La guerra di nessuno di Virgilio Lilli

La guerra di nessuno La guerra di nessuno . . i. . i i • • Campi di battaglia in Cina senza soldah, senza cannonate, con trinceee fortilizi deserti - Per villaggi e città la vita fluisce sonnolenta di miseria (Dal nostro Inviato speciale) NÀNSUCHO, febbraio. Ora descriverò una strana guerra. Ora descriverò una guerra stranissima, una guerra assolutamente nuova. Una guerra senza cannoni, senza fucili, senza baionette, senza bombe, senza niente. Una guerra, dico, senza morti e senza feriti; senza ospedali da campo e senza magazzini; senza rifornimenti e senza «azioni». Una guerra senza sangue, una guerra senza guerra. Ora,. sì, descriverò una guerra senza battaglie. Ma che dico t Una guerra, in certo senso, senza soldati. Descriverò la guerra di nessuno. I cannoni non tuonano Dovevo venire in Cina per testimoniare una guerra così mai bizzarra, così mai paradossale. Al fronte della guerra civile cinese non c'è nessuno. Si sente una cannonata t Una sola, dicot Non si sente. Si sente la tosse d'una mitragliatrice t Non si sente questa tosse. Lo scoppio di un mortaio t Di una granata a mano? No, no, non si riesce a sentire niente di tutto questo. Si sente il monotono susurrìo della pioggia che cade, si sente il grido rauco d'un corvo gigante che plana sullo stanno della risaia, si sente la cantilena dei contadini che .vorano agli argini ijio»iuu », si sentono altre voci della natura. Ma è guerra f Non e guerra. Eppure, la guerra c'è. Lo dicono i giornali che c'è. Lo prodamano i comandanti degli eserciti. Lo registrano i governi di tutto il mondo. Dicono: la guerra civile cinese... la battaglia di Nansucho... la accanita lotta per l'Anhwei... la difesa della Cina nord-centrale. Dicono: gli accerchiamenti, le perdite, le avanzate, le ritirate e simili. Dunque c'è la guerra. Ed è la guerra di nessuno, oltre il Yang-Tse. Oltre il Yang-Tse non c'è nessuno ohe faccia la guerra (e gli stessi soldati non sono soldati; poiché essendoci la guerra non fanno la guerra: e ohe soldati sono dunque FA Da Pukow a Pechino non si torce un capello a nessuno, lo ho un bel camminare, ho un bel viaggiare su treni maledetti, e a cavallo, e su carrette, e inoltrarmi sempre più, avanti, sempre più in dentro, e interrogare soldati (i pochi soldati che riesco a incontrare, i quali se ne stanno lì pacifici, senz'armi, a braccia conserte), e sostare ai Comandi (i pochi Comandi, i quali comandano tutto fuor che la guerra) : è tempo perduto. La prima linea non Cè, e non c'è neanche la seconda, la linea di seconda schiera. E i « fianchi»'! Dove sono i «/ianchi»f Non ci sono. E nemmeno quel che s\ dice la copertura c'è. C'è la campagna, c'è la sterminata, la pallida, la melanconica campagna cinese, questo oceano di terra dagli alberi rari e gracili, questo impasto d'acqua e d'humus, questo gigantesco graticcio di fiumiciattoli, questa scacchiera di stagni, questa tessitura rozza di canati lungo i quali va flottando la primitiva chiatta del pescatore di pantano dagli occhi obliqui sotto il piatto cappello di paglia. C'è la terra, la « buona terra » del Cinese, la stessa che partorisce uomini a centinaiu di migliaia, la stessa che uccide uomini a centinaia di migliaia. Ma non Cè la guerra. Sulla « buona terra » ci sono i tetri ornamenti della guerra, ma inerti, addormentati. Le tVincee, per esempio. Risaie e trincee costituiscono i motivi fondamentali della Cina cenirosettentrionale, dell'oltre-Yang-tse: trincee brevi, poco profonde, scavate sulla misura dei soldati, i quali sono appunto piccolini; trincee un poco da nani, ritorte, che volgono il fronte ai quattro punti cardinali significando come il nemico non abbia una posizione precisa, come il nemico possa arrivare a suo piacimento da Est o da Ovest, da Nord o da Sud. Chi c'è nelle trincee? Non c'è nessuno;' per decine di chilometri, per centinaiu di chilometri, cosi: nessuno, da Pukow a Cuh-Hsien, da Cuh-Esien a Pengpu, da Pengpu a Nansucho, da Nansucho a Su-chow, da Suchow su su, forse fino a Pechino. Casennette dì fango E ci sono i '.'capisaldi", con i loro bravi Bunker: alle estremità dei ponti, sui fiumi, un Bunker di qua, un Bunker di là. Lungo la ferrovia, presso le stagioni, Bunker. Qua e là, per la campagna, dove s'incrocia qualche sentiero, Bunker. Sono opere fortificate col fango, casematte di fango, rivelano il grado di ruralità della guerra cinese (che ora non c'è), una guerra di contadini i quali, anche quando fanno i soldati adoperano materialmente la terra, chiedono ausilio solo alla terra. Costruiti a regola d'arte militare, intendiamoci, i capisaldi della guerra cinese: ecco le brave feritoie aperte sotto la cupola cosidetta corazzata (corazzata di fango), con il loro bel settore di puntamento orizzontale; ecco le piazzale per i cannoncini anticarro (piazzale di fango), ecco il fosso di difesa ravvicinata rafforzato dal parafuoco (di fango), ecco le postazioni per le armi automatiche (.belle imbottite di fango) eccetera eccetera. Quel che nelle guerre comuni è cemento, nella guerra cinese è fango. Si direbbe che la stessa artiglieria dovesse sparare a fango, proiettili di fango. (Guerra di contadini dì risaia, amici del-fango e del pantano). Ma in coteste opere-fortificate di fango non ci sono le armi — cannoni, mitraglie, fucili — e non Cè la truppa. Tutta la truppa che ci trovi è costituita di tanto in tanto da un soldato piegato sui ginocchi, i pantaloni a terra, la cinghia al collo. Il soldato e il contadino Villaggi e città si susseguono su questa terra di nessuno con la miserabile e, allo stesso tempo, nobile gravità cinese. Villaggi e città di fango (capanne di fango dai tetti di paglia di riso e fango, case di mattoni e fango, templi di legno e fango, eccetera) presentano le loro regolari difese militari : alle porte i fortini (di fango), e ancora postazioni per il fuoco incrociato, e fossi anticarro, e buche singole per i fucilieri, e rotoli di ferro spinato e altro. Ma i fucili, ripeto1! Le mitragliatrici, i cannoni? Afa le vedette, dico, i posti dì blocco? Ma, insomma, il nemico1! Ma, per intenderci, la guerra? Non Cè. Strana guerra, grande campo di battaglia, senza battaglia. Guerra di nessuno. Per villaggi e città, la vita continua il suo fluire sonnolento di miseria e lavoro, la presenza del soldato (pochi soldati, quasi niente soldati) non la turba, n soldato che ancora posa il piede sulle terre dell'oltre-Yang-Tse non è più soldato, già la campagna e l'inazione lo riassorbono, già si volta in contadino: è altrettanto stracciato del contadino, altrettanto disarmato del contadino, altrettanto ostile alle armi ed estraneo alla guerra quanto il contadino. Il suo problema è lo stesso di quello del contadino: coprirsi come è possibile, stabilirsi un posto al coperto dove passare la notte, trovare un lavoro (forse il pascolo d'un maiale) cui affidare la vita,mangiare la razione d'orzo o di miglio nella misura meno. esigua, lavarsi di tanto in tanto i cenci che costituiscono il suo povero corredo, trovare un lanternino da accendere quando calano le tenebre, attendere la pace, sospirando. Guerra di nessuno, terra di nessuno. Chi oserebbe dire, calcando questa enorme silente regione, di trovarsi al fronte della guerra civile cU nese? Io vado amanti, vado avanti. Credo di trovarmi entro i limiti della Repubblica Cinese del Kuomintang e non mi avvedo di essermi già inoltrato, pei qualche centinaio di chilometri, nel territorio della .Repubblica Popolare Comunista Cinese Progressiva Parificata Antifeudalista Elettrificata eccetera eccetera. Virgilio Lilli rg

Persone citate: Bunker,

Luoghi citati: Cina, Pechino