La cultura in pericolo

La cultura in pericolo La cultura in pericolo Il patrimonio cultural© europeo è in pericolo imminente, cerchiamo di salvarlo: ecco il grido d'allarme col quale T. 8. Eliot conolude le sue Noie» towardt the Definiiion of Culture (Londra, Faber and Faber, 1948). E' facile esser d'accordo con lui e preoccuparsi dei tanti sintomi della decadenza della cultura che ci vien fatto di osservare ogni giorno, ma non altrettanto facile è intenderei sul concetto stesso di cultura. TI vocabolo, che oggi c'adopera spesso a torto e a traverso, ha una storia antica e ben documentabile. Dall'idea della formazione della personalità, della cultura animi, da Bacone chiamata anche georgica animi, -si passò, grazie soprattutto al Pufendorf — che intorno il 1675 riferì quel concetto alla vita sociale — e grazie infine al Herder, al significato di patrimonio spirituale d'un popolo, che si sviluppa, si trasmette, si conserva, come qualcosa di «continuo» nel corso della Storia, come una vera e propria corrente storica. L'Eliot combatte l'uso impreciso e vagamente emotivo che si fa oggi della parola «cultura», e insiste sulla connessione tra cultura e religione. Nessuna cultura, egli sostiene, può apparire e svilupparsi se non in rapporto a una religione. Una cultura nazionale dovrebbe essere una costellazione di culture regionali, eia cultura europea un armonico rapporto di varie culture, ciascuna in se stessa unica, per un principio di equilibrio eracliteo che garantisca l'unità nella varietà. L'analogia col fenomeno della lingua è evidente a chiunque abbia letto i saggi che Bruno Migliorini ha raccolto nel nutrito volume Lingua e cultura 'Tumminelli, 1948). La lingua dell'uso, come la cultura delle masse, è caratterizzata da genericità banalità, la lingua letteraria corre il rischio d'impreziosir si, di dar nel ricercato e nell'artificioso. L'italiano, oon l'equilibrio che ha saputo in complesso molto ben serbare tra lingua popolare e lingua dotta, lingua istintiva e Tio gua cosciente, offre un parallelo e un modello al-fenomeno della cultura in genere, anche per la sua mirabile continuità, che l'italiano è la sola lingua europea che possa vantare una storia di.più di sette secoli senza frattura. Se invero consideriamo quale sia la condizione sinr qua non d'una cultura, come di una lingua, vedremo che essa altro non è che la continuità. Continuità nel tempo e continuità nello spazio, trasmise ione da un lato, e osmosi dall'altro; religione, oostume, letteratura, oggetti artistici e manufatti: la religione sì, ma anche la cucina; e giustamente l'Eliot vede segni di disgregazione in Inghilterra non solo-nell'indifferenza alla Chiesa, ma anche nella mancanza d'interesse pel cibo. Il Nietzsche vide giusto quando asserì che «la cultura è l'unità di stile artistico in tutte le manifestazioni vitali d'un popolo». L'età di Pericle nell'antica Grecia, di Augusto nell'antica Roma, di Lorenzo il •Magnifico nell'Italia del Rinascimento, di Elisabetta nell' Inghilterra dolla fine del Cinquecento, offrono esempi di quella perfetta rispondenza e omogeneità fra tutte le manifestazioni della vita sociale che è in grado eminente «cultura». Guardata dawicino, l'unità d'aspetto di queste epoche meravigliose si rivela costituita, proprio al modo descritto dall'Eliot, di forze contrastanti che si equilibra no. L'illustrazione migliore della definizione nietzschiana della cultura la offre la Rinascenza italiana, in cui l'eredità del mondo antico riuscì a combinarsi col vìvo presente dell'Italia con una congruenza tale, che per secoli l'immagine dall'antichi tà ne riuscì alterata dall'ap porto italiano, fino al prin cipio dell'Ottocento, quando Perder e Fontaine disegna vano decorazioni interne di ispirazione sedicente antica ma in effetti rinascimentale Un caso opposto a quello del perfetto amalgama tra antico e nuovo, tra esotico e nostrano, offerto dal Rina scimento, lo troviamo nella rivoluzione prodotta ai nostri tempi nelle arti figurative dall'influsso dell'arte negra col conseguente passaggio dalla scultura modellata sul la natura alla scultura em blematica, che è stato ili n strato da D. B. Kahnweile in un recente articolo ap parso in Horizon (dicembre 1948). Troppo poco conto fa dell'influsso dell'arte negra Antonio Fornari nel suo vivace ed informato volume Guarani' anni di cubismo (Capriotti ed., 1948). L'arte africana e quella oceanica, appartenenti a tipi di cultura senz'alcuna connessione con- l'europea — come ha osservato-il Berenson, ci sono nel mondo diversi «gruppi di visività» — codest'arte aliena, innestandosi nel tronco della cultura europea, ha fatto opera di disgregazione piuttosto che di fertilizzazione. Un visitatore ignaro che in una galleria come quella dì Basilea, dalle sale dei secoli fino al presente passi a quelle che contengono le opere dei cubisti, dei surrealisti, degli astrattisti, ecc., potrebbe rifiutarsi di credere che queste opere appartengano alla stessa razza, alla stessa cultura che ha prodotto le prime. Eppure la vita odierna dei popoli europei, tra cui queste opere son nate, presenta in altri aspetti una contìnui tà col passato: religione, isti tuzioni, leggi, usi, sono in apparenza gli stessi : nei ri sforanti si serve carne di bue e non carne umana come nei banchetti dei popoli la cui arte si è presa a modello, e nessuno andando a letto crede che l'oscurità notturna sia il fiele . estratto dalla vescica d'un'antilope sparso nel cielo La frattura colla tradizione, avvenuta in un punto così sensibile com'è l'arte, si comunicherà ad altri settori della cultura dei popoli eu ropei 1 L'aprioristica svaluta zione del simmetrico, del regolare, del finito\ che un cri tico avveduto come Matteo Marangoni (Come si guarda un quadro, Vallecchi, 1948) ha denunziato come sintomo di disorientamento nell' arte moderna, dilagherà in altri campi, troverà riflessi, e che riflessi !, nella morale e nel la politica? 0 forse già li trova? Rimarranno certe moderne correnti . dell'arte « viottoli senza sfondo » come accenna a credere il Marangoni, o imporranno un nuovo sistema stradale che potrebbe essere anche quello d'un labirinto) La maschera di legno dipinto della Costa d'Avorio, con gli occhi protuberanti come due sigari acoesi e. la bocca sporgente come uno schiacciapatate, ce la siamo messa un giorno sul volto a cuor leggero, noi europei. Attenti che ad essa non finisca per modellarsi il volto e tutto quel che c'è dietro il volto, e che dalla disarmonia attuale, introdotta nella cultura da quegli apporti esotici, non abbia a seguire una nuova armonia sì, ma su un livello africano od oceanico, barbarico insomma. Mario praaì (j 111111M111 ! 11 i 111M i 11111M1111 II 11 11 1111M1111111 i i 111 i i

Persone citate: Antonio Fornari, Bacone, Berenson, Bruno Migliorini, Capriotti, Fontaine, Matteo Marangoni, Nietzsche, Tumminelli

Luoghi citati: Basilea, Costa D'avorio, Grecia, Inghilterra, Italia, Londra, Roma