Tragica fine del corridore Wimille in una prova sul circuito di Buenos Ayres

Tragica fine del corridore Wimille in una prova sul circuito di Buenos Ayres Tragica fine del corridore Wimille in una prova sul circuito di Buenos Ayres Buenos Aires, 28 gennaio. Stamane, il noto corridore franoese Jean Pierre Wimille, rimasto ucciso durante te prove ufficiali di qualifica per la gara automobilistica internazionale che si svolgerà domenica prossima sul circuito di Palermo a Buenos Aires. La macchina di Wimille, una Sinica, ha slittato in una curva facendo parecchi giri su se stessa e quindi capottando. Nelle prime ore del mattino Wimille, impaziente di provare il circuito era partito a bordo della sua macchina che presto rombò a 10Q dU'ora. Era stato disposto lungo il tragitto dei bolidi un servizio ai polizia, ma gli ammiratori dei corridore volendo veder da vicino il loro beniamino lanciato in curva si eratio assiepati ai bordi della pista in un punto difficilissimo La macchina sopraggiunse velocissima, ma la luce abba gliante del sole e la folla, impedirono a Wimille di vedere in .tempo la curva. Troppo tardi per girare, e il corridore, pur intuendo 0 mortale pericolo che correva, per non investire gli spettatori, azionò i freni. Uno stridio acuto e la macchina girò tre volte su ne atessa, qtflndi con un lungo balzo al abbattè capovolta ai margini della pista. Il corridore era rimasto al suo posto, nell'estremo tentativo di fermare il bolide, ed il volante gli aveva sfondato il petto. Subito soccorso, venne adagiato su un'autolettiga, e immediatamente trasportato all'ospedale. Ma prima ancora che i sanitari gli prodigassero le prime cure, 'il corridore spirò. La notizia subito diffusa ha profondamente impressionato la popolazione e molta folla si è diretta, quasi in muto pellegrinaggio all'albergo della ve dova, per esprimere il proprio dolore. Molte altre persone si sono recate alla sede dell'automobile club argentino dove la salma è provvisoriamente stata composta in attesa di esse re avviata al Cemeterio del norte. I giornali di Buenos Aires hanno dedicato le loro prime pagine ai resoconti dell'incidente e alle fotografie illustrando la carriera sportiva del valoroso campione e le numerose affermazioni da lui conseguite nette più importanti competizioni dell'Europa e dell'America latina. Mentre gli automobilisti italiani, trepidano per le preoccupanti notizie sulla salute di Trossi, il migliore dei loro, ecco giungere dall'altro continente la tragedia che ha stroncato Wimille, il migliore di tutti. Questa classifica, su un piano europeo, del campione francese Jean Pierre Wimille, pacifica ormai e incontrastata, era relativamente recente, e in buona parte aveva per base clamorose vittorie strappate In Italia, o nei grandi premi esteri alimentati soprattutto da corridori italiani, la riconosciuta pietra di paragone dell'eccellenza automobilistica. Indiscusso era il suo rango di campione francese, assiduo, tenace e, si diceva, fortunato; ma raramente, sino allo scorso anno, aveva avuto macchine in grado di discutere seriamente una questione di superiorità negli incontri internazionali col nostri. Ne avemmo, può dirsi, la rivelazione, quando, Analmente ad armi pari, venne a misurarsi sui nostri circuiti. Un colosso. Scuola dell'audacia a oltranza, della temerarietà costante, della fuga Iniziale con impeto quasi selvaggio: eppure una finezza quasi morbida nel disegno delle curve, nei sorpassi, nell'uscir dal gruppo compatto delle partenze in linea. Un dominatore. Spietato nei riguardi della macchina, che mal non risparmiò, conoscendo la sola tattica dell'acceleratore a fondo — non già per profana incoscienza tecnica delle conseguenze, ma perchè questa era la sua indole. Tecnicamente, anzi, era un esperto, tanto che vagheggiava di diventar costruttore di una macchina sua. In collaborazione con tecnici d'avanguardia francesi, aveva presentato al Salone parigino di ottobre, un campione di questa eventuale produzione, 'ntcressantiss'mo anche perone non si trattava affatto di nnn vettura de rorpa, ma di una rivoluzionaria ber¬ lina leggera da turismo veloce, profliatisslma, a tre posti con guida al centro e motore posteriore. H pubb'ico torinese ebbe di Wimille un'impressione profonda, solo parzialmente esatta, nel Gran Premio al Valentino del settembre scorso, disputato sotto la pioggia imperversante. Esatta nel giudizio sportivo: scattato in testa, come sempre, fu Irraggiungibile. Non una sbandata sull'insidioso asfalto, non un attimo di esitazione nel superare il meno veloce proprio all'ingresso in curva: una sicurezza, un legame con la macchina quasi sovrumani. Meno felice fu, necessarìamen te, il giudizio sull'uomo fisico 11 viso, da cui erano stati sollevati gli occhiali, sottoposto all'infernale flagello dell'acqua e della velocita, allo sforzo fisico e nervoso dell'andatura tempre ad limiti dell'aderenza, era sfigurato; e la maschera contratta e annerita metteva in maggior risalto i tratti un po' asiatici della sua caratteristica fisionomia. Issata la sua atletica, non alta, corporatura sulla coda dell'Alfa vittoriosa guidata dal meccanico, fu costretto, col rituale mazzo di fiori tra le mani, al giro d'onore: certo più una corvée che un trionfo. Ma quando, finalmente smontato, potè abbracciare la moglie che trepida lo aveva seguito dal boa; collaborando alle segnalazioni del suo distacco sugli altri, e n'ebbe il viso amorosamente deterso da un flotto di baci, ricomparve l'uomo: e il pubbico, trascinato dalla tenerezza del gesto, applaudì commosso l'atleta che aveva piegato tutti 1 nostri. La forte, schiacciante vittoria si rinnovò In ottobre a Monza, dove Wimille segnò sui massacranti 80 giri del circuito l'incredibile media di oltre 177 all'ora, seguito da Trossi, che a sua volta, nel luglio l'aveva piegato al G. P. d'Europa a Berna, funestato dai lutti di Tenni e di Varzi, precedendolo sul traguardo di un quinto di secondo. Retrocedendo tra i ricordi delle sue vittorie più belle, ecco 1 prestigiosi nomi della « 24 ore » di Le Mane, e Ginevra, e Reims: eccolo primo, nello scorso anno, a Rosario in quella stessa terra che ogr i gli è riuscita fatale. Ed a molte decine ammontano le sue vittorie precedenti in Francia: correva ormai da vent'anni. Non proveniva dall'ambiente professionale: figlio di un noto pubblicista, si era accostato all'automobile per passione dapprima tecnica, poi sportiva, e in breve ne aveva fatta l'unica ragione di vita. Conscio del pericolo che 11 suo stile di guida comportava, lo affrontava ormai Cora? un'abitudine, come un necessario compagno, un amico che a pochi si concede. L'amico l'ha tradito. Una tenera donna singhiozz» lontT-' a. f. Jean Pierre Wimille

Persone citate: Jean Pierre Wimille, Mane, Trossi