Nuovi poveri di Giovanni Artieri

Nuovi poveri L'EREDITA' DI QUISLING IN NORVEGIA Nuovi poveri Sono i 90.000 collaborazionisti, detti "frbstbuitet,, che privi di lavoro vanno a iscriversi nelle liste degli indigenti (Dal nostro Inviato spedale) OSLO, marzo. In Norvegia non esistono poveri, ma in una delle strade di Oslo si vede un monumento dedicato ai poveri. E' un piccolo gruppo di gesso, fabbricato in serie: rappresenta una madre derelitta che stringe al suo fianco una smunta bambina. Negli ancora cupi crepuscoli di questa fine d'inverno il monumento ai poveri biancheggia come un pane di ricotta. Una scritta e una soatola metallica invitano 41 passante a deporre il suo obolo. Il sergente della Wermacht La scatola si può facilmente aprire e vuotare, ma in Norvegia non esiste il furto; i giornali, per esempio, sono venduti ponendone un pacco in una cassetta vuota e accanto la scatola per riceverne il prezzo. Nessuno sottrae danaro o giornali. Cosi quel monumento ai poveri eccita un'acuta curiosità. Poveri in Norvegia t Impossibile, mentre la richiesto di mano d'opera supera di gran lunga le disponibilità. In questo paei se effettivamente, l'imprenditore insegue l'operaio. Tuttavia i poveri esistono, ma sono dei " nuovi poveri uno classe figliata dalla guerra, venuta fuori dalla rottura dell'unità morale delle nazioni occupate dalla Oermania. Il male segreto della Norvegia pure sofferto copertamente è oggi, quello ch'é stato, o ancora è, in Italia e in Francia. I norvegesi che non riuscirono a lasciare il loro paese a bordo della flotta mercantile si schierarono in due grandi fazioni: quella di QuisUng era una grossa minoranza. Fu una terribile sorpresa la scoperta della guerra. Effettivamente il 9 aprile del '40 la guerra si presentò ai norvegesi sotto l'aspetto di un sergente della Wermacht diventato senza preavviso il padrone della Norvegia. Ma più Mini iiiiimii nulli i mi imiriiM i mi ut 11 ti liiiiui terribile fu la constatazione ohe una parte del paese proponeva di ringraziare il sergente tedesco accogliendo la invasione come un segno dell'amicìzia di Hitler. Nel vocabolario norvegese non esiate la parola del traditore. Pel mondo ne corse il sinonimo, ed era Quisling. Vergognoso onore per il popolo che aveva rappresentato la forza, la lealtà e il coraggio civile su tutti i mari e ai due Poli del mondo. Si vedevano, poi, fenomeni straordinari. Il più grande scrittore della Norvegia, e uno dei maggiori in Europa, Knut Hamsun, vecchio sordo e svanito quanto si vuole ma, lui, si schierava con la Germania, andava al Quartier Qenerale di Bertchsgaden a salutare Hitler, al congresso della stampa a Vienna a sedere accanto a Goebbels, a pranzare nel castello di Goering in Slesia. Vn altro idolo del popolo norvegese, Kirsten Flagstad, ritornò dagli Stati Uniti per offrire la voce possente di Siglinola ai diletti wagneriani dalla Kommandatur di Oslo. Si vedeva il grande scandinavo, Bven Hedin, da Stoccolma approvare la condotta di Knut Hamsun e non rifiutare la sua simpatia a Quisling. Una immensa perplessità, un'angoscia solitaria e intensa avvolse i norvegesi. Udivano curiose profezie; ascoltavano il figlio di un vicere delle Indie parlare contro l'Inghilterra dalla radio di Berlino, un grande poeta americano scagliarsi su Roosevelt dalla radio di Roma. Contavano, col cuore serrato, quanti sorrisi alla settimana il ministro degli esteri svedese rivolgeva a von Ribbentropp. Anche Stalin e Molotoff non sembravano convinti dalla V maiuscola del sig. Churchill. Però un norvegese non sceglie mai la via più facile; era troppo facile nel 1940 credere nella vittoria'di Hitler. Si sviluppò la resistenza e dunque t'unita dello spirito naziona- inni in mi m n m >■ m 111 mi t;n 11 iimiiii tnins le andò rotta. Da noi questo avvenne dopo l'i settembre '48 e durò solo qualche tempo. In Norvegia dura ancora; il dramma è tutto qui. Nà valse a sanarlo il gesto di Quisling. L1\ maggio 1946, il fronte tedesco in Norvegia s* arrese. Oslo era al buio; d'improvviso la luci della città inondarono la folla uscita in strada, abbracciandosi, ballando. Sulla Karl Johan Gate i caffè e l ristoranti rigurgitavano di gente che voleva bere alcool e non disponeva che di limonate. Alle caserme, alle batterie, ancora dopo J'armunc-io Je sentinelle germaniche montavano la loro dura impassibile guardia. Nessuno pensò di offenderle, di assalirle. Scomparvero poi, di oolpo, come stranamente avviene nelle guerre che finiscono. Il libro del «congelati» Quisling fu colto in automobile, solo. Lo riconobbero, 10 circondarono: non lo misero in pezzi, non lo impiccarono pei piedi. Lo guardarono senza parole, per un poco. Lui s'attèndeva la morte ma non esorbitò di un solo gesto 11 lento normale scorrere dei sentimenti e delle azioni di un norvegese comune. Chiese alla fine: " Prego, signori, lasciatemi passare, debbo andare a consegnarmi alla polizia". La folla s'apri e Quisling arrivò al portone delle carceri. Pregò la guardia di consegnare l'automobile a suo fratello, il dott. Hjalmar Quisling. medico in via Grensen 3; poiché — aggiunse — non credeva di doverla adoperare più. La macchina venne recapitata; Quisling pulitamente processato e fucilato. Disse: " La Norvegia dovrà a me se non é stata distrutta da Hitler". Anche Knut Hamsun, come è stato narrato, subì un processo per tradimento. Si arrabbiò coi giudici; U apostrofò con la nervosa violenza dei sordi. " Potrete fucilarmi come vi pare, ma il mio nome resterà a gloria della Norvegia, mentre il mondo ignorerà U vostro", disse. I giudici non se n'ebbero a male; lo condannarono alla multa di 200 mila oorone. Per pagarle Hamsun vendette una fattoria comprata coi diritti d'autore di "Pan". Qualche fanatico tentò di bruciare in piazza le sue opere; la maggioranza reagì. Anche la cantante Flagstadt venne fischiata in uno o due concerti, ma i fischiatori furono zittiti " perchè — si disse — la musica non ha nulla da dividero con la politica". I gregari di Quisling erano molti. Il "Nasfonai Samling " cioè il nazismo norvegese contava sessantamila tesserati. Alcuni avevano servito nelle " frontkfemperen ", cioè le SS. In tutto si istruirono novantaseimila processi e solo 38 uomini, compreso Quisling, vennero fucilati. Sembrava finita, e non era; e non è. I novantaseimila collaborazionisti processati furono schedati in una specie di elenco telefonico a stampa, detto il libro dei " fròstbuttet", dei congelati. Ogni azienda possiede il libro e non è facile farsi assumere se il proprio nome è li dentro. Molti dei " congelati " tentano dì espatriare verso l'America, dove vivono tre milioni di norvegesi. Altri, cocciuti, resistono. A poco a poco la disoccupazione li impoverisce e vanno a iscriversi nelle liste degli indigenti. Diventano insomma la classe sociale rappresentata dal curioso monumento ai poveri. /I male non colpisce gli operai; gli operai "congelati", pur segnati nel famoso libro, se ne infischiano. Chiedono la tessera del partito comunista e trovano subito pane. 71 peggio è per gli impiegati, gli intellettuali, la piccola gente di tavolino, di burocrati, una maggioranza che rischia di mutarsi in una massa di disperati. Il governo socialdemocratico ha deciso di intervenire a femore di quelli che abbiano regolati i conti coi tribunali. In qualche caso le aziende, per assumere "congelati ", vedono dimettersi tre o quattro impiegati noti disposti a sopportarne la vicinan¬ za. Sono limiti estremi della segreta malattia di cui soffre la società norvegese dalla fine della guerra. Si vorrebbe dimenticare; si vedono nobili esempi di famiglie di caduti nella lotta antitedesca, come quella del poeta Norwhal Grieg ucciso in combattimento nel cielo di Berlino; o di perseguitati dal nazismo come lo scrittore Arnulf Overland, il dott. Gunnar John, presidente del Premio Nobel per la pace, intervenire a favore dei "congelati". I risultati non sono brillanti, pel momento. E' come certe infermità a lunghissimo decorso, occorre pazienza. Giovanni Artieri tiiimmiiiiiiillliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiili!