Il treno della tortura di Virgilio Lilli

Il treno della tortura FRADICIA LANDA CINESE fi,-" Il treno della tortura Ogni carrozza è stipata di membra umane aggrovigliate, inestricabili; qualche viaggiatore gtà soffoca, e muore; altri è sbalzato sotto te ruote: ed il convoglio va barcollando per paludi e stagni (Dal nostro inviato speciale) PENGPU, febbraio. Il treno ha due piani; il piano dei soffocati il primo; quello degli assiderati, il secondo. Al primo piano si rischia di morire per emorragia cerebrale, spappolati ; al secondo si rischia di morirre per polmonite, per pleurite, por assideramento o per un dannato salto sulla strada ferrata. Il treno va al fronte. Parte da Pu-kow, da quel quartiere di Nanchino, cioè, che sta al di là'dello Yang-Tse, sulla sua riva sinistra; va a Pengpu, qualcosa come duecento chilometri a Nord. E' già in stazione, è in stazione da dodici ore, giace sulle rotaie come un grosso verme morto brulicante di formiche. Il ferro delle carrozze non si vede, si vedono le gambe le teste le braccia dei viaggiatori palpitare febbrilmente, palpitare, palpitare. Gigantesca stalla Attorno, la stazione ha V aspetto d'un gigantesco stazzo, una stalla all'aperto, disseminata di fango, di.paglia, d'escrementi, di 'rifiuto di riso bollito, di cenci, di cucine di fortuna, di bivacchi zingareschi. Soldati gialli, avviliti, stracciati, marci di freddo e di sonno, accampano alla rinfusa con indolenza animalesca. Piove, fa freddo, le pozzanghere si raggelano. Il primo piano del treno che va al fronte è esaurito fino da ieri sera. II. treno parte alle dieci del mattino, ma i viaggiatori han cominciato la caccia ai posti la sera precedente. Hanno cercato una sistemazione al chiuso, ed ora sono lì dentro. Hanno vegliato l'intera notte con la testa incastrata fra le coscio del vicino, o la fronte premuta da una scarpa ferrata, o la schiena piegata a cerniera sotto una cassa. Ogni carrozza è ora stipata di membra umane aggrovigliate, inestricabili, come quei rotoli di spago ohe se inavvertitamente si svolgono si imbrogliano in mille nodi odiosi. Vedi ai finestrini mani ginocchia facce co scie schiene mescolate insieme come in certe pitture dadaiste o astrattiste o altro, Appartengono ai viaggiatóri privil legiati del miserabile treno \ in Partenza per a fronte, l'u ' nico treno giornaliero che si iiiniiiniiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu avventuri dalla Capitale verso la Cina del Nord. Dentro quelle carrozze c'è già qualche moribondo, qualcuno con la faccia paonazza, gli occhi, rovesciati, fiori di bava sanguigna alla bocca, il quale non ha più l'energia necessaria per attivare il respiro; e ora rantola, e nessuno gli bada. {Sarà scaricato a Pengpu come un sacco, rimarrà nel fango della stazione, i cani Io rosicchieranno). Gfinte come marmellata Anche il secondo piano è più o meno al completo, n secondo piano è costituito dai tetti delle carrozze, spalma■ ti di gente come di uno spesso strato di marmellata. So-.. no i viaggiatori arrivati stamane, i quali han trovato i posti al chiuso già belli colmi, e sono «aliti sui tetti. Casse, sui tetti, fardelli, sacchi, e uomini ammonticchiati come carichi d'autocarro. La pioggia batte accanita quei cumuli di stracci e di carne. I controllori già vanno di tetto in tetto alla ricerca dei biglietti da forare. Anche i respingenti sono carichi di carne umana: fra carrozza e carrozza si frappone questo materiale caldo, ricco di sangue e respiri. E' il treno che va al fronte, al Nord, croce e delizia dei cinesi che vanno al Nord, al fronte: soldati, piccoli commercianti, piccoli proprietari di risaia, contadini, funzionari dei paesi minacciati o evacuati, qualche donna, qualche bambino. Arriva ancora gente, affannata, gravata di fagotti, sale sul treno, vale a dire che si aggrappa a qualche piede penzolante dal tetto, si issa faticosamente, si siede, su qualche testa, su qualche spalla; o si accomoda in bilico su un appiglio qualsiasi della carrozza, su un bullone, su un perno, e sta li, disposta a starei ' per tutto il viaggio, per véntiquattr'ore, di giorno e di notte, col treno in corsa, sotto la pioggia, al vento, in una condizione, nella quale un uomo normale, un uomo non cinese, non potrebbe resistere un solo minuto. Ora ecco, io devo andare al fronte, non c'è altro mezzo per andare al fronte, devo trovare un posto su questo treno. Ho con me il mio interprete, il signor Yeh, percorro con lui ti treno quanto è lungo, guazzando nel fango del marciapiede, egli non si scoraggia, mi assicura che troveremo un postò. Sono le undici, improvvisamente i{ trillo di un fischio da ferroviere risuona (piuttosto grottesco), dal treno si leva un urlo, sono i viaggiatori che salutano non gioia la partenza. Il mio compagno si aggrappa a una tasta che penzola da un finestrino, come inanimata, si issa, afferra un brandello di coperta che sporge dal tetto della carrozza, va su, è sul tetto, mi chiama. A mia volta mi aggrappo a quella testa, a quella coperta, non mi rendo conto di come anch'io vada su, di come anch'io raggiunga il tetto della carrozza. Ho la generica sensazione di camminare su mani, su. fianchi, su gambe, mi trovo seduto al centro di un viluppo di membra. Peggio della guerra civile Ora nevica, la gente è taciturna, atona, priva di riflessi e reazioni, /erse paga di essere sul treno, di potere partire, cotti quel che voglia costare. Adattiamo gli impermeabili a tenda sui nostri corpi, restiamo cosi, tacendo, due lunghe ore. All'una 'la locomotiva emette un muggito lungo, dolce, melodioso, un formidabile scossone fa sobbalzare rudemente le vettura *ulls rotaie, sento le mani di qualcuno che mi tengono saldo, mani piccine e dure, con dita simili a rampini. Ef Vinterp'tte che viene al mio soccorso. Il treno si è mosso ed è avvenuto qualcosa di straordinario: una metà dei viaggiatovi appollaiati sui tetti è precipitata a terra, come disarcionata dalla •groppa d'un cavallo bizzarro. Qualcuno fa sangue, qualcuno si trascina con una gamba rotta, qualcuno, certo, è finito sotto le ruote. Il treno ora va, lentamente, barcollando, va sotto la neve con una serie di strappi che vengono via via ancora liberando i tetti delle carrozze, i respingenti, le sale delle ruote. Ora piove di nuovo, una pioggia dura, come metallica. Io sono accasciato, allibito, la genìe ohe mi sta attorno, quella che soffoca dentro le carrozze, mi fa pensare Olla sabbia, a qualcosa che il vento solleva, mulina e disperde a suo piacimento. La Cina mi fa pensare a una immane landa di sabbia, della quale ogni granello sia un uomo, e il vento se la porta, granello più, granello meno, non fa differenza. Al confronto di questo treno di carne la guerra civile è un episodio senza rilievo, una normale congiuntura della vita d'un popolo. Dico all'interprete : c Alla prima stazione scendiamo ». Egli mi rassicura con parole cortesi, quasi mondane. Non registra minimamente la misura dell'efferato fenomeno di cui siamo testimoni. E' anch'egli llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMlllllllllllllll un granello di sabbia, anch'egli cinese, anch'egli portato dal vento. (.A .poco a poco mi adatto alla posizione supina sul tetto della carrozza, ho ancorato un piede a una specie di gancio ohe sporge dalla lamiera, a sinistra sono frenato dal corpo d'un soldato che giace tranquillo sulla pancia, come morto; lascio i pensieri correre sulla campagna, sotto la pioggia) Cosi il treno, il miserabile treno cinese, l'ultimo che si avventuri nella Cina del Nord (véntiquattr'ore di sconsolato andare, di giorno e di notte) viene viaggiando attraverso una landa fradicia d'acqua, attraverso paludi e stagni dai quali emergono, amari, gli argini gialli delle risaie. Virgilio Lilli

Luoghi citati: Cina, Nanchino, Pengpu