La grande notte di Alfredo Frassati

La grande notte IVI La grande notte Che farà ara Amleto 1 Egli I ioora non ha più dubbi, «, nel-(oirrefrenabile per l'acqui¬ la esplosione della sua gioia ■tata certezza, grida ad Orazio di poter faccettare le parole dello spettro come oro colato >. In realtà però conquistando codesta certezza egli ancora non è uscito dalla propria eubiettività- La prova oggettiva capace di persuadere gli estranei, ancora non c'è. La rappresentazione è caduta senza efficacia sull'animo degli spettatori, che nella ignoranza assoluta del delitto non potevano in alcun modo afferrarne l'intimo significato ; per i cortigiani l'emozione e la fuga del re sono derivate solo da «irai, rabbia per «stravaganze andate troppo oltre perche potessero essere tollerate». Viceversa Amleto ha pagato a troppo caro prezzo la conoscenza della verità. Il re ora è pronto a passare alle offese decisive contro l'uomo che oramai sa suo nemico, e il pericolo per Amleto è estremo. Qui è il problema e il nodo della tragedia. Pensare però che il pericolo potrebbe a questo punto essere troncato e il nodo venire risolto con un colpo di spada, e su cotesta ipotesi costruirsi un Amleto procrastinante di " giorno in giorno il proprio atto risolutivo solo per incapa* cita di passare dal pensiero all'azione, tutto ciò — sia detto con il rispetto dovuto per tanti critici eminenti — non è ne afferrare la situazione nè intendere il carattere di Amleto. Or quando egli si scagliasse sull'assassino e lo trafiggesse, si libererebbe sì dal pericolo imminente, ma la sua sarebbe, per una parte, assai piccola e assai inefficace vendetta in confronto della grande e piena giustizia ch'egli intende avere di lui, per l'altra, tale forma di vendetta mancherebbe al fine della missione ch'egli si è assunto. L'uccisione di re Claudio, quando Amleto non riesca a giustificarla, sarebbe da tutti giudicata assassinio. Come giustificarla? Col portare innanzi la rivelazione dello spettro? Col ricordare la commozione del re durante la rappresentazione . del dramma ? Fatti o troppo fuori dal naturale o troppo soggettivi perchè possano venire creduti. Rivelazione e commozione sarebbero invece molto più facilmente giudicate fan tasie di un allucinato, dal l'ambizione del trono spinto al delitto. L'adultero sangui nario sarebbe ritenuto una vittima, e l'infamia ricadreb be su di lui, Amleto. Così la posizione spirituale di Amleto in questo momento è, si può dire, doppia. Da una parte la persuasione che l'ora per la vendetta piena non è anche sonata, e la co scienza della necessità di creare questa ora; dall'altra una volontà vigilante e deli berata di profittare di ogni occasione ohe possa preseti' tarsi favorevole a un atto risolutivo. Il re conosce Amleto. E perciò «la sua anima è piena di contrasti e di spavento 1 Come Amleto sia riuscito 1 sapere, e quanto precisamente egli sappia, gli sfugge ; ma questa ignoranza aumenta il suo affanno insieme e la sua paura. Nella febbre che «gli arde il sangue 1 manda i cortigiani ad Amleto per spiare ogni mossa di lui, lo fa chiamare dalla regina, diffida di lei, fa nascondere il fido Polonio dietro a un arazzo, per sorprendere il colloquio del figlio con la madre e afferrare finalmente la verità« C'è un perchè in cotesti sospiri, — egli dice, subito dopo il colloquio, alla regina ane lant-e ancora della commozione provata — cotesta profonda angoscia voi dovete epiegarla; conviene che noi sappiamo». Ma non è il pazzo che il re teme. In realtà, il re teme il nemico, del quale ea — « a ogni istante che passa se ne fa sempre più lucida in lui la coscienza — che nasconde un piano minaccioso per lui e che possiede la volontà e la forza per attuarlo. «Egli — « cioè il modo suo di comportarsi — non mi piace». Qui è tutto. Re Claudio non è un uomo che coltivi il delitto per il delit to; ma è un risoluto che «non si lascia tirar la barba dal pericolo». Perciò con rapida progressione, parallela all'acuirsi della coscienza depericolo che gli viene da Amleto, passa dall'indulgen za, per cattivarsene l'animo alla sorveglianza su lui, e da questa all'offesa. Alla primintuizione del pericolo si erproposto di far « partirAmleto, al più presto, peAsmpsaammreccciVstmliprpsttoAinrglaftcpnlgbcghsecprcmrgtcnlsCpdspepfrtzcld«qcmsgmcdl'Inghilterra»; ora che vede come la orisi aia per ri iolversd, a a oppone cestremi o a e a i a i E a a l a i e i or el ràoo e oote oi zà, ahe u— cde toon Re he t he ba ala del da n mo da ma era ire per mali estremi »|grimedi», nAmleto partirà la notte atea sa per il luogo fissato. Ma i messi che lo accompagnano portano con sè «lettere pressanti», con le quali si chiede all'Inghilterra «l'immediata morte di lui». Un solo istante d'indugio mette i brividi nelle vene del re. Riarso dalla febbre incalza i messi : « Seguitelo alle calcagna ; tiratelo con velocità a bordo; non indugiate. Voglio averlo già viti di qui stanotte. Andate ». La posizione che i due nemici occupano li costringe a limiti che nessuno dei due potrebbe, senza suo irreparabile danno, valicare. Il re, poiché non ha nessun pretesto per colorare il suo delitto, non può far uccidere Amleto dai propri scherani in Danimarca, e deve ricorrere a quel ripiego dell'Inghilterra, nella lusinga che la lontananza glielo abbia a far passare impunito; Amleto, con tutte le ragioni ideali che nel suo intimo possiede per uccidere il re, non può in nessun modo agire contro di lui, finché il re stesso non gliene dia una ragione pubblica o, almeno, un pretesto ch'egli possa addurre a ragione sufficiente. Ma Amleto ha i 'anima pari sempre alla situazione. Di ribellarsi al re e metterglisi pubblicamente contro, forte soltanto delle prop.ie induzioni, mentre il re è armato e più sollecito che mai, non è, in questo momento, neppure da parlare. Non resta dunque che fingere di cedere, e dare a tutti, al re e ai cortigiani, specie dopo l'uccisione di Polonio, la persuasione dell'assoluta sua incapacità di rendersi ragione de' propri atti. Così mentre il suo "spirito è più agile, e raccoglie ogni detto, spia ogni atto per smontare la macchina che si prepara contro di lui, egli esagera in parole e in atti la propria stranezza sino alla follìa, perchè si creda all'irrazionalità di ogni sua mossa. Sapendo d'e?sere tutto intorno spiato, entra nelle stanze della madre che l'ha fatto chiamare per manifestargli l'ira del re, entra chiamandola a sua volta ad alta voce : «Madre, madre, madre»; e quella chiamata deve dare in chi l'oda — e possono essere molti — la sensazione dello stato della sua anima. Del colloquio che la madr^ gli ha chiesto si serve per eliminare uno de' più gravi inciampi alla piena attuazione della vendetta. Essa porta con sè anche la punizione, sia pure soltanto morale, della madre. Perciò le parole del figlio verso di lei sono taglienti, le rampogne sanguinose. Quel congiungimento carnale, sulla tomba ancora smossa del marito, della madre già vecchia con l'uomo che n'è stato l'assa6sino, rivolta l'anima del figlio. Ma il rimorso che quelle rampogne vogliono suscitare deve arrivare molto più oltre. Quel rimorso allontanerà la donna dal letto del re: « Non entrare nel letto di mio zio questa notte ». E lo stacco carnale sarà il principio di quel maggiore e perciò deciso allontanamento di lei dal marito, che Amleto tende oramai risolutamente a determinare. Amleto conosce sua madre. Moglie immersa nella colpa, ma che « non vive » — per attestazione stess- del re — «se non per gli occhi» del figlio- Egli si può dunque a prire sicuro con lei. In ogni modo, mai, per qualunque altro affetto e per qualunque ragione, ella lo tradirà : « Sta sicuro, se le parole sono fatte di fiato e il fiato di vita, 10 non ho vita per fiatare ciò che tu mi hai detto». Anche dunque se solo ella si stacchi dal re, il distacco porterà a debolezza, e perciò a danno di lui. E così avviene. Ram pognata, vilipesa, frustata a sangue, testimone di atti consapevole di propositi e di cose che potrebbero immediatamente perdere il figliolo, quella donna non si lascia sfuggire parola che possa anche lontanamente nuocere a lui. Il re attende ansioso l'esito del colloquio, ma ella non rivela sillaba. Ella sa che la pazzia del figliolo è finzione («non sono pazzo che per a stuzia »), e proprio lei, a' sca gionarlo e a deviare i sospetti del re, esagera quella follìa, fino a eguagliarla alla lotta del mare e del vento « quando contendono a chi sia11 più forte». La sua cani a lità, tutto l'insieme del suo temperamento non le oonisen te di prendere decisamente posizione contro il re; negleffetti però ella agisce già contro di lui. Non staccatavddgrà«—elmridddAmdpl'dslolafìppqvsdmCsEèstddnlenvtcgrltdclrrdsdlnptdisosgdtslmve- ancora dal marito, ma già ri-1 complice involontaria del fi glio, Amleto, come ha letto nella sua anima, così ha pre veduto ogni atteggiamento di lei. Quando egli ritorni dall'Inghilterra per la sua grande vendetta non troveà sulla sua via la donna che gli è — tale non fosse I — ma pur gli è madre». Ed ella, la madre, all' ultimo momento, con il suo grido ivelatore, sarà la prima a denunziargli il tradimento del re. Con tale nettezza e rapidità e risolutezza opera Amleto in quella notte tremenda, difendendosi, offendendo, sventando pericoli, preparando il terreno per 'azione futura. Ma l'estremo della chiarezza della sua visione, e della forza della voontà e dell'attività sua egli a dimostra nell'obbedire, che fìnge senza riluttanza, e nel partire, che fa immediato, per l'Inghilterra. Amleto non dubita che in quel viaggio si celi una grave insidia del re contro' di lui, sa che «i suoi due compagni di scuola » i quali « portano il mandato» suggellato di re Claudio al re d'Inghilterra sono «due aspidi velenosi» Ebbene? «Il gioco» dell'ora è «far saltare in aria il co struttore con il suo stesso pe tardo». La prova oggettiva del delitto del re contro il padre suo egli non la possiede, nè la possederà mai. Ribellarsi al re in tali condizioni, e tanto meno ucciderlo, egli non può; ma la luce intuiti va che illumina la sua profetica anima gli fa leggere ciò che sta scritto sotto quei sug gelli. Il re stesso, col non osa re di consegnare a lui quelle lettere, con l'affidarle con tanto mistero ai due che lo devono accompagnare, ha acceso nell'anima di lui quella luce rivelatrice. Quelle lettere possono dargli, anzi gli daranno certo, la prova della delinquenza del re. La necessità prima del momento è dunque impadronirsi di quelle lettere. Ma per impadronirsene' bisogna partire. Il re gli ha detto di «prepararsi, che la nave è pronta», e i suoi preparativi sono di prendere e portare con sè il sigillo del padre, che aveva servito di modello a quello onde le lettere del re erano suggellate. Il simbolo del regno è con luì. Inspirazione della Provvidenza, dirà più tardi Amleto; ma le sue inspirazioni la Provvidenza non le manda se non a coloro che le sanno afferrare. La posta può essere la vita, ma se egli riesca nel suo disegno, sarà il fondamento sicuro della grande giustizia. Perciò spinge l'audacia fino alla temerità. « Benedetta a temerità! Essa, a volte, riesce là dove i calcoli più profondi falliscono ». Col favore della notte, mentre i compagni sono immersi nel sonno, s'impadronisce della lettera che il re ha affidato a Rosencrantz e Guildenstern, rompe i suggelli, legge la sua sentenza. « Accerchiato da ogni parte da reti insidiose», non ha un attimo di esitazione, e « prima ancora ch'egli possa dare una direttiva _ al suo cervello, questo incomincia il dramma ». Morte per morte, e scrive un'altra lettera, dove da parte del re si ordina al sovrano inglese di mandare, « appena letta la lettera e senz'altro processo » morte i due messi. La ri' suggella e la riporta al posto della prima; poi, mentre i due perfidi veleggiano verso la morte, aspetta con cuore fermo ciò che possa avvenire Alfredo Frassati iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Re Claudio

Luoghi citati: Danimarca, Inghilterra