Un grand'uomo eccentrico

Un grand'uomo eccentrico I 50 ANNI DI VITA POLITICA DI CHURCHILL Un grand'uomo eccentrico Tutti lo adorano, nessuno lo rivuole per capo L111 i 11M111 11E111M11111111111111 b 1 r I ] 111 < IW(Dal nostro corrispondente) Londra, 28 febbraio. In questi giorni Churchill compie il cinquantesimo owiniversario del suo ingresso nella vita politica. Esattamente cinquantanni fa Churchill si dimise dall'esercito per tentare la carriera politica; alla fine del 1900 fu eletto deputato per il collegio di Oldham; il 13 maggio del 1901 pronunciò il suo primo discorso che terminò così : « Una nuova guerra europea finirà con la rovina del vinto e il non meno fatale esaurimento del vincitore. Le guerre dei popoli saranno più terribili che quelle dei re t>. Si era sbagliato di un quarto di secolo. Ma era ugualmente la profezia d'un designa to. Reclame ed arroganza Era stato eletto deputato soprattutto per l'aura di popolarità che con intensa attività aveva saputo crearsi con le conferenze sulle site prodezze nella guerra boera; e Churchill era veramente nato con il bernoccolo della pubblicità: un noto giornalista inglese, lo Stevens, che qualche anno prima lo aveva conosciuto sul piroscafo che li riportava entrambi in Inghilterra dalla campagna del Nilo, cosi lo aveva descritto: «Il tenente Churchill non possiede forse le qualità per divenire un grande generale, ma ha altre doti ohe potranno farne un giornalista, un leader popolare o il capo di uno grande casa di pubblicità... ». Ai vecchi parlameninri del 1900 Churchill non piacque; sembrò loro inaudito die un novizio imberbe osasse pronunciare alla Camera dei Comuni cose impopolari. Ma la carriera politica di Chur¬ 1111111111 111 ■ 111 i 11 1T1111W111 > t ) 1111 ( 111 » chill e più ancora la sua fama, furono tuttavia costruite sul coraggio di dire cose che suonavano impopolari. Un'altra caratteristica che gli rimase tutta la vita fu la sua arroganza: un'arroganza non tanto di espressione e di modi quanto di sentire; il disdegno dell'uomo che si è sempre sentito superiore, e prova un senso di impazienza per l'opinione degli altri. La sua carriera politica fu una serie di alti e di bassi. Ancora poco prima della guerra, nel 1939, si diceva che' Churchill, fosse un uomo liquidato: egli stesso non faceva mistero di <~«ere messo in vendita il suo castello di Chertwelle a Westerham Kent, dove oggi egli uttende invece a compilare le sue voluminose memorie. Con l'avvicinarsi della guerra continuò a levarsi a parlare ai Comuni dal primo banco dirimpetto a quello del governo, proprio a un metro, come egli soleva dire con amarezza, dal banco da cui si governa, eppure lontano dal governo come se avesse parlato dagli antipodi. Dal 1939 i suoi discorsi sembravano quelli di una Cassandra che ripeteva, sconsolata e infaticabile, il monito che la Germania si riarmava mentre la Gran Bretagna restava impotente. La Camera rideva ai suoi discorsi, pochi prendevano sul serio l'eccentrico Winston. Poi venne la guerra. La mattina del 3 settembre 1939 — era una domenica — Churchill entrò nell'aula dei Comuni, si sedette con le larghe spalle curve sul suo banco, ascoltò il pavido Chamberlain annunciare la guerra con un discorso tremulo, poi uscì dall'aula, andò nella stanza del primo ministro e accettò di entrare nel gabinetto di guerra senza posizione precisa. Prima di sera era nominato ministro della marina e cominciava a manovrare la sua barca. Sei bottiglie Da quel giorno Churchill non perdette mai la couvin- ' zione di essere l'uomo del destino. Fu lui a buttare giù Chamberlain, e quando fu Capo si prese tutto in pugno : non permise mai ai suoi collaboratori di dubitare, neanche per un istante, della genialità di Winston Churchill. Gli aneddoti di quell'epoca sono tipici. Una notte uscendo in fretta dalla stanzetta dove dormiva in uh sotterraneo di Whitehall, accanto alla stanza dove erano le grandi carte su cui venivano seguite le battaglie, Churchill inciampò in una mezza dozzina di bottigliette da latte vuote che il picchetto della guardia nazionale aveva ridicolmente dimenticate. In pigiama e veste da camera Churchill raccolse le bottigliette <>r.a per una, a con la faccia di un leone disgustato, le scaraventò contro il muro. Quando fu ammalato di polmonite il suo collaboratore prediletto Brendan Bracken, ministro drha propaganda, fu incarivaio dai colleglli di dirgli che non doveva più affaticarsi tanto «perchè poteva anche morire!», Churchill dal letto gli gridò: «Va all'inferno.'». Dopo la vittoria, indette le elezioni. Churchill girò tutta l'Inghilterra come un trionfatore. Quando apprese la disfatta elettorale fu a?tnichilito; poi scosse le spalle convocò d'urgenza il gabinetto, disse ai ministri conservatori: «Signori, questa è la nostra Dunkerque! » E andò a Palazzo Reale a dare le dimissioni. « La nostra Dunkerque » Al partito conservatore dicono oggi che Churchill non si è mai capacitato di non essere più primo ministro; di non poter più fare e disfare con un colpo di penna; ohe « quell'uomo mediocre » di Attlee sia lui il primo ministro. E' ancora convinto di avere un ascendente enorme sull'elettorato. Durante la guerra aveva preparato un piano di riforme di pace che si riprometteva di realizzare nel giro di dieci anni, due legislature. Credeva talmente che il paese lo avrebbe lasciato governare per altri dieci anni che quando il re gli aveva offerto di crearlo duca, il titolo più alto del¬ 11111111 m 111111111111111111 n 1111 m 1111111111111111111111 l'Inghilterra, aveva risposto: « Maestà, devo ancora lavorare per il paese ». SI racconta che la sua più aipra sofferenza sia stata quando dai banchi dei socialisti risero a crepapelle per una sua tirata contro il governo Attlee. Churchill usci dall'aula furente. Disse ai suoi intimi: «Mi hanno riso in faccia, in faccia... ». Ripete a tutti: «Vecchio io? Gladétone era primo miniatro a ottantanni. Io sono un giovanotto al confronto. E il popolo mi adorai». E' vero: non c'è persona viva in Inghilterra che non provi per Churchill un senso di adorazione, la ammirazione per un grande uomo che non si discute. Ma lo vorranno di nuovo come capo? C. M. Pranzerò 11111r 11 ■ 11ti 11111:11111111111111 ; 11 ti i*111111m 111111111 ti Moda primaverile: abito a giacca di taglio inglese 11 n 11111111111111 < 111111111 > 1111111111m111111111111111111

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