, più opprimente. In permanenza, da 24 ore, senza concedersi riposo o toccar cibo, stava In segreteria uno dei dirigenti, il signor Bachmann, vecchio giocatore del « Torino »: con lui era un addetto alla segreteria, il signor Comba: tutti e due con gli occhi gonfi e rossi di pianto. Attorno a loro v'erano alcuni giovani delle squadre « riserve » e « ragazzi ». C'era Toma, uno del superstiti, con l'impermeabile scuro e il viso stirato, pallido. Nella mattinata erano giunti alla sede diversi parenti delle vittime: una catena ininterrotta, dolorosissima, di spalle scosse dai singhiozzi, di grida, di parole affannose, di invocazioni disperate. Erano giunte la mamma e le sorelle di Martelli; e la mamma e i fratelli di valentino Mazzola; e poi era giunto il padre di Buongiorni che aveva detto semplicemente: « Sono venuto a riprendere mio figlio: lo voglio sepolto nella terra ove abito, vicino a me ». E lo stesso desiderio hanno espresso i parenti di Bagigalupo, fratello e cognato: « Ce lo vogliamo portare a Savona, il nostro ragazzo... tutti gli sportivi della città lo attendono: e lo attende il suo mare...». E poi è giunto, affranto, sperduto, spaurito, il terzo del fratelli Ballarin: e i congiunti di Rlgamontl: ed è giunta la sorella di Gabetto, la quale, soffocando il pianto, con voce sommessa, è riuscita a pronunciare una frase, una sola frase: « MI piacerebbe tanto che vicino a Guglielmo venisse sepolto il suo caro amico, il suo amico inseparabile: Ossola... ». Lo strazio per la catastrofe, ripetiamo, ha sconvolto chiunque: ma vorremmo dire che ha addirittura schiacciato, sotto il suo peso, i « ragazzi ». Il disastro ha causato, per loro, l'inabissamento d'un mondo: di un mondo che, vorremrro dire, era una parte viva, onnipre sente, della loro vita. Il « Toro », le grandi partite, le folgoranti vittorie della « loro » squadra, l'ansia di una batta- fila sportiva: e le parate di ìaclgalupo e le « staffilate » di Mazzola e le discese di Menti e l'irruenza di Casigliano e 1 rimandi di Ballarin e Maroso — tutto questo erano parole, frasi, gesti, raffigurazioni quasi eroiche, quasi mitiche per i ragazzi. E £1 colpo, per loro, è stato, sotto un certo aspetto, ancora più duro e crudele. Perchè il Tonno riviva All'entrata della sede del « Torino » era stato posto un grosso libro per raccogliere firme di adesione al lutto. Centinaia e centinaia di persone salivano lo scalone per apporre la propria firma: molti gli anziani, ma moltissimi 1 ragazzi — bimbi addirittura di otto, dieci anni che vergavano nome e cognome, con scrittura Incerta, facendo scricchiolare forte la penna e sporcando 11 foglio d'inchiostro. Poi si guardavano attorno e chiedevano timidamente, a voce bassa: « E' qui che veniva Mazzola? E Loik ? ». SI, per molti è stato un colpo duro: e non solo moralmente. Ci consta che numerosi ragazzi (conosciamo anche il nome di uno di essi: Beppe Dondona, studente gin- naslkle, di 14 anni, abitante invla S. Francesco d'Assisi 75) sono stati colti da fortissimo choc nervoso, subito dopo il tragico annuncio ed è stato ne-cessarlo metterli a letto. Molti e molti episodi stan-no a testimoniare l'angoscia dei più giovani: alla scuola « Pacchiottl » la maestra signora Zucca, che fu già insegnante di uno degli scomparsi, Gabetto, mentre entrava in ' classe, veniva circondata dagli scolari che la supplicavano di ricordare qualcosa della vita dei giocatori morti. La maestra li accontentava: e dopo poche sue parole, tutti piangevano. Un bambinello di sei anni si alzava ed esclamava: «Bisogna portare fiori, tanti fiori, bisogna coprirli di fiori...». E un altro di sette anni: «Io pregherò il buon Signore che li tenga tutti insieme in cielo e permetta loro di giocare ancora, lassù, partite di caifio...». La signora Zucca singhiozzava e diceva di sì. Al « Cavour » un gruppo di studenti stavano giocando a palla-canestro: giunse, trafelato, un ragazzo e diede l'annuncio. Fu un solo grido, tutti accorsero: « C'era anche Casalbore? C'era anche lui? ». Renato Casalbore si recava spesso ad assistere agli incontri degli studenti e li incoraggiava nel loro sforzo di rendere popolare ed accetto 11 gioco della pallacanestro. « Si — rispondeva chi era al corrente della catastrofe — è morto anche Renato Casalbore: è stato trovato il suo passaporto... ». Tutti uscirono dal campo, a capo chino, in silenzio. E dallo stesso « Cavour » è partita una lettera di altri giovanissimi studenti, diretta al commendator Ferruccio Novo. La lettera dice: « Il Torino, U glorioso Torino dovrà risorgere: non può essere morto sul terrapieno della Basilica di Superga. Il Torino rivivrà: e noi 8upplichl_.no coloro che sono in piedi di adoperarsi per questa resurrezione. Che il Torino risorga: questo è il nostro voto ardente. Attendiamo ouel giorno — dn cui vedremo "ancora delle maglie granata sul campo — come uno dei giorni più belli della nostra vita ».

Luoghi citati: Assisi, Ossola, Savona, Torino