Decadenza dell'ingiuria di Paolo Monelli

Decadenza dell'ingiuria Decadenza dell'ingiuria L'anno 1827, se vogliamo credere a Dickens, al circolo Pickwick durante una allocuzione del signor Samuel Pickwick Esq., avvenne che questi alluse ad uno degli onorevoli pickwickiani presenti parlandone come d'uomo vano e invidioso ; al che il gentiluomo così indicato, mr. Blottom, si alzò e disse che respingeva con profondo disprezzo la falsa e ridicola accusa dell'onorevole gentiluomo; e che l'onorevole gentiluomo era un impostore (o humbuy). La cronaca di quella riunione dice che a questo punto si ebbero grida di «all'ordine!», «parli il presidente!» ed enorme confusione. Un altro membro, mr. Snodgrass, montò sulla seggiola e disse che desiderava sapere se si doveva permettere che questa deplorevole controversia tra due soci del circolo continuasse (Udite! udite!). Il presidente dichiarò che era sicurissimo che l'onorevole pickwickiano avrebbe ritirato la espressione. Il signor Blottom, con tutto il rispetto per la presidenza, replicò che era sicurissimo che non ritirava niente. Il presidente disse che era suo dovere categorico e imperativo chiedere all' onorevole gentiluomo se egli aveva usato l'espressione « impostore » nel suo senso corrente. Il signor ' Blottom non esitava a dichiarare che egli aveva usato la pa rola nel suo senso pickwickiano. Personalmente si sentiva obbligato a riconoscere che aveva per l'onorevole gentiluomo la più alta stima e considerazione; lo aveva solo chiamato impostore da un punto di vista pickwickiano. Il signor Pickwick dichiarò di essere gratissimo per la giusta candida e piena spiegazione del suo onorevole amico. Egli stesso del resto pregava di prendere nota che anche le sue osservazioni si ispiravano ad una costruzione puramente pickwickiana (applausi). Questa amabile scenetta mi tornò a mente l'altra not te alla Camera, durante la lunga seduta delle cinquantasette ore, quando per ben due volte Togliatti gridò a buffonel» a De Gasperi, e poi «bugiarda!» alla onore, volo Cingolani, ed j suoi col leghi urlavano «traditore 1» al Capo del Governo e «mascalzoni, vigliacchi ! » ai deputati della maggioranza ; nessuno di quei deputati fu richiamato all' ordine per quelle contumelie, si ebbe tutt'al più qualche stanco ammonimento del presidente} evidentemente anche il presidente pensava che quelle ingiurie non andavano intese nel loro senso corrente, ma in un senso «togliattesco», o «degasperiano», o più generalmente «parlamentare » ; e di questo dovremmo tenere conto noi giornalisti che riferimmo quelle parole ed i cittadini che le lessero sul giornale, se no saremmo costretti a pensare che i nostri padri coscritti sono peggio dei beceri e degli attaccabrighe di basso porto. (E' vero che la giustificazione che vorrebbero per sè gli onorevoli ingiurianti la negano agli avversari; quando la stessa parola usata da Togliatti per la Cingolani, «bugiarda ! » fu gridata dal de- fmtato Leone alla Lucianela Viviani che lo aveva accusato di avere detto in un comizio elettorale che i russi hanno la coda, ecco saltar sù gonfio, di cavalleresco sdegno Giuliano Paietta, « Sei un mascalzone ed un vigliacco, dovresti vergognarti di offendere una donna», e ne nacque un tafferuglio che durò mezz'ora). Rimanga dunque stabilito che quegli insulti, quelle offese, quegli improperi, quegli oltraggi, quelle invettive, quelle parolacce, quegli epiteti, quelle apostrofi, quelle ridicole definizioni di cui :' nostri onorevoli si compiao ciono, come quella data l'altro giorno di un ministro in carica dall'on. La Rocca, «mollume senza scheletro, vero ammasso di materia sebacea», tutti quegli obbrobri e quelle contumelie sono usate e vanno intese non nel loro significato comune ma a in senso parlamentare » ; e «in senso parlamentare» intenderemo menati ; cazzotti i pugni le manate e quei nocchini che grandinarono così spessi nella battaglia dell'altro venerdì, e che a Bologna chiamano noci: colpi pie chiati sul capo a pugno chiuso, ma col pollice stretto fra il medio e l'anulare. Forse il concetto potrebbe allargarsi ad altre assemblee, ad altre radunate di persone, con grande vantaggio per il progressivo ingentilimento dei costumi ; per cui le espressioni ingiuriose verrebbero secondo i casi usate in senso «salottiero», o «primaverile», o «vinicolo», ecc., aostrsbattulgdss ammettendosi tacitamente ogni volta che in questo caso non esiste motivo per l'ingiuriato di tenersi offeso; e tutt'al più è ammessa una ritorsione nel medesimo senso. Nello stesso modo che il bolognese incontrando un amico che non vede da molto tempo manifesta l'affettuosa gioia di vederlo con una gran manata sulle spalle e parole come «bròtt vigliacc, c'ateiapa un azzideint» e tutto allegro se lo porta a bere all'osteria, così avverrà fra noi quando sarà stabilito che le parolacce ingiuriose perdono valore se dette in un certo senso e accompagnate magari da una bella e soddisfatta risata, come il già citato ad esempio Togliatti fece alla Camera dopo di aver gridato «buffone!» al Presidente del Consiglio; si fregava le mani ridacchiando, forse contava che anche De -Gasperi sarebbe uscito in una bella sghignazzata per tenergli bordone. Insomma non potendo-ottenere tanto di misura dalla gente, che s'induca a non più insolentire l'avversario, potremo far sì che le insolenze perdano acutezza e mordente. Già oggi del resto il nostro corredo di epiteti è povero e frusto, monotono, senza fantasia; non siamo più capaci di espressioni colorite, fresche, mai udite prima, che siano come frustate sulla pelle nuda; ne di martellare l'avversario con dieci venti trenta epiteti che si inseguono, si superano, si accavallano, fino a lasciarlo senza fiato. Assistetti una volta ad una rappresentazione al teatro dei burattini sotto il voltone del palazzo del podestà in Bologna. Un usciere si presentava alla casa del dottor Balanzone per eseguire un sequestro; la sentenza era regolare, il diritto del creditore manifesto, il pubblico si chiedeva come se la sarebbe cavata il cavilloso dottore per non farsi portar via i mobili di casa. Il dottor Balanzone fece così. Con il dito, teso verso l'usciere incominciò a dire, senza fermarsi mai a tirare il fiato, anzi alzando a poco a poco il tono della voce e scotendo sempre più terribilmente il capo: «Voi ve ne andate subito fuori di qui. Garrì b in spala, e fora di pi. An m'importa nientessum delle vostre carte an voi sintìr dscorrer di diritti altrui. Voi ve ne andate fuori dei piedi perchè siete un cretino, un babbione, un baggiano, un minchione, a siv un cretein, un babbi òn, un baggian, un baggianazz, un babbuein, una talpa, un strafalari, un tamplòn, un tananòn, un lasagnòn, un patalucc, un tabalorii, un turlurù, un stuflèll, un bambozz, un bambuzzòn, un balourd, un imbezèl, un indèvs, un inguaugull, un man pel, un minciòn, un tundòn, un tugnòn, un mimiròn, un mamalucc, un ismè, un bacciucc, un barbagnocc, un bazzurla, un bazzurlòn, un imbalzò, un imbazzurlè, un imbalurdò, un barbazagn, un ciuco, un ciull, un ciullòn, un fastidi, un jacmantoni, un zocc, un zuccòn, un blaccòn, un blictri, un gnooc, un gnagn, un pajazz, un pacciòn, un pacciugh, un pacciuggòn, un gònz, un merlott, un bò, un'oca, un uccòn, un dsèvd, un mleins, un tintinaga, un gianvan, un bagai, un scagai, un pover guai, un zebedeo, un incantèn, un inzamplè, un inucchè, un incuccalè, un touncrbbpgdqsiasctsocdusdd«uedlevdzit«cn1crnnSdCdtdlpmspdvsIdDcaptdtussssrvddpmgtvqsiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiinuiiiiiiii tocc in t'al nomine patris, un asen calza e vstè, un asino calzato e vestito». A questo punto — la voce del dottor Balanzone pareva rombo di tuono — il burattinaio tirò via dalla ribalta l'usciere sconfitto, « il portico parve andar giù dagli applausi. Provate ad immaginare un deputato dell'opposizione in qualsiasi Camera di qualsiasi Stato ove un'opposizione abbia la parola, che ritto dal suo scanno, con il dit-o teso, con la voce 'che moltiplicata dal microfono rimbomba stentorea in tutta l'aula per ottanta novanta buoni se condi tempesta le orecchie del Capo del Governo con un incalzare così di epiteti, settanta ottanta sinonimi della stessa ingiuria, di «tra. ditore», per esempio, o di «guerrafondaio»? Altro che un discorso di due ore con esordio e perorazione, con dotto per barbara e baralipton. A questa furia di epiteti nessun Capo di Governo resisterebbe ; abbandonato sulla poltrona, sen za fiato più, senza vita, mor inorerebbe alla fine con l'ultimo filo di voce rimastogli, «Mi dimetto». Paietta, perchè non prova? 0 lei, Nenni, che ,è bolognese. 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