Tradizione e gloria del Carnevale d'Ivrea

Tradizione e gloria del Carnevale d'Ivrea Tradizione e gloria del Carnevale d'Ivrea ¬ [Dal nostro inviato speciale) Ivrea, i marzo. Domandarono a un lord Inglese come mai — od attraverso quali accorgimenti — U prato intorno alla sua villa avesse un'erba cosi morbida al tatto e dt un verde cosi delicato a vedere. Egli rispose: « Noi ci, limitiamo ad tana! darlo tutti 1 giorni, da circa quattro secoli ». La gloria del Carnevale d'Ivrea attinge il suo splendore alla stessa cura. E' una tradizione che nessun eporediese ripudia, che tutti accarezzano, e quindi prospera. Il passare del tempo può anche confonderla: oggi non si sa più con certezza se la bella mugnaia uccise il conte di Biandrate, tiranno barbarossla no del 1100 o U marchese di Monferrato del 1300; non si sa più se l'insurrezione avvenne per un ono re femmimlle oltraggiato o per una semplice tassa su i mulini, considerala esosa; la bella mugnaia non ha più niente a che fare con 1 mulini; Napoleone Bonaparte, unificando 1 carnevali della zona, impresse loro anche un concetto politico utile a lui, con l'Immettervi un generale e II suo Stato Maggiore; egli impose pure talune marcie militari, negazione di ngnt concetto carnevalesco; ma tutto ciò non importa. Anno per anno, gli eporediesi hanno preso « il bello » del loro carnevale trasmettendolo all'anno successivo, In maniera da restar tutto bello. Indubbiamente quella « mugnaia » della storia poteva uscire magari da un sacco di farina, ma 11 suo biancore non avrebbe mal potuto competere con il mantello l'ermellino (cinque metri di coda) della signora Dina Foscale In Cha bori, la mugnaia di quest'anno; gli abba - abati, già capi rioni - ebbero nella storia la loro Un liortanza, ma, per lo più commi sta ad odio: attraverso I secoli, il carnevale li ha trasformati sino a lame del bambini a cavallo, deliziosi nel loro costumlnl "700, di fronte al quali l'immaginaiione del vari Dior, Fath, Balmaln e CI. e balbettio di barbari di fronte all'oratoria di Demostene; e poi c sono 1 pifferi. Il Dio Pan, nel ri durre a strumento musicale le canne di palude In cui si era tra sformata la ninfa da lu! amata ed inutilmente inseguita, non sep pe trame di sicuro modulazioni I cosi delicate come quelle che ne ricavano 1 pifferi e 1 plffsrarl di « Cesare », maestro Insuperabile del plfferlsmo. E cosi di seguito. Dobbiamo anche aggiungere cu e ti carnevale d'Ivrea si perfeziona I man mano, pur attenendosi a concetti conservatori. Esso, ad esem pio, ha taluni aggettivi immodificabili: è obbligatorio che la mugnaia sia detta « vezzosa », 11 generale « Invitto », lo Stato Maggiore « brillante », gli abba « graziosi ». E stop. Nient'altra aggettivazione è lecita. Cosi, non si sa come esprimersi per sottolineare la bellezza e l'eleganza delle due vivandiere, le quali — caso unico In tutti gli eserciti del mondo — fan no parte dello Stato Maggiore. E nemmeno ò lecita un'aggettivazione per 11 Carnevale d'Ivrea preso In blocco. Al massimo, (>os slamo dire che esso è « Inesportablle ». Nessuno dnl suol membri può assentarsi dalla citta, durante 11 periodo carnevalesco. E' soltanto a carnevale finito che quest'anno, l'Intero corno carnevalesco d'Ivrea « reciterà » a SalutVtncemt 11 prossimo sabato. E' una buona occasione di andarlo a vedere, per chi non lo ha visto, trattandosi dt un carnevale da buongustai. a.a. — Il suicidio di due fidanzati

Persone citate: Dina Foscale, Fath, Napoleone Bonaparte

Luoghi citati: Biandrate, Ivrea, Monferrato