Uno degli assassini arrestato confessa e rivela i complici

Uno degli assassini arrestato confessa e rivela i complici MmVCE COMPImETA. SUI lì EIm IT TI DI MlImA.NO Uno degli assassini arrestato confessa e rivela i complici Avevano costituito una banda per vendette politiche • Compiuta l'impresa, erano fuggiti a Bologna per chiedere aiuto ai " compagni „ - Alla ricerca dei mandanti : due fermati tra cui un ingegnere iiiiiiiiiiiit iiiiitiiifiiiuiHiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiii Milano, 11 febbraio. Caratteristica principale delle indagini svolte dal gruppo del carabinieri della tenenza di via Moscova per far luce sui due fatti di sangue di via Lomazzo e di piazza Leonardo da Vinci è stata quella del silenzio. I carabinieri non hanno parlato mai durante tutti i quindici giorni di accanite ricerche a chiunque, fosse incaricato da un giornale o dalla questura o dalla stessa autorità Inquirente; fu sempre risposto con estrema cortesia, ma con altrettanta laconicità: « E' ancora un grande mistero. Le indagini non avranno soste ». Infatti, le indagini non avevano soste. Ogni giorno, ogni ora, gli indizi aumentavano, i sospetti prendevano una consistenza. Ma il silenzio regnava sovrano: non una parola nè un atto usci dalle mura della caserma di via Moscova: l'arresto dell'assassino del giovane Ghisalberti è avvenuto ieri mattina, alle 11, dn un bar-tabaccheria di via Moneta 5, a cinquanta passi dalla Posta centrale: la notizia si è avuta soltanto stamane, press'a poco alla stessa ora, cioè esattamente un giorno dopo. La banda della «girandola» I carabinieri non avevano fretta, ed infatti oggi, oltre che all'arresto dell'uccisore dell' ex-« mutino » Ghisalberti, che è il 24enne Eligio Trincheri di Giovanni, detto «Marco», nativo di Antey Saint André, in provincia di Aosta, abitante in un paese del La- fo Maggiore presso Intra, si pervenuti alla identificazione del suo diretto complice, Paolo Finardi di Antonio, di 22 anni, detto « Pastetta », nato a Castel Rozzone presso Bergamo, e di un terzo individuo sul quale l'autorità ha già precise indicazioni, tali da lasciar credere che, anche lui, non potrà sfuggire alla giustizia. Il Trincheri è confesso. Risulta iscrìtto alla sezione comunista « Eugenio Curiel » dd Milano con sede nei locali del Fronte della Gioventù, in via del Conservatorio, come risulta essere stato, tempo fa, alle dipendenze del padre del Ghisalberti, da lui ucciso, la- vorando nel laboratorio di artigiano che questi gestisce In via Lomazzo. Tanto il Trincheri quanto il Finardi sono stati partigiani aggregaci alle formazioni delle brigate Garibaldi. Mentre sul conto del Finardi, che abitava a Serrate, non risultano precedenti penali, il Trincheri era colpito da ben cinque mandati di cattura; uno del Tribunale militare' di Torino per renitenza alla leva, altri per avere partecipato, nel 1946, con un gruppo di *" otto banditi, allo svaligiamento della succursale di Varallo Pombia della Banca Popolare di Novara, che fruttò 1.199.000 lire, a quello della stessa Banca Popolare di Novara dove nel '47 furono rapinati 7 milioni e ad un furto alla Banca Popolare del Verbano. Dopo lunghi stringenti interrogatori, egli si è deciso a raccontare come avvenne il duplice delitto e il suo racconto conferma la convinzione subito sorta che, tra un assassinio e l'altro, esisteva una stretta correlazione. Conferma pure che essi sono frutto di una medesima criminosa organizzazione che ha armato la mano di sicari i quali agirono con spietata fe rocia. Il Trincheri ha precisato, nel corso della sua confessione, di avere costituito, a liberazione avvenuta, insieme al Finardi ed al terzo assassino che si sta ricercando, una banda detta della * girandola » e capitanata proprio da lui. H Trincheri, che pare abbia fatto parte nel 1944 della famigerata legione Muti, è autore di altri numerosi reati. Recentemente, aveva anche assunto, senza badarci troppo, incarichi di vendette politiche. Egli ha, inoltre, narrato di essersi trovato il giorno prima dei due delitti, cioè il 26 gennaio, con il Finardi e con lui e due prostitute avevano trascorso la notte in una trattoria di via Barromel 2, a pochi metri dalla tabaccheria dove ieri è stato acciuffato. Il fatale campanello Il mattino del 27, giorno precisato per le due «esecuzioni », nei pressi di via Paolo Sarpi a Porta Volta, noleg giarono un taxi e scelsero quello guidato dall ' autista Bellinzoni — tuttora tratte nuto dalla polizia — il quale stazionava in attesa di clienti. Perchè propria quello ? Perchè l'autista recava una cravatta rossa e poteva quindi ritenersi un « compagno ». Come « compagni » appunto gli si presentarono ed egli li fece salire. Erano le 11 precise Troppo presto per la spedizione in via Lomazzo. Si recarono allora a fare colazione, dopo di che l'auto pubblica si avviò. Come poi fu seguito I ed abbattuto à rivoltellate in j via Lomazzo il giovane Ghi ! salberti è noto. A delitto com j piuto., i due assassini lascia i rono l'auto pubblica e licen ziarono il Bellinzoni con que- que-ste parole: «Óra puoi andarein questura a raccontare tut-to. Riferisci pure che hai do-vuto ubbidire, altrimenti ti avremmo fatto fuori ». Il Bel- linzoni quindi era stato mi-nacciato di morte. Se non avesse obbedito ai due mal-viventi, avrebbe fatto la me-desima fine del Ghisalberti. L'autista infatti in questura riferi tutto ciò, ma diede quat-tro indicazioni diverse- dell'iti- nerario seguito dal suo taxi. Ora risulta che soltanto l'ul-tima di queste versioni corri- spondeva al vero. ii dottor Massaza è stato svolse ra-trillo del invece assassinato dal terzo individuo," complici il Trincheri ed il Finardi. Anche questa criminosa azione si ~ pida e decisa: al . campanello, l'ignara vittima ti presentò al suoi carnefici, che gli puntarono contro le rivoltelle. Allora alzò le braccia e retrocesse. Cinque colpi scaricati dal complice ignoto lo fecero stramazzare sulla soglia. Pistola alla nuca Poi tutti e tre i criminali risalirono sull'auto pubblica imponendo all'autista Perego, terrorizzato, di allontanarsi velocemente. Con una pistola puntata sulla nuca, l'autista si diresse, per viale Romagna, fino all'Ortica, dove gli fu or- dinato di fermarsi e dove il terzetto si dileguò. Come trascorsero la gloriata successiva i tre assassi;ni? La notizia, secondo la !quale avevano già acquistato j' biglietti per partire diretti la Buenos Aires, è del tutto ! inventata. Risulta, invece, che ! lasciarono Milano e fuggiro;no a Bologna. Questo è stato accertato. Qui si presentaroino a compagni di fede, rac1 contando quanto avevano com i piuto e chiedendo il loro aiu ' to. La presenza del terzetto 1 fu notata nella capitale emi i liana e questo fornì un primo ; indizio sul loro conto. L'indijvlduo di cui ancora si tace il nome non fece ritorno a Mi liano. Gli altri due ricompar¬ j vero invece e il Trincheri è stato colto. Si ricorderà che. ad un certo momento, le ricerche si orientarono intorno 'alla Casa del Popolo di via Conte Rosso a Lambrate. do ve la polizia operò una per- iquisizione. Che !a traccia tos¬ o l ¬ è 161 via Moscova, se fondata si vede adesso. II Finardi era custode notturno presso la Casa stessa ed era scomparso 11 giorno dopo le due uccisioni. Ma più gravi elementi sono stati raccolti appunto proseguendo l'inchiesta per Identificare i mandanti. Infatti, risultano fermati, per sospetti che si stanno vagliando, un certo ing. Carboni, laureato da poco al Politecnico ed appartenente al partito comunista ed un individuo conosciuto come « tenente Alvaro » del quale, pur non avendo ancora l'esatta identità, si sa già che era un guardiano della ditta Innocenti. Costui è dipinto dalla polizia come comandante di una « squadra volante d'azione » con sede presso la ricordata Casa del Popolo. Sempre la polizia avrebbe elementi per stabilire che l'organizzazione comunista che ha sede colà sussidiava il Trincheri ed il Finardi. Chi ordinò i delitti? Ora le domande angosciose sono ancora quelle formulate il giorno successivo ai due delitti: quali i moventi? Chi le ha ordinate? Per il Ghisalberti si torna all'ipotesi secondo la quale si è voluto vendicare lucciolone di Eugenio Curiel, il fondatore del Fronte della Gioventù, direttore dell' Unità clandestina, barbaramente assassinato da sicari della « Muti » nel 1944 a Milano in piazzale Baracca, dove fu pure assassinato il figlio dell'attuale sindaco di Milano avv. Greppi. Per il dr. Massaza pare che qualcuno lo avesse accusato di avere provocato il massacro dei patrioti al Campo Giurlati. E', comunque, fuori di dubbio, ormai, che anche Tassassimo del dott. Massaza è di natura politica. La sorte che ora attende l'autista Bellinzoni è certa: in ogni modo sarà decisa nei prossimi giorni. Può essere denunciato per favoreggiamento, in quanto diede false versioni alla polizia; ma può anche essere rilasciato, perchè lo fece sotto il terrore di essere a sua volta ucciso. Contrariamente a quanto è stato detto, il Trincheri, che è alto m. 1,67, al momento dell'arresto non vestiva una giacca di cuoio, ma un abito « principe di Galles » e un soprabito marrone leggero. Capelli biondi, occhi di color verde azzurro. Magro. Durante gli interrogatori tremava, pallido in volto. In quell'istante non aveva affatto l'aria du un feroce assassino. In un primo tempo, il Trincheri si è chiuso in un assoluto mutismo. Poi, alle serrate contestazioni del capitano dei carabinieri Manterrò, la sua resistenza è croilata. La cattura non ha avuto fasi movimentate: nel piccolo bar-tabaccheria, gestito dalla signora Cesarina Raffin, era entrato poco prima delle 11 il Trincheri e chiese alla donna un foglio di carta ed una busta. Mentre si accingeva a scrivere, appoggiandosi a una assicella situata tra il banco ed una finestra che dà sulla strada, entravano nel locale quattro uomini in borghese, quattro carabinieri della squadra, di polizia giudiziària della compagnia interna. I militi, senza parlare, circondarono il Trincheri. Uno di essi gli battè sulla spalla con una mano e gli disse a bassa voce: « Trincheri, seguimi ». H Trincheri si voltò, guardò con aria leggermente sorpresa gli uomini. Capi. Non fece obiezione alcuna, nè alcuna resistenza. I cinque salirono sull'automobile che li attendeva sulla via e raggiunsero la caserma 1. c. I Elìgio Trincheri Paolo Finardi