La cena della morte di Ercole Moggi

La cena della morte RIEVOCAZIONI AL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA La cena della morte Parenti e amici tratteggiano la strana figura de! De Giorgis - La storia del fidanzamento con la studentessa di Casale: la deposizione del padre della Pricca - Misteriose lettere spedite dal manicomio (Dal nostro, inviato speciale) Alessandria, 2 aprile. All'odierna udienza sono continuate, con ritmo accelerato, ile deposizioni testimoniali. Il dott. Ignazio Alvictni, figlio del dott. Cesare, di San Salvatore, fu uno dei medici che accorsero alla cascina Clorio la mattina del dramma della stricnina. DaiUa sintomatologia capi che si trattava di un avvelenamento generale, per quanto, in principio, pensasse piuttosto a un fenomeno di autosuggestione; ma si ricredette quando gli fu portata a braccia la figlioletta della Ida De Giorgis, che aveva tre anni, e non poteva essere certo una suggestionata. Il cognato Astori gli fece vedere sul tavolino da, notte del De Giorgis un flacone, il cui contenuto era servito come antidoto ai colpiti. Il flacone portava nell'etichetta la scritta « cloralio idrato », ma il dott. Alvicini comprese che si trattava di ben altro che di un antidoto. Quando gli chiesero se potevano somministrarne altre dosi, il teste fu sollecito a opporsi. Raminostrati al teste i due flaconi, riconosce quello che si trovava sul compdino da notte, p'oi dice che J colpiti vennero trasportati, d'urgenza, all'ospedale di Alessandria. Il vecchio padre del De Giorgis fu il primo a morire. Andò ad adagiarsi fuori della sua casa, a terra, sotto un albero. Nato e vissuto su quel fondo, là è morto, fra atroci sofferenze. Domanda il presidente se, quando vide il flacone e rimase stupito sul suo contenuto, il De Giorgis non chiese di esaminarlo anche lui. — Non disse parola. Dalla cascina all'ospedale H teste Cenerino, marito dell'Ida De Giorgis, vittima anche lei colla figlioletta dell'errore del fratello, non sa nulla circa i dissensi fra il marito e la moglie; racconta che la defunta era, però, al corrente dei rapporti che intercorrevano tra suo marito e parecchie donne, tra cui la professoressa e la diplomanda Pricca, Quest'ultima, anzi andò due volte a Ha cascina Glorio, n teste partecipò alla cena, con la sorella, il cognato e i suoceri, nella quale fu ser¬ vito quel pollo che sembrò iniiiniiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tossicato. Ma il teste, che pure notò un gusto di amarognolo, non ne fece caso. Dormi nella cascina e profondamente tutta la notte. Al mattino la suocera e la Giovanna gli narrarono che non si erano sentite bene durante la notte. Ciò non 10 stupì, perchè la suocera andava soggetta a disturbi di stomaco. Quindi il teste parti per Alessandria, dove però, verso le 11, venne richiamato d'urgenza. A questo punto il teste si commuove. Sua moglie era corsa ad avvertire la propria madre che erano tutti avvelenati, e quella aveva telefonato subito al teste. H presidente chiede al teste se 11 De Giorgis, quando fece testamento all'ospedale, in presenza del teste, rise durante l'atto. Il teste nega tale circostanza. Depone ora il fratello della Giovanna, l'Astori, il quale conferma che il De Giorgie rideva, e fu il Cellerino stesso a riferirgli questa circostanza, n Cellerino finisce per ammetterlo. Ora è la volta del teste don Mottino, parroco di San Salvatore, il quale narra che un giorno ebbe la visita ^del Pricca, il quale gli chiese In formazioni sul conto del De Giorgis, e soprattutto se era scapolo. Naturalmente il re verendo rispose che era coniugato e aveva un figlio, e il Pricca non volle sapere al tro e se ne andò adirato. All'indomani ebbe la visita pure della moglie del Pricca, e il parroco non fece che ripetere quanto aveva riferito al di lei marito. La donna andò su tutte le furie ed esclamò: « Come! Se deve sposare mia figlia... ». La teste aggiunse che aveva fatto in famiglia delle spese, appunto perche si era già alla vigilia, del matrimonio. Com'è noto, ieri la Pricca disse che si trattava di chiedere delle informazioni generiche, ma non per ragioni di matrimonio, anche perchè sapevano che il professore era sposato. Uguale dichiarazione ha fatto — come si ricorderà — l'Anna, negando anche le spese già fatte in previsione delle auspicate nozze. Angelo Roncati è uno zio del De Giorgis, il quale aveva una camera nella cascina Olorio, dove 11 De Giorgis faceva i suoi esperimenti. Non ha mai sentito parlare male di lui. Una confidenza n teste De Giovanni era un amico del De Giorgis, e il giorno dopo la tragedia, come vice-sindaco, andò a trovarlo all'ospedale di Alessandria insieme al maresciallo dei cara^ binleri. A quella vista il De Giorgis fu preso da un attacco isterico e tirava calci. In un momento di calma, gli con' fidò che aveva una relazione con una signorina e disse mestamente: «Forse non la vedrò più ». Quindi fu preso da un «uovo attacco, dal quale si riebbe presto; allora gli diede il numero 980 del telefono di Casale, affinchè riferisse alla famiglila Pricca che era attesa all'ospedale dal malato. H De Giovanni racconta che si trovava vicino al letto del De Giorgis quando questi le disse: « SI gnora, volevo vederla prima di morire». E la signora ri spose: « Ma vuole proprio morire ? ». Poi il malato ag giunse: « Mi vuole ancora be ne? ». H De Giorgis espresse il desiderio di parlare da solo con la signora Pricca, e allora il De Giovanni si ritirò Poco dopo arrivò un signore che voleva parlare ad ogni costo col De Giorgis. Il teste gli domandò che cosa desiderasse, e quegli rispose: « Capirà che si credeva dovesse sposare mia figlia. Tutto era combinato, quando il 1° set tembre si seppe che egli era sposato ». Il nuovo venuto era il padre dell'Anna. Il De Giovanni racconta an. che che, sette od otto mesi dopo la tragica fine della fami' glia, venne avvicinato dalla lAnna Pricca, la quale gli do¬ mandò se il professore aveva ancora intenzione di sposarla oppure se aveva altre relazioni. Il teste rispose esortando la ragazza a lasciare in pace il De Giorgis. La P. C. e il P. M. vorrebbero un confronto tra il teste e la ragazza, ma il tribunale respinge tale richiesta. Francesco Astori è un altro cognato dell'imputato, che racconta cose già risapute. Senti che il De Giorgis gridava: « Lasciatemi stare, mi avete già mezzo ammazzato », perchè volevano dargli l'antidoto. Tutti i familiari ne avevano preso già una dose, ma il De Giorgis seguitava a ripetere di prenderne un'altra se si voleva che avesse efficacia. La prima ad accusare gravi disturbi fu sua moglie. Presidente — E il De Giorgis non se ne mostrò preoccupato? Non esaminò la boccetta del supposto cloralio ? —■ Non disse parola. La maestra Rosina Rossi narra che un giorno andò all'ospedale a trovare il De Giorgis, e questi la pregò di tele fonare alla professoressa per che andasse a fargli visita. Il dott. Francesco Alvicini visitò un mese prima della tra.gedla il De Giorgis, che i fa miliari ritenevano avvelenato dai suoi esperimenti a base di stricnina. Egli però lo ritenne preso da un attacco di isterismo. Suo padre era molto preoccupato e diceva: « Sono stanco di questi esperimenti e un giorno o l'altro getterò nel letamaio tutti i suoi barat toli ». In quell'occasione il De Giorgis gli raccontò che pre> sto avrebbe fatto un esperimento decisivo in grande stile. Quando, la mattina della disgrazia, seppe che suo figlio medico era stato chiamato di urgenza perchè tutta la famiglia De Giorgis era stata avvelenata, non se ne sorprese ambizioso si faceva Nevrastenico e — Che concetto dell'imputato ? — A mio avviso, risponde il medico, è un nevrastenico, un ambizioso che dichiarava che sarebbe riuscito un gran' de medico legale. Aspirava anche a una cattedra. s H maresciallo Piccatore, della stazione del carabinieri di San Salvatore, narra che un contadino gli riferì che aveva visto morire molti pulcini in una volta sola, e la moglie del De Giorgis gli aveva detto: « Sono morti perchè abbiamo fatto il pastone In un recipiente che era servito a mio marito per i suoi esperimenti sulla stricnina ». Ora, tra molta curiosità, depone il Carlo Pricca, padre di. Anna. Racconta che la figliola si recò una volta a San Salvatore, ma per ritirare due cuccioli che il professore le aveva o venduti o donati. Sa che erano in buoni rapporti di amicizia, ma nega che in casa sua si sia parlato di matrimonio. Il presidente gli contesta che è il De Giorgis stesso che lo afferma nel suoi memoriali. Il teste finisce col narrare che, avendo saputo che il professore era ammogliato, si recò a San Salvatore per informarsi meglio e, quando il parroco gli disse che era sposato e aveva un figlio, esclamò: « Quell'uomo è un larabutto. perchè essendo sposato corteggia le ragazze ». All'indomani sua moglie, senza avvertirlo, si recò anch'essa dal parroco, il quale confermò le precedenti informazioni. Più tardi lui e la moglie e anche la figlia vennero chii mati all'ospedale. La figlia ri' masè a casa. Videro il De Giorgis, che però non parlava. Era ammutolito, secondo 11 testimonio. Ma di presidente gli rammenta che è smentito dalla testimonianza del De Giovanni: « Voi diceste al De Giovanni che si era parlato di un matrimonio, ma poi sapeste che era sposato ». A questa contestazione il teste s'induce a raccontare che, verso la fine di agosto, avendo detto al De Giorgis che correva voce che fosse ammo¬ gliato, questi gli mostrò la sua carta di identità, dalla quale risultava celibe. La rivelazione fa un certo colpo nell'uditorio. Era indubbiamente una carta di identità falsa. Chi l'aveva falsificata? La teste Lina Zugnimì narra che, quindici giorni prima della tragedia di cascina Clorio. vide il De Giorgia in bicicletta affiancato a un'elegante signorina. La Pricca io non la conoscevo personalmente, ma questa è la signorina che era in quel giorno in bioiclet ta col De Giorgis. E, cosi di' cendo, tira fuori di tasca La Stampa con la fotografia del la Pricca. Il presidente fa mettere a verbale questo riconoscimento. Slamo tutti avvelenati La teste Rosa Rossi è una cugina della defunta moglie dell'imputato. Questa a lei disse un giorno che se avesse dovuto narrare tutte le sue pene avrebbe scritto un romanzo. Il teste Carlo Camurati la mattina del fatto senti da casa sua il De Giorgis che gridava: « Chiamate gente, Siamo tutti avvelenati». L'udienza è terminata con una richiesta dell'aw. Bolgeo della P. C, perchè sia citato un certo Curillo, il quale gli ha scritto affermando di avere conosciuto e avvicinato il De Giorgis nel manicomio di Alessandria, dove questi rimase in osservazione qualche mese. Oggi De Giorgis na dovuto assentarsi dall'udienza e non si può quindi avere alcuna conferma su ciò. H presidente nota che bisogna precisare su quali circostanze il teste do vrebbe deporre. H difensore dichiara che il Curillo affer ma che scriveva, per conto del De Giorgis, delle lettere, che poi questi spediva fuori del manicomio. Perchè il De Giorgis si avvaleva del compagno ? e a chi scriveva? e che cosa scriveva? L'aw. Ferrerò, della difesa, risponde: « Si tratta di un pazzo»; e l'aw. Bolgeo ribatte: «E anche De Giorgis era al manicomio ». Pure il P. M, si unisce alla richiesta della P. C. *v Il Tribunale si ritira e il presidente, rientrato, legge un'ordinanza con cui respinge la richiesta. Ercole Moggi