La Francia ha sostenuto all'Uno la tesi italiana sulle colonie

La Francia ha sostenuto all'Uno la tesi italiana sulle colonie La Francia ha sostenuto all'Uno la tesi italiana sulle colonie Probabilmente oggi parla il nostro ministro - Quasi raggiunto un accordo a tre sulla Germania Incertezza Roma, 7 aprile. L'attenzione è protesa verso !1 dibattito dell'UNO a proposito delle colonie italiane. Le prospettive sono forse meno buone di quanto non si fosse sperato- _no a qualche—setti» mana addietro ma, poiché le decisioni non sono ancora prese, è opportuno sospendere ogni valutazione in merito. Il bilancio si farà quando saranno resi noti i risultati, e solo allora sarà possibile commisurare i vantaggi conseguiti e i sacrifici dovuti compiere. Per adesso atteniamoci allo schieramento che si è formato nell'opinione pubblica, sulla stam pa e tra i gruppi politici, che sono stati tutti molto solleciti a prendere posizione. C'è una destra liberale che si richiama, come al solito, ad una propria interpretazione della storia nazionale ed accusa il governo democratico di non saper riconquistare le colonie alla patria. Sforza, che è andato negli Stati Uniti per la difesa delle nostre buone ragioni, è presentato fin- da ora come il vile rinunciatario che avrà venduto allo straniero tutto quello che non gli sarà stato possibile ricuperare. E' certo fin da ora che questi gruppi di fascisti, di nazionalisti e di monarchici, che si trovano quasi sulle stesse posizioni, non vorranno misurare quello che, Dio aiutando, saremo riusciti a ottenere, ma faranno pesare solamente quanto dall'UNO non ci sarà restituito. Che tutte le colonie siano state perdute in conseguenza di una guerra della quale nè Sforza nè il governo democratico del quale egli fa parte hanno la menoma responsabilità,, non è concetto che i fascisti, i nazionalisti e i monarchici sono disposti a prendere in considerazione. Lasciandoli alla loro' disinvoltura polemica, rimane da vedere la posizione delle si nlstre: i comunisti attaccano con diversi argomenti, ma al medesimo fine. Sforza è dipin to anche da costoro come un ignobile rinunciatario, serve dello straniero che ha propu gnato una politica di dipen denza dallo straniero senza venirne ripagato da concessioni dei presunti suoi padroni. Benché abbia firmato il Patto Atlantico, benché faccia una politica occidentalista i governi delle Potenze occidentali non accolgono le sue richieste a proposito degli in teressi africani dell'Italia. Come si vede, l'argomento . dei comunisti è meno grossolano di quello dei fascisti, ma è viziato da un difetto di logica assai grave. I comunisti intendono il ritorno dell'Italia nel territori africani come una co sa evidentemente desiderabile e augurabile, poiché, in caso contrario, dovrebbero essere lieti che le vie del ritorno ci fossero precluse. Tuttavia non osservano che, se avessimo se guito la politica di isolamento che vanno propugnando, la esclusione dell'Italia dal continente africano sarebbe totale assoluta, sicura. P-jr quanto piccole possano essere le prospettive di vedere accolte le nostre richieste, esse sono tutte condizionate ad una nostra collaborazione effettiva con !e Potenze occidentali, che le colonie ci hanno tolto e che deten gono. Una Italia estremista estraniata dalla politica occidentale, un'Italia vivente nell'orbita sovietica, non tornerebbe in Africa per amministrarvi grandi o piccole terre. Un'Italia siffatta, quale cioè la vorrebbero i comunisti, non avrebbe la possibilità di dire la sua parola sui problemi africani e di portare il suo contributo nè piccolo nè grande alla valorizzazione dell'Africa. Tra i due estremi, comunque, la posizione della maggioranza degli italiani nei riguardi del problema dell'Africa è di fatto un po' inquieta. Non crediamo che si possa parlare di rinascenti sogni imperialistici; al contrario si attende di sapere sé l'età del colonialismo e dell'espansionismo ottocentesco è veramente finita, come gli italiani si augurano. Se riuscirà a prevalere la nostra tesi che la collaborazione in Africa fra tutti i popoli europei è necessario coronamento dell'auspicata collaborazione degli europei in Europa, gli italiani si sentiranno sicuri che il mondo ha fatto un grande passo avanti. In questo senso Sforza chiede il ritorno dell'Italia in Africa, perchè una nostra ammissione a partecipare in misura più larga possibile all'amministrazione di quel continente vorrà appunto significare che nei consigli dei Grandi sull'egoismo nazionale è prevalsa la sollecitudine per le vitali esigenze dei popoli e la tutela della pace. y. g

Persone citate: Sforza