I messaggi di Umberto e i dissensi tra i monarchici

I messaggi di Umberto e i dissensi tra i monarchici I messaggi di Umberto e i dissensi tra i monarchici II documento è opera di malcauti consiglieri? • Contraddizioni e inesattezze • I commenti dell'on. Cove! li, l'inviato misterioso di Cascai» Roma, 14 aprile. Innanzi tutto riassumiamo: i due messaggi di Umberto di Savoia sono concepiti e redatti per esortare tutti i monarchici a riunirsi nelle file del partito nazionale monarchico; monarchici sardi, chiamati specificatamente in causa data l'imminenza delle elezioni regionali, sono invitati dall'ex-re a votare compatti per i candidati del P. N. M. ; l'attività svolta finora in parlamento dai deputati e senatori del partito monarchico è approvata ed elogiata dal sovrano in eBlllo. L'ordinamento regionale che si è dato la repubblica italiana è da1 lui viceversa acerbamente deplorato. Inoltre: l'on. Covelli, segretario generale del P. M., è stato a Lisbona due volte per concordare i termini dei documenti umbertini, e laj vicenda nel suo complesso hai provocato infine una crisi acuta tra monarchici dentro e fuori del partito. Tristezza ed esultanza E' questo 11 succo degli elementi che sono apparai alla conferenza stampa di stamane tenuta dallo stesso on. Covelli alla presenza dei maggiorenti del partito, di una rappresentanza di devoti alla monarchia e di un cinquanta giornalisti fra italiani e stranieri. Covelli era commosso, e al momento di concludere la lettura dei messaggi si sono viste lacrime rigare il volto di lui e dell'on. Consiglio. Nella loro qualità di promotori, o per lo meno di artefici massimi dell'impresa di cui si parla, era giusto che accentuassero la propria partecipazione all'avvenimento, che riempie di esultanza 1 dirigenti del P. N. M., rattrista i monarchici dell'U.M.I. e lascia perplessi gli osservatori estranei sull'utilità che ne può derivare alla causa monarchica. A vantaggio di questa Umberto esorta all'uni tà di tutte le forze attive («sono sicuro - dice - che in ogni mnmontn " mnnornhi,.i OI,„°! momento i monarchici appari-ranno uniti come una forza at- ti va al servizio della patria e della libertà») e l'on. Covelli nel suo commento si è scagliato contro i monarchici dell'U.M.I. che esitassero ad assumere « come 11 nostro parti- '.' uà i.oiuui uncini, aclista uuu* giochi, senza eccessive co-to fa da oggi, una posizione chiara oltre che legalitaria e democratica nei confronti della repubblica, senza timori, senza conformismi, senza doppi gioch' modi tà » La posizione del partito i i l ; i a e à i o . e . l e i aj ai a e a e a o i a o i a a v., li à a i i muta, in quanto l'on. Covelli interpreta il messaggio dell'exre quasi come don Sturzo trentanni or sono interpretò 11 ritiro del non expedit da parte di Benedetto XV e, come Sturzo chiamò a raccolta tutti ccbbDdi icattolici, cosi oggi Covelli chia- ! ma nel suo partito tutti i mo-inarchici. Il re lo vuole, dice Covelli, e mostra per docu-imento la breve esortazione ve-|nuta da Cascais: «Ai fedeli amici della sempre tanto ama-|ta Sardegna desidero giunga,alla vigilia delle elezioni re gionnlt — 11 mio pensiero affettuoso, sicuro che, uniti Intorno ai partito nazionale monarchico, affermeranno nuovamente le più nobili tradizioni del generoso popolo sardo». Interpretazione difficile L'esempio ha da valere oltre 1 confini della Sardegna, evidentemente; infatti, stando ai termini del messaggio diretto ai parlamentar) monarchici, Umberto raccomanda che la questione istituzionale sia tenuta viva nel Paese, dato che l'atteggiamento finora tenuto non si è dimostrato sufficiente a « sanare uno stato di crisi pieno dì incognite preoccupanti; e infatti i pericoli per la viva compagine del Paese da me prospettati nel messaggio in cui tre anni or sono annunciavo la partenza per l'esilio non sono frattanto cessati ». E' questo il punto del messaggio di più difficile interpretazione, poiché Umberto dice pure che, se fosse stato tenuto un atteg- oni I esempio, che nel proclama ìcongedo dagli Italiani il le contraddizioni e delle inesattezze che nel messaggio sono convenute. Non è esatto, ad di i-1 congedo dagli Italiani il 13 t- SiuSn° \946 Un*er*° aves?e e | Prospettato «pericoli per la li jv:va compagine alsi- giamento diverso da parte sua I e da parte dei monarchici, sejne sarebbero avute « ripercussioni di incalcolabile portata». Di queste ripercussioni Intende adesso andare in cerca? Non è legittimo il supporlo, onde l'oscurità del senso può forse venir messa nel conto del- va compagine del Paese»: non c'era in quel messaggio che una serie di proteste vivaci e reiterate contro ir Governo dt De Gasperi accusato dì compiere « gesti rivoluzionari » in dispregio alls lrggi; di assumere « con atto unilaterale e arbitrario poteri che non gii '.' ispettano »; tanto che il re di- u* ■ • • . o-I^V^^^^J^ie e li, po ll o rendermi complice della Illegalità che 11 Governo ha commesso», preferiva lasciare il suolo della patria additandosi a esempio « a tutti coloro 11 cui animo si ribella all'ingiustizia ». Il suo esempio doveva intendersi non già come un invito a seguirlo in esilio, beninteso: ma a rivolgere il pensiero all'unità della patria, astenendosi dal fomentare altre discordie fra italiani. C'è un'altra inesattezza dove si allude a « esasperati antagonismi di regioni e di classi», poiché ci sembra che per le regioni non si possa parlare di « esasperati » antagonismi reciproci, per Io meno non tali che Isla lecito paragonarli alla lot il à è erele|ta dì claBse, e via a S. le re he re lei s annotando si potrebbero cogliere diverse incongruenze, tra le quali una un e, le aze si lorhe è grave: si trova detto che il nostro popolo « ner quasi un secolo» considerò retaggio in- tangibile del risorgimento la dignità Italiana, il sentimento unitario e la devozione alla patria. Ora non più? C'è qui un'affermazione che per ìomeno è sconveniente da parte mo o e odi un sovrano che dall'esilio si volge a considerare il popolo sul quale egli ha regnato. Oli errori dei monarchici Non sarà opera di Umberto questo messaggio: lo vogliamo augurare a conforto dell'animo dei leali monarchici, ai quali sempre sarà conforto lo immaginare che 1 errore del re sia tra quelli comuni e nume- rosi nel quali incorrono i so- vranl per colpa di malcauti consiglieri. Del resto è noto i e che sono gli errori dei monarchici che consolidano le repubbliche, come dimostra molto bene la storia della Francia, Dopo tre anni dalla nascita della terza repubblica il conte i ili Chambord mandò una lette - ! ra al signor Chesnelong, un -isuo devoto, che la fece stame pare sul giornali: « Cette lettre -i/«ira la republiquei, fu detto -|subito, e Carducci immaginò i la sagra di Enrico V, il «Dei-|fin dai capei grigi» invocato a,dai monarchici francesi: «Vi- fnoani e ii o i, a e o va il re! ma il del di Francia - non conosce il sacro segno e la seta vergognosa - si restringe intorno al legno... - Viva il re! ma i lieti canti - ne te trombe e ne le gole - arrochiscono ed aggelano - su le bocche le parole - viva il re - ma dagli avelli... » : e si ricorda il resto della macabra ode. Nessun auspicio così funesto si intende qui ripetere, sia chiaro; ma è stato richiesto a ogni buon conto all'on. Covelli perchè avesse prescelto per dare lettura dei messaggi di Cascais la giornata dei Sepolcri. Vittorio Gorrcsio

Luoghi citati: Francia, Lisbona, Roma, Sardegna