I residui passivi

I residui passivi I residui passivi Nei circoli finanziari aveva fatto grande impressione un nostro articolo nel quale dimostravamo che la entità dei residui passivi non era di settecento miliardi come l'on. Pella asseriva, ma di novecento. Era naturale che il ministro desse alle agenzie ufficiose l'incarico di una smentita. Ma poiché la nostra affermazione, confermata anche dalle risultanze della commissione finanziaria del Senato, non mancava di un solido fondamento, l'on. Pella, con democratico procedimento, ha posto a disposizione nostra e, naturalmente, della suddetta Commissione, tutta là contabilità della ragioneria dello Stato. Anprofondito l'esame è risultato innanzi tutto, come afferma il ministro nella sua esposizione al Senato, che all'epoca della nostra pubblicazione i residui passivi risultanti dai documenti della ragioneria dello Stato erano novecento e sessantatre miliardi. Senonchè, fatto strano ed eccezionale, si erano pagati 150 miliardi senza che fossero stati contabilizzati ! E il pagamento di questi 150 miliardi non è avvenuto in una volta sola, ma scaglionato in molte riprese: circostanza questa aggravante. Non si ha il diritto di esprimere l'augurio di una più aggiornata contabilità? Non era possibile venire ad una conclusione diversa da quella da noi affermata, quando non esistevano i documenti giustificativi dell'avvenuto pagamento. Rifacendo i conti esatti sulle ultime risultanze dobbiamo dedurre dai 953 miliardi 150 già pagati e non registrati, e cioè oggi si hanno 803 miliardi. Non vogliamo essere troppo pessimisti affermando che anche questa cifra non corrisponde al vero, ma oc corre ricordare che manca qtdplnfsdcnlfnsSscsv1csPcmgtopaBscnzs5rno, per un conto esatto, i consuntivi di molti bilanci, a cominciare da quelli del'1942-1943, che certamente daranno spiacevoli sorprese, dovendo essere considerati quei bilanci come i più pesanti della nostra finanza. Nè ci induce all'ottimismo l'innovazione invalsa (che non trova la nostra approvazione) del sistema delle annualità e dei contributi scaglionati in lungo periodo che consente, è vero, di «r jbilitare il risparmio in concorso con le disponibilità del bilancio», ma che fatalmente aumenta i residui passivi, e sposta, ma non attenua il deficit dello Stato. Questa innovazione non lignifica altro che dilazione del pagamento dei debiti già accertati nella loro vera entità affidandone il pagamento alle speranze e al futuro. Conclusione: i residui passivi saranno superiori agli 803 ammessi dal ministro, e superiori di assai ai 900 affermati da noi. * * L'on. Pella confessa lealmente il suo errore di prevvaione dell'esercizio 194748: previsioni 311 miliardi, effettivi 787 miliardi e non nasconde la gravità dell'errore scrivendo : « Come sapete la realtà si stacca di gran lunga dalle previsioni aggravandone singolarmente le risultanze. In tale esercizio vennero a trovare epilogo impegni ed oneri potenzialmente maturati nel corso di anni precedenti ». (In parole povere, ma schiette, non si tratta di residui passivi?). H lettore non ha certo dimenticato che appena presentato quel bilancio noi abbiamo sostenuto che il deficit sarebbe stato di molto superiore ed esprimevamo allora il nostro disappunto perchè da Roma partisse una nota così stonata di ottimismo, mentre la realtà imponeva un più energico richiamo a tutti gli italiani e agli stessi ministri responsabili. Rimane sempre difficile spiegare perchè in Piemonte si abbia con estrema facilità una visione più realistica che non a Roma. Sulle rosee previsioni pel bilancio 1949-50 noi faccia mo le più ampie riserve e non crediamo al deficit di 174 miliardi. Già fin da og- gi possiamo affermare che abusando, come effettiva- mente si abusa, del fondo li-re Erp. si crea una situazio-c-i„«.i,>in i„„.rtn nht> ne finanziaria incerta cne ne ima.. . |1t | puo da un momento allal-tro assumere diversi e non gradevoli aspetti. Il senato- re democristiano Cappa ha calcolato recentemente che nel bilancio 1949-50 si sono attinti 200 miliardi da questo fondo. E i 506 miliardi della riforma agraria dove troveranno la loro sede. Inquella dello « stato degli «»- vextimenti», che ha susci- tato in noi tante riserve. I'fondo lire non è inesauribi- le ed il 30 giugno 1952 nonè troppo lontano. Cessando queste entrate assolutamente straordinarie il deficit dello Stato aumenterà in proporzione, ferme restando le spese slanziate. Ancora altre considerazioni ci convincono che il deficit di 175 miliardi dovrà subire altri aumenti, tenendo conto che molti impegni che nei bilanci passati erano assunti direttamente dallo Stato, nei bilanci futuri figureranno direttamente nel passivo dei molti enti statali e parastatali, ma lo Stato ne è sempre il responsabile e sulle sue spalle ricadrà oggi o domani il passivo. . • .. Una grave incognita grava inoltre sul bilancio 19491950: l'incognita del risarcimento dei danni. In questa annosa questione l'on. Pella dovrebbe prendere una concreta decisione. Sono seimila miliardi di danni di guerra reclamati dai privati. Finora solo i più zelanti o i più influenti sono stati pagati abbondantemente ; alcuni poco, molti niente. Bisogna che vi sia una giustizia uguale per tutti. L'incertezza d'oggi significa nello stesso tempo ingiustizia e minaccia al bilancio statale. Queste premesse pel 194950 ci permettono di non fare affidamento all'affermato pareggio del 1952. Crediamo per contro che il 1952 sarà un anno cruciale. E che tale sia l'hanno proclamato con parole. piene di angoscia, tanto i ministri inglesi, che il presidente della repubblica francese. « Non bisogna pensare, dice il terribile Cripps, che un bilancio statale si chiuda ermeticamente entro i 365 giorni. Bisogna formare delle eccedenze che possano servire come riserve per le eventualità future che il governo potrà gettare sul mercato, aumentando le spe se statali, nel momento in cui all'inflazione subentrerà 'la deflazione. Quando gli aiuti americani saranno esauriti l'Inghilterra e l'Europa avranno bisogno di ogni riserva messa da parte nell'intervallo ». E il Cripps ogni anno accumula a questo scopo riserve quasi pari a tutti i nostri debiti. Il presidente della Repubblica francese ammoniva i suoi contadini : « Pensate al 1952, provvedete affinchè questa scadenza ci trovi finanziariamente preparati. In caso diverso non avrete la scelta che fra la miseria e la servitù ». Cosa diciamo noi agli italiani ? a. f. UIIIIIIIIItlltMIIIIIIMIIIIIMMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Persone citate: Cappa, Cripps, Pella

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Piemonte, Roma