Le perizie sfavorevoli al De Giorgis di Ercole Moggi

Le perizie sfavorevoli al De Giorgis IL, PROCESSO DEIvlvA STRICNINA Le perizie sfavorevoli al De Giorgis Se l'imputato fosse stato veramente avvelenato non avrebbe potuto parlare, dare ordini, urlare nell'ora in cui i suoi agonizzavano - Amori e vita gaia dopo la tragedia KIIIMIIIIlMItlllTIIIIIMIIMlIllllMIIIlUllllllirMIlII (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 4 aprile. Oggi l'udienza è stata, in gran parte, occupata da medici e illustri professori di università. In apertura il P. M. ha chiesto venisse nuovamente interrogata l'Anna Pricca in ordine alle seguenti circostanze: 1) come mai essa, che secondo la sua precedente deposizione era a conoscenza dello stato di coniugato e di padre del De Giorgis, un giorno andò a trovarlo alla cascina Clorio sicché potè conoscere la sua famiglia e vide il bimbo .che lo chiamava babbo? 2) se anche a lei il De Giorgis mostrò la carta d'identità dalla quale risultava celibe. Questa ò una circostanza che, se provata, sarebbe assai grave. Il De Giorgis avrebbe dunque commesso un falso in atto pubblico compilandosi un documento forse nel tempo in cut essendo Commissario prefettizio del comune di San Sal- vatore, poteva disporre di carte di identità in bianco e di timbri. Ma la circostanza, ripeto, è da provare. L'esame di un biologo E' stato, per primo, interrogato il prof. Pietro Mascherata, professore di biologia alUnfversità di Pavia e autore di un trattato di tossicologia molto diffuso nel mondo degli studiosi. Il Presidente chiede ai teste se è ammissibile, dato che il famoso pollo fosse avvelenato e che fu servito a tavola nel penultimo giorno di vita della famiglia, che i sintomi dell'avvelenamento stricninico si siano verificati dopo dodici o tredici ore, tenuto conto che non si trattava di un grosso cappone ma di un galletto servito in due pasti a otto persone. Di queste persone una sola non ebbe alcun disturbo. Il Presidente domanda ancora se è verosimile che detto pollo stricnini zzato si sia mantenuto in vita tanti giorni fino a quando non venne rinvenuto sgozzato la sera del 24. Il teste risponde che se la dose di stricnina iniettata o deglutita dal pennuto fu notevole, i sintomi dell'avvelenamento dei commensali dovevano verificarsi dopo due o tre ore; ma se la dose fu piccola, i sintomi potevano ritardare. Tuttavia che fosse intossicato non lo sappiamo. Il Presidiente fa notare al prof. Mascherpa che soltanto al mattino seguente, verso le nove, i famigliari accusarono disturbi cioè dopo idodici o tredici ore dal pasto; e il teste conferma che anche dopo parecchio tempo possono avverarsi fatti d'intossicazione tardiva. Presidente: — Le zampe del pollo furono analizzate? Teste: — No, perchè materiale inutile per un esame, data la loro conformazione ossea e muscolare. Esse furano gli unici resti repertati. Appena trovato l'animale morto il De Giorgis, che aveva una certa pratica per le sue esperienze di animali morti per effetto della stricnina, avrebbe dovuto accorgersi se era stato sgozzato da un rapace o stricninizzato; perchè in quest'ultimo caso il pollo morto avrebbe presentato dei sintomi inconfondibili. Poiché il De Giorgis ha affermato che dai suoi esperimenti risultò che il pollo è l'animale più resistente alla stricnina, il prof. Mascherpa dichiara che il pollo muore con cinque rnilligrammd di stricnina. JVaw. Bolgeo di Parte Civile fa rilevare che l'ultima esperienza del De Giorgis è precedente di sette giorni alla tragedia; quindi il pollo stricninizzato avrebbe dovuto resistere una settimana; ma l'imputato nega di avere, allora, sottoposto alla stricnina un pollo e ricorda che gli mori un suo cane lupo unicamente perchè mangiò dei residui di pastone che aveva servito alle esperienze e perciò altrettanto può essere accaduto al pollo beccando mangime in giro. Il Presidente interroga il teste pure sulle esperienze tossicologiche dell'imputato e il professore dichiara: — Esperimenti di tale genere devono essere compiuti in laboratorio, soprattutto se mancano le necessarie dotazioni di strumenti. Il De Giorgis li eseguiva in modo primitivo. Io non riesco a comprendere proprio che cosa si proponesse. JD teste, a domanda, aggiunge: — L'avvelenamento stricnindeo porta al trisma delle mandibole, cioè al loro irrigidimento; la intelligenza si offusca; manca la parola; succedono contrazioni del tipo tetanico; il colpito giunge a, uno stato di gravità eccezionale. Presidente — E, invece, rìmputato parlava con i suoi, li consigliava a ripetere la dose, dava ordini e, prima del suo trasporto all'ospedale, gridava ad alta voce, tanto che fu udito a duecento-trecento metri di distanza: « Chiamate genite; siamo tutti avvelenati». Che cosa ne dice?" 'Teste — « Per un avvelenato da stricnina sarebbe una vera eccezione ». In sostanza il prof. Mascherpa ritiene che una minima quantità di stricnina — quando per quattro volte la moglie tentò di infilargli negli interstizi di un dente mancante una pillolina in ostia di supoosto cloralio — sia passata nello stomaco del De Giorgis, il che giustificherebbe quella debole traccia ri stricnina che si rivelò nell'esame delle urine. Comunque, o si trovava nel pollo o fu deglutita al mattino. Poiché è stato detto che il De Giorgis, dopo i tentativi della moglie sputò e vomitò, il teste afferma che se l'imputato fosse stato in trisma, non avrebbe potuto nè rigettare nè sputare nè parlare. Però è certo che si può anche simulare un trisma; a inesperti però. Ti Presidente fa rilevare al teste che l'imputato era iscritto al quarto anno, ma non aveva ancora dato gld esami nè di anatomia patologica nè di chimica; affermava di voler fare delle esperienze sul cancro; ma quando il suo cane gli mangiò le cavie, abbandonò le ricerche sul cancro per darsi alle esperienze sulla stricnina. Ma neppure il prof. Mascherpa sa spiegarsi questo revirement verso la stricnina che non ha, da anni, più alcun segreto per nessuno. E' sentito ora il prof. Mario Dondina di diritto penale all'Università di Milano. Dice che l'imputato non aveva una preparazione culturale profonda nè profondo il senso critico. Non fu mai suo assistente. H prof. Piccioli, direttore del laboratorio chimico di Pavia ha portato alcuni chiarimenti sulla discordanza fra la perizia chimica e quella biologica. gulEnlcacdmcèlupmacl«Non ci vedo» Il dottor Banchieri primario di neurologia all'ospedale ili Alessandria, visitò il De Giorgis la notte del suo ricovero e dichiara: — Due rilievi mi colpirono nel momento della prima visita: « 1) la fisionomia del sog- cccu a è a n n e o l i e o a o a e , l e o e a a e o n a — l i o è , e e e e e l è i r i e i . e o e a . l a i . getto: vi era nel suo sguardo uno sfondo interrogativo, vigile, come di chi si controllasse. Era poco sofferente, condizione che mal si adattava a quelle che dovevano essere le sue condizioni di avvelenamento e alle contingenze del momento; «2) la sua affermazione che andava perdendo la vista, disse: " Non ci vedo ", non ha mancato di sorprendermi perchè la perdita della vista non è nel quadro solito dell'avvelenamento da stricnina. « Rilevai, inoltre, la parola un poco flebile ma non inceppata dalle contrazioni della mandibola. Infatti, nei casi di avvelenamento da stricnina, compare, come sintomo inizia- vescqqccmGdtmsfifhluele, uno stato di trisma, cioè Lce e o - contrazioni dei muscoli masticatori, che porta a impedire l'apertura delia bocca e ne consegue che la parola è molto difficile perchè espressa a denti stretti. Il trisma, quando sorge, dura parecchi giorni; è continuativo, con alti e bassi; e quando il trisma è in azione concorrono anche altri sintomi gravissimi di avvelenamento ». H teste aggiunge che un'altra sorpresa provò quando fece le solite provocazioni dei riflessi del tendine, per cui il malato dimostrò una reflettibilità nevrologica normale che il paziente però tentava di alterare con mosse sue. Depone ora un sacerdote, il professore di fisica dott. Carlo Borghi. Il teste ha conosciuto il De Giorgia ufficiale mentre egli era cappellano in Africa e ne dice un gran bene. Sulle sue facoltà psichiche fa una lunga • dissertazione tecnica, sicché viene interrotto e gli si domanda, dagli avvocati di Parte Civile, se è testimone o perito o che cosa. E il teste ribatte: — Io ho diritto di parlare. Vita spensierata... Ad una lunga discussione ha dato luogo- il direttore dell'ospedale psichiatrico di Alessandria, prof. Maragimni Il teste afferma che quella mattina l'imputato era, secondo lui, in preda ad un attacco isterico polche il De Giorgis è un neuropatico. Presidente: Ma il trisma di origine isterica è quello originato da avvelenamento? Teste: TI primo è lieve e può essere passeggero; l'altro no. Presidente: Nella sua relazione ella ha notato nel De Giorgis affettività verso i famigliari in sommo grado e •m senso morale particolare. Ricoverato all'ospedale, mentre tutti i suoi erano morti qual che ora prima, incaricava l'amico De Giovanni di telefonare al numero 290 e di dire ai Pricca che venissero a trovarlo all'ospedale. All'indomani fece rivolgere lo stesso invito alla professoressa. Un mese dopo è a casa. Si crederebbe che vivesse una esistenza di dolore; ha comperato invece una Fiat 500 e va in giro con donne scandalizzando il paese e gli era morta la moglie accanto in automobile. Teste: Al manicomio ha avuto una crisi di pianto. Presidente: Quante volte l'ha visto piangere? Teste: Tre o quattro volte. Presidente: Nella sua relazione peritale dice una volta sola. Comunque, questa supposta affettuosità diminuì, tanto che una sola cosa rimpianse: di avere infranto la sua carriera di medico. E poiché il perito ha classificato il suo soggetto di alta intelligenza, il Presidente aggiunge: — Cdìhe conciliare la sua intelligenza se si accinge a delle esperienze con sistemi puerili e senza i necessari mezzi di laboratorio e senza risultati seri? Teste — Mancava di senso critico. Presidente — H senso affettivo sviluppato sino alla vigilia della tragedia, si arresta dopo questa, quando si dà alla bella vita con ragazze che conduce nella sua casa di San Salvatore. Il teste risponde che l'imputato va considerato sotto la sua disarmonia psichica e il suo temperamento isterico. L'aw. Silvestri di P.C. — Nella vita militare non ebbe mai un accesso, mai una disannonia. Teste — Basta un accesso per stabilire l'isterico. Presidente — Allora una volta isterico, sempre isterico! Come spiega però che in un'ora ha avuto tre crisi, cioè tutte le volte che si tentava di fargli ingoiare il presunto cloralio (che era stricnina) dava ordini, consigli; confortava, parlava, gridava. Teste —• Era un suggestionato: conosceva i sintomi dell'avvelenamento da stricnina e 'nvolonitariamente li faceva suoi. Presidente — Insomma lei crede che per tutta la mattinata del 26 settembre, sia ri masto in crisi? — Precisamente, risponde l'aw. Maragnani. Non era un « paranoico, ma di costituzione pat/.noica ». Le molte confortatrici H teste Vincenzo Astori seppe da certo Corra di Valmadonna cui talvolta la pove ra moglie del De Giorgis face va qualche confidenza, che suo marito le diceva spesso di andarsene fuori di casa e che anzi tentava di far vendere la cascina: che la moglie voleva bene al marito e questJtta vedeva di malocchio. H teKfe vide il vedovo scorrazzare in automobile sempre con ragazze, e seppe che nell'anniversario della tragedia egli fece ribotta. Una grave deposizione ha fatto il maresciallo di S. Salvatore Monferrato. C'è in atti una sua relazione fatta alla autorità giudiziaria. In essa dice che frequenti erano i soggiorni del De Giorgis a Milano, Genova e in altre città. Nella cascina Clorio andavano a fargli visita, trattenendosi parecchi giorni alternativamente, le sue amiche, tra cui notata quella professoressa che nei giorni della liberazione ebbe ì capelli tagliati. Tra le amiche c'era pure una maestra elementare: già prima della tragedia aveva ricevuto cna visite di amiche alla cascina, e le presentava come professoresse o dottoresse in medicina. H maresciallo conferma questo suo rapporto. Depone ora il fratello di quella giovane di Valmadonna che si uccise in un pozzo e che era stata fidanzata, prima del matrimonio, con il De Giorgis. Come è noto il padre della Giovanna Astori era stato In principio contrario al matrimonio con il De Giorgis stesso appunto per la tragica fine di quella ragazza. Ma il fratello Giuseppe Pezzi, oggi, ha detto che ritene quello della sorella non un suicidio ma una disgrazia. Aggiunge che effettivamente non voleva che Lcontinuasse ad amoreggiare con il De Giorgis perchè conosceva il De Giorgis. Presidente — Perchè vi opponeste ? Teste — Perchè non mi andava a genio. — E non si riesce a cavargli altro. Ercole Moggi

Luoghi citati: Africa, Alessandria, Genova, Milano, Pavia, San Salvatore