LE DUE ANIME ITALIANE di Panfilo Gentile

LE DUE ANIME ITALIANE LE DUE ANIME ITALIANE l'anno scorso e anche quest'anno, per ragioni professionali, mi è toccato di leggere un numero notevole di libri ed artìcoli sulla storia del nostro Risorgimento, usciti in occasione delle commemorazioni del '48 e del '49. Ho imparato da queste letture molte cose che non sapevo, ma soprattutto mi ha colpito, nella psicologia delle correnti politiche risorgimentali e dei loro uomini rappresentativi, la rassomiglianza con correnti e uomini contemporanei, inducendomi a meditare sulla tenacia delle tradizioni che riproducono, pur a distanza di tempo e in circostanze del tutto diverse, gli stessi tipi umani. Tutti sanno dai manuali delle scuole elementari che nel movimento- risorgimentale cooperarono in discorde concordia due correnti (a parte le sottospecie), che la immaginazione popolare impersona rispettivamente in Mazzini e in Cavour: una corrente, che chiamerò «profetica » e « messianica », e una corrente meno ambiziosa e più calcolatrice che potremmo definire dei realizzatori politici. I «profetici» fallirono nella prova degli anni '48 e '49. Dieci anni dopo vinsero gli altri, e la nuova Italia fu affidata nelle mani dei Ricasoli, dei Sella e dei Minghetti. Facciamo un sai; to al 1943 e poiché l'Italia è da rifare sulle macerie del fascismo e della sconfitta, si ripresentano sotto mutati nomi, le stesse correnti: i «profetici» a Bari, a Salerno, il 2 giugno, il 18 aprile puntano su un rinnovamento profondo della vita pubblica italiana e dello Sfiato; e i politici invece tentano di sbrogliare alla meglio l'intricata matassa in cui ci ha messo l'armistizio di Cassibile. L'anima e le passioni dei vecchi partiti « democratici » del Risorgimento rivive in pieno nei socialisti, negli azionisti, nei repubblicani storici (i comunisti sono una intrusione islamitica che non appartiene alla geografia politica italiana) ; quella dei vecchi liberali rivive nei democratici cristiani e nei liberali. Ed anche questa volta, sono i secondi a vincere. E se è vero che il 2 giugno la monarchia viene deposta, è altrettanto vero che nasce una repubblica in lettere minuscole, che non ha soddisfatto quelli che speravano scriverla in bronzei caratteri romani. Le due anime di ieri e di oggi possono essere variamente giudicate a seconda dei punti di vista. Vi è chi con sidera i «profetici» come l'elemento nobile della storia italiana, sempre tradito o dalle sordide resistenze della borghesia conservatrice dal cinismo opportunista e trasformista proprio degli italiani, o da tutte e due le cose convergenti nel rifiutare ogni oolpo d'ala rivoluzionario. E su questa falsariga, con impressionante - analogia di motivi, è stata rifatta le mille volte e la storia del Ri sorgimento e la storia reoen te degli anni '43-'46. In tutti e due i casi si è parlato di rivoluzione mancata, e gli schemi del povero Gobetti sono stati ripetuti a sazietà, ora per gli epicedi alla mancata rivoluzione di Mazzini ora per gli epicedi alla mancata rivoluzione di Nenni di Lubsu. Vi è invece chi considera i « profetici » come la piaga della storia italiana, come l'elemento deteriore dei visionari, e degli sconsigliati che hanno sempre in tralciato l'opera dell'avvedutezza politica con istanze irragionevoli, gesti impruden ti, e opposizioni acrimoniose. Ed anche qua le critiche ai « settari » del Risorgimento calzano a pennello ai loro epigoni contemporanei. Ma l'antitesi tra le due anime può essere prospettata anche sotto un aspetto di verso da quelli consueti di un contrasto tra romantici e realisti, rivoluzionari e conservatori, idealisti o opportunisti. Tra queste due anime esiste pure un dissenso fondamentale circa ciò che ci 6i attende dalla politica dallo Stato. In fondo a ogni profetismo sta il convincimento che la soddisfazione delle più alte esigenze mora li sieno di competenza della politica e dello Stato, e per quanto i «profetici» annove rino il maggior numero dei più radicali mangiapreti, laicisti, giacobini, essi senza saperlo condividono così una concezione essenzialmente cattolica della vita, perchè e per l'appunto il cattolicismo che attua o tende ad attuare gli impegni della coscienza nel magistero visibile di una società autorita¬ rftmccecpcadcnmrpssldrcfldr riamente organizzata. I «profetici » vagheggiano uno Stato-Chiesa, o, tradotto in termini laici, uno Stato-etico e confidano quindi alla politica un augusto ma invadente ed esigente compito beatificante. Perciò i «profetici» per solito sono anche fanatici, perchè la lotta politica assume per essi gli aspetti della lotta religiosa. E perciò i «profetici», anche se non sono ne socialisti, nò comunisti, tendono a ingrandire oltre misura l'area di competenza dello Stato. In fondo ai loro avversari sta invece un concetto prosastico e amministrativo della'politica e dello Stato. I destini profondi dell'uomo si realizzano nell'ambito della coscienza personale o delle forme libere e organiche della vita associata, indipendenti dallo Stato e che lo Stato deve rispettare e anzi proteggere. La lotta politica tende a degradarsi da guerra di religione a semplice dissenso su problemi particolari d'ordine tecnico-amministrativo. La politica non deve occuparsi di ciò che le è superiore ed estraneo. La conquista del potere non ha il fascino della conquista di una cattedra pontificia, dalla quale debba essere detta ta e imposta la regola per la salvezza dell'anima di nessuno. Il puro politico non mar eia con nessun vangelo in ta 6ca ma con la legge sulla ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti, e ad ogni messaggio preferirà sempre un bilancio. Vi è in questa concezione un tantino di protestantismo e di luteranismo una svalutazione della politica a beneficio della santità inaccessibile della vita perso naie. (Le rivoluzioni vere non sono quelle che si fanno per 10 Stato e nello Stato, ma quelle che si compiono al di fuori di esso. 'Lo Stato in ogni caso arriva a rivoluzio ne già fatta per codificarne quel tanto che è indispensabile. Lo Stato non ha altre possibilità che fare delle leggi e cioè porre gli imperativi esterni, che possono avere ed hanno il sussidio dei gendarmi e eventualmente del boia, ma non possono attingere e trasformare e regolare la coscienza. Proporsi le rivoluzioni con le leggi è come proporsi di trasformare un contadino in un gentiluomo, mettendogli a forza il frale. 11 problema vero su cui si diversificano i due tipi umani è in definitiva quello della politicizzazione o meno della vita morale. In generale « profetici » e i rivoluzionari sono per la risposta affermativa e perciò sono degli autentici reazionari. Gli altri sono per la risposta negativa e perciò sono gli autentici rivoluzionari, con che la topografia politica di destra e di sinistra andrebbe forse del tutto capovolta. Panfilo Gentile Ìiimii i iiiigiiiiiiMiiiniiim t imi iiiiiimiiiiiui M

Persone citate: Cavour, Gobetti, Mazzini, Minghetti, Nenni, Ricasoli

Luoghi citati: Bari, Italia, Salerno