MANZU' di Alberto Rossi

MANZU'MANZU' », nei più opin quelli dei- tcrcnmmstluagmpme1fqtsndrablqtqsssdigccmtssdmsdcmCerto non occorreva la con- bsacratone del premio della MBiennale al miglior scultore gitaliano per richiamare cu> unosità e interesse sull'arte di Giacomo Mapzù/Appena quarantenne — è nato a Bergamo la vigilia di Natale del '908 — questo nostro artista ha già una lunga carriera di opere e di successi : e la grande mostra tenutasi a Milano in Palazzo Reale nella primavera del '47 noto fu che il termine riassuntivo e più clamorosamente evidente di una serie di parziali passi verso quel luogo di eminenza, che esimi conoscitori gli avevano sin dal principio pronosticato. | ^ Fortunato in questo, Manzù : perchè quella sua maniera di nascere all'arte fuori da ogni moda e da ogni attualità di «movimenti» e di gruppi, da ogni paróla d'ordine, novatrice o conservatrice che fosse,-pareva fatta apposta per mettere in allarme. Come non ha del resto mancato, e non manca tuttavia di fare, rfci campi programmatica moderni tà, dove gli ài riniprovera di non essere per Silente «aggiornato», di non fare apparentemente alcun conto delle strenue ricerche formali della «scultura nuova» degli Zadkin e dei Brancusi, dei Laurens e dei Moore: come in quelli dei cultori della tradizione, dove nonostante l'aspetto ortodosso della sua arte, ci si avverte sotto qualcosa che risveglia diffidenze e sospetti. E per questo suo destino impreveduto e sconcertante, egli ci fa pensare, vedi un poco, a un grande artista, che assai più di lui dovette attendere il proprio riconoscimento: al Proust, venuto fuori anche lui per conto suo tra acerrime polemiche letterarie, acri e taglienti divisioni tra «riva destra* e «riva sinistra», ciascuna delle quali non aveva che farsi di questo importuno postulante: il quale, nel novecentesco pàrnasCj avrebbe poi finito, con tutta;naturalezza, a occupare il primo posto. E jwi — vistò che c'è una certa facilità in taluni accostamenti — per remoti ohe siano quanti due artisti, quanto a'nascita, temperamento, educazione, «mondo», non c'è almeno un punto ohe li avvicina 1 TJn punto essenziale: ed è quella lóro facoltà, sorretta da una sensitività capillare, trasalente a ogni alito e pronta a mettere in moto tutto l'apparato, di un?brganiamo squisitamente ricettivo, la facoltà di accogliere il mondo, la creature del mondò, in tutta la loro madida, fragrante naturalezza, senza schermo alcuno di giudizi e pregiudizi, di sentiménti e risentimenti ; per restituirle poi prodigiosamente vive nel superiore mondo dell'arte. La già nutrita bibliografia sull'artista Manzù .si arricchisce ora di due opere, probabilmente le più notevoli. TJn libro di Anna Pacchioni, a cura delle Edizioni del Milione a Milano, è dedicato alla figura di lui vista nel suo complesso : e comporta, oltre alle ottanta tavole, uno studio critico, una «biografia», uno scrupoloso «contributo a una bibliografia» e un catalogo dello opere : mentre un volume di gran lusso dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo ci offre trentatre magnifiche riproduzioni in fac-simile di suoi disegni, nei colori degli originali, con uno studio di Giulio Carlo Argan. In una prefazione al volume della Pacchioni, Lionello Venturi accenna a quella singolare posizione di Man' zù, che «a volta a volta tra' dizionalista e ribelle, assume le più diverse posizioni figurative con un ooraggio di cui non si accorge... «inquadrandola nel dramma attuale della scultura, impegnata a superare quella posizione. di isolamento della figura umana ereditata dall'arte classica. La soluzione di Manzù sta nell'assimilare dalla pittura gli effetti di luce e ombra sema perdere le qualità ■plastiche: vale a dire, non costruendo l'immagine secondo la tradizione della forma isolata, per poi coprirla di una epidermide luministi ca, ma correndo l'avventura ■ della costruzione dal di dentro, dalle masse, secondo luce e ombra. Tanto l'Argan quanto la Pacchioni insistono sulla, specie della «religiosità» di Manzù, sul carattere Sei suo cattolicesimo, non facile da definire — come del resto tutto quanto il «sentimento» di quest'arte, che di sentimento è colma come poche altre, ma di cui assai illusoria è la facilità di interpretazione. A farcene intendere l'origine, ci soccorre qui la trascorsa «nel silenzio dei chiostri delle sacrestie dei cori » : e del vivere a tu per tu con le pratiche e le cerimonie del culto, viste non come dal fedele che vi assiste, ma dal di dentro, dal rovescio, come fatto di vita quotidiana: e il contrasto tra l'altézza del rito e l'umile umanità degli ufficianti: e a volta a volta, o magari insieme, lo slancio mistico e l'ironia. E la presenza quotidiana della morte — Bpecie durante la epidemia di « spagnola 1 del1 altro dopoguerra — come fatto fisico naturale: tutto questo induce a quella apertura d'animo tcattolica » in senso lato, che è l'accettazione dei fatti fondamentali della vita, della nostra terrestre fisicità, anche negli aspetti più umili, indissolubili dalla nostra Umana fralezza ; l'accettazione tranquilla, aliena da ogni romantico ribellismo, dell'uomo quaì' è, strano miscuglio, strana accozzaglia, con un senso di naturalità e di mistero insieme. Il cattolicismo di Manzù va dunque veduto in questa accettazione integrale, fisica, della vita, per cui ogni elemento prima accolto, poi restituito nella forma dell'arte, entra come naturalmente in un àmbito cosmico, in un palpito fitto di sentimento, e- dalla retorica del sentimento del tutto immune. Il vescovo macerato di spiritualità un poco morbida, il bambino che fa pipì, la donna che si tira la calza, il volto e il corpo umani infantili o maturi, trepidamente resi nella loro condizione di terrestre argilla da un occhio limpido che registra fragilità e maculazioni e incertezze e ottusità della carne, ma che nessun aspetto vede e rende come «cosa» in sè isolata, ma la illumina a guisa di una scheggia di vita cosmica, ineffabilmente sorrisa. Questo il fulcro della religiosità e del lirismo di Mania: di cui esemplificazioni e sviluppi sono analizzati nel saggio della Pacchioni: mentre l'Argan, sottilmente, ne patla. in riferimento ai di segni. Alberto Rossi biografia. Che ci dice di un Manzù nato — suo padre sa grestano — nella quiete di un convento, di una infanzia

Luoghi citati: Bergamo, Milano