Rakosi all'avanguardia nella battaglia contro Tito di Gino Tomajuoli

Rakosi all'avanguardia nella battaglia contro Tito IN UNGHERIA NON SI PARLA PIÙ' DI BELA KHUN Rakosi all'avanguardia nella battaglia contro Tito (Dal nostro inviato speciale») BUDAPEST, aprile. L'altra mattina m'incontrai con un capotecnico ungherese che avrebbe dovuto farini incontrare altre persone ma per colpa del Szabad Nep, il giornale del partito, facemmo tar- * e mancammo gli appunta-[ menti. Comunista o no, ogni sci che commedia'' » J SQlìlHIoaia f », Fo„se c„SOj fnsse cnlpa dei, distributori o che so io, ac-'cndde che il mio amico non i trovò il giornale alla solita] edicola e poiché la prospettiva rfi mostrarsene privo lo teneva'. in agitazione, andammo a cer-ìcarlo due fermate di tram più.avanti. Ma anche in quell'odi- cola il «Szabad Nep» era] unto. Il fatto era straordì- nario e ci fu spieqato da, uni terzo rivenditore che, conle-\nnandoci la copia meztosa, \disse: «I capi hanno comin-\ ciato a divorarsi fra loro. Il\compagno Dimitrof è stato si-ìturato ». INell'ultima pagina, confusa fra i fatti diversi, leggemmo la grande notizia. « Ci siamo disse con rabbia il mio ami- co, mentre, ormai in ritarda,', correvamo verso il tram —\Tito ha i giorni contati». \IlilllllllllllllllllllllllllllllllllllllilllllliiiiiiHllim [non interessasse nessuno. Ma se tutta l'Ungheria da dieci MNel tram sovraccarico creici portava verso i sobborglnÌindustriali di Budapest, il mio lcompagno sbandierò il gtor-.nale e sembrò rapito dall''artt-ìcolo di fondo. Tutti facevano j come lui e pareva che quellaìnotizia, là in ultima paginaì I «Vede che commedia dobbia-t, f ? t m , fi t dii, interessarsi alle diatribe gtor-\ 'naliere sugli slakanovistì e /' i knlaki; prima di. parlare ormai' ]bisogna sapere quel che oc-' correrà, dire, parafrasando le['.conferenze di fabbrica. E' pos-'ìgibile — ai domandava — an-i .dare avanti così* Peggio che ai tempi di Bela Khun*. \] M'accorti aauelle varale chA "SF^ISt.«.SKi^lZ i \ero m Un.?he"a »«>««° P™ \nK™aJ?*l «°™e del_ sangui\ ntano dltttat°r1l comunista, pro\*W?5&L dell'effimera rivolta ìff'1^ P?%1%? 86 W par' Ila mal> 9h chiesi ? « Hanno paura di Tito, rispose; neanche l'America gli fa tanta paura ». Mi spiegò che Bela Khun è messo al bando ', perchè, a torto od a ragione, \molti ungheresi credono che \se fosse tornato dalla Russia m iimmiinimiimiimimmiiiiiiimmiiiiim tutti i suoi collaboratori aatMora sono scomparsi, eccetto si sarebbe comportato come Tito e molti lo preferiscono ai moderato ma ortodosso Mattia Rakosi. Per questo è proibito persino informarsi se sia stato « liquidato », copie vogliono alcuni, o se viva ancora esiliato in Crimea. Anche l.ttt-ì ; bijmJ ,.r.ll/i htwnlnvì d'Ol- con Stalin contro Trotszki; og- at è ,j capo comunista più influente ed ascoltato fra quanti sono stati inviati a go vernare i paesi soggetti. Gode la fiducia di Stalin e del Po- [litburò, dicono i suoi sostenitori. Fiducia meritata, Mattia Rakosi è oggi alla testa della ortodossia bolscevica contro l° scismatico Tito e le devia«*>») che affiorano negli altri affiorano negli altri paesi del blocco orientale. Sorriso bonaccione Strano destino U suo: in patria, porta avanti riforme radicali con delicatezza e gradualità, attento a crearsi il minor numero possibile di nemici e di scontenti applicando con molta autonomia i piani generali stabiliti dalla Russia e dal Commform per la rapida comunistizzazione del suo paese; fuori di questo, mostra una durezza ed un fanatismo che sembrano accordarsi assai poco con il suo sorriso bonaccione. Il fatto è che Rakosi sa di dover combattere in Ungheria una battaglia difficile, che può vincere solo usando il meno possibile la forza e il più possibile la « legge ». Alcuni dei suoi più vicini collaboratori parlano, fra iniziati, di un retroscena molto strano e che getterebbe molta luce su quella politica. Si dice, in poche parole, che Mosca non avrebbe voluto agire contro Tito, sottovalutando l'importanza della sua eresia e sopravalutando quella degli elementi ortodossi rimasti in Jugoslavia. Sarebbe stato Rakosi a convincerla che invece il pericolo era serio e che era vano contare sugli avversari di Tito. Secondo Rakosi lo scisma jugoslavo itone il comunismo internazionale, e la Russia stessa, di fronte ad una crisi ancora più grave di quella trotszkista perchè si sviluppa, fuori dei confini russi, in un momento decisivo per le sorti del comunismo europeo;' la diffusione dell'eresia può estendersi con la rapidità di una reazione a catena, se la situazione internazionale della Russia dovesse indebolirsi. Occorreva non lasciar tempo a Tito di rafforzarsi economicamente e politicamente. Il , 1c<"1"1*'0 ideologico e strategico ìc°n l'Occidente doveva qumi"' passare in seconda linea si."0 a Wanda Tito non fosse !8'0*0 soppresso, ad ogni co¬ sto. Il comunismo, avrebbe detto Rakosi, può subire uno ]scacco per opera degli occi\dentali senza perdere la sua forza d'attrazione, ma sarebbe colpito a morte se lascerà impunita la pericolosa eresia che disconosce l'autorità indiscussa del partito comunista bolscevico. Meglio abbandonare il blocco economico di Berlino, avrebbe detto, che risparmiare ancora Tito. Un retroscena Nonostante la sua autorità, Rakosi non riuscì a convincere subito Mosca e nemmeno gli altri capi del Cominform. Sembra, poi, che anche i diplomatici e i militari sovietici residenti in Ungheria dissentissero dalla sua tesi: temevano, si dice, le ripercussioni all'interno dei partiti comunisti balcanici « di troppo giovane ed affrettata costituzione »; la politica di Rakosi poteva incoraggiare il latente spirito di autonomia ideologica e politica degli stati satèlliti e provocare il crollo repentino di tutte le posizioni strategiche sovietiche nei Balcani, invogliando gli occidentali ad un intervento, fatale per la Russia. Parrebbe che anche i più alti dignitari del regime sovietico, come Molotov, fossero di quel parere. Ma Rakosi insistette a questo solo fatto dovrebbe confermare la sua importanza ed influenza. Mandò a Mosca Peters (che è amico personale di Stalin e l'aeminenza grigia» del partito bolscevico nell'Europa Orientale: è un ex-sarto divenuto ora capo della polizia po[ Ut>ca: è l'uomo che si vantò |'«» anno prima di arrestarlo . _ I Prf»"3'° sowefico, si sarebbe i'0'f'' oaìlt Menziono d'interl che avrebbe obbligato il cardinale Mindszenty ad accusarsi pi'bblicamente) e Peters foca prevalere la tesi di Rakosi: che si sarebbe perduto tutto se non si fosse fatto nulla; agendo, si sarebbe salvato Ù vento agli occidentali e restaurata l'autorità dommatica dei principii marxisti-staliniani. I cambiamenti nella compagine governativa russa, le epurazioni d'Albania, Bulqaria a Romania sarebbero la prima conseguenza del trionfo della tesi di Rnkosi. La seconda dovrebbe essere l'attacco a Tito. Non so cosa ri sia di vero in questo racconto, che. ho da fonte assai seria: so che l'eresia di Tito, le esitazioni sovietiche e la politica punitiva di Rakosi hanno determinato negli ambienti comunisti di questi paesi un'atmosfera d'incertezza. Ne ebbi la prova pochi giorni fa quando un alto funzionario comunista, uno del maggiori d'Ungheria, mi disse che la battaglia contro Tito sarà « ormai » molto aspra [perche 'la sua eresia, in se \Stessa poco pericolosa, ha sve lats° improvvisamente la inti. i"1'1 debolezza della Russia o, Mper lo meno, l'ha lasciata sup- porre ». Gino Tomajuoli