A tremila metri sottoterra come nell'acquaio di casa di Giovanni Artieri

A tremila metri sottoterra come nell'acquaio di casa L' A F F L U S S O DEL RE T R OLI O A tremila metri sottoterra come nell'acquaio di casa C'è un pozzo davanti al quale gli inglesi si cavano il cappello; di lì scaturirono la prima guerra mondiale e un'organizzazione che convoglia tonnellate di nafta e milioni di sterline (Dal nostro inviato speciale) MEJ1D E8 SULEIMAN, gennaio. /I luogo dove adesso mi trovo si chiama Mejid es Buleir man, cioè " Tempio di Salomone ", ed è un paese tra certe colline di gesso e di catrame che più avanti descriverò. Del " Tempio " esistono, a pochi metri dal mio albergo, le macerie antiche di tremila anni. Il 25 gennaio 1908 E' un santuario zoroastriano, come in Persia ve n'è molti (il più, illustre l'ho visto nella pianura di Persepoli di fronte alla tomba rupestre di Re Dario) residuo del non estinto culto del fuoco. Questa religione, tra le più antiche se non la più antica dell'umanità, non ha generato mia morale o un nuovo indirizzo della conoscenza, ma s'è stranamente mutata in una delle più terribili industrie umane, quella del petrolio. Zoroastro, in definitiva, è il vero creatore delle raffinerie e dei campi di estrazione dell'Anglo Iranian Petroleum Company. Berna il culto della fiamma, senza gli Zend Avesta e il dio Amhura Mazda e Arimane, lo spirito del male e Ormùdz, l'angelo del bene, senza la teologia nata dalla nafta, nè il governo di Teheran incasserebbe dodici milioni di sterline all'anno, nè gli azionisti dell'Anglo Iranian guadagnerebbero ad ogni scader di cedola una parte dei quattrocento milioni di utili della società. Fu leggendo a caso una memoria del geologo e archeologo francese Morgan sui culti zoroastriani nel Kuzistan che nel 1901 il signor Knox d'Arcy, inglese arricchitosi in Australia, pensò di tradurre il culto del fuoco in tante azioni commerciabili alla borsa di Londra. Comprò dallo Scià del tempo una concessione per sessantanni che gli permetteva di " ricercare, cavare, sfruttare, sviluppare, rendere adatti al commercio, trasportare e vendere gas naturali, petrolio, asfalto e ozofceriti in tutta l'estensione dell'Impero persiano " eccettuate le cinque province confinanti con la Russia. Spedì a sue spese delle squadre di cercatori nel sud ovest e nel centro del piste. Le ricerche durarono sette anni xensa ap¬ prezzabili risultati. D'Arcy nel suo caparbio sogno aveva esaurito le buone sterline di oro guadagnate commerciando la lana d'Australia. Fu il 25 gennaio 1908 che la trivella incontrò a trecento metri di profondità una vena gonfia e mandò alla superficie il primo fiotto sudicio e grasso. Il luogo della scoperta si chiama Majdan el Naffun ed oggi è quasi un santuario della repubblica inglese del petrolio. Alla perforatrice numero uno, alla locomobile che forniva il vapore, alla torre a traliccio, al "fioretto" che bucò la falda petrolifera, ai verricelli e ai cavi d'acciaio di quella prima storica installazione oggi è dedicata una lapide, con la data e le notizie sommarie dell'avvenimento; il pozzo è chiuso da una valvola cementata nel terreno e ricoperta di vernice d'argento; gli inglesi passandovi dinanzi si cavano il cappello. Effettivamente la nascita di questo pozzo generò la prima guerra mondiale e nella seconda facilitò la vittoria russa per i rifornimenti di benzina e combustibili. Con 41 torbido inchiostro della nafta di Mejid es Suleiman, viene Scritta una pagina nuova nella storia della Persia moderna. Il fiume di asfatto La dinastia Qajjar, troppo debole per garantire agli inglesi (e agli stessi persiani) la inverosimile ricchezza del petrolio, è abbattuta; sorge la dinastia fondata da Reza Bhah Mezandaran, sottufficiale dei cosacchi, ma uomo di mano. Be si vuol dire la verità, il trono dell'attuale Imperatore naviga sulla nafta dell'Anglo Iranian. Dal buco di trenta centimetri di Majdan el Naftun è uscito pure un nuovo capitolo della fortuna economica della Gran Bretagna e forse (o senza forse) la torre a traliccio e la vecchia rugginosa locomobile del pozzo numero uno segnano mia tappa nella storia eroica della volontà umana. Tutto questo io penso, sogguardando dal « ground » erboso dell'albergo di Mejid es Suleiman ora le imminenti e inumane montagne di creta e di catrame, i lunghi capezzoli del calcare sovra le mammelle rosse delle colline, le stravolte falde terrestri aggrovigliate in valli e burroni, in spacchi e pieghe in cui colano acque solforose e colate di catrame; ora riposando la vista sui prati educatamente popolati da giovani mogli di ingegneri e funzionari britannici, da nurses e ragazzi come in calmo e trasparente quadro di Spadini. Qualcosa di sognato, qualcosa di intravisto, galleggia nell'aria. Forse è il volo 0 'il caldo o il riverbero sulle colline di gesso; ma qui mi pare' di soffrire una leggera alterazione mentale. E', forse, il sovrapporsi di immagini familiari, di figure dell'ordine umano (signore vestite all' europea, bambini biondi, carrozzelle per neonati, ingegneri con la pipa e amministratori in occhiali o monocolo) a questo panorama quasi non ancora coagulato delle età ignivome del mondo. Dietro la « guest-house », dove dormirò stanotte, scorre un fiume, ma è un fiume di asfalto. Sono andato a vederlo: come i ghiacciai appare immobile, invece cammina; vien giù e serpeggia tra le rocce di rame rovente; nel centro una vena lucida e tersa di bitume ne divide il cupo spessore e in ogni angolo come la saliva sulla bocca di un fanciullo, gorgogliano bollicine di nafta. Tutfintorno corrono strade nere, tra i colli di rame e di catrame legano le officine e 1 pozzi, le centrali elettriche e le vasche di refrigerazione, le case degli uomini e i colossali serbatoi della nafta. Taluni fuochi esalano dalla terra una fiamma molle e crudele e sono pozzi ardenti da due, da tre mila anni, gli stessi dinanzi ai quali nelle prime età si prostrarono gli Arti provenienti dal Pamir e i soldati di Cambise, di Dario, di Ciro. Gli inglesi hanno introdotto qui la loro pulita e frigida organizzazione. I loro campi di estrazione non somigliano in nulla alle caotiche foreste di tripodi comuni ai paesaggi petroliferi del Texas, della Rumenta, della Georgia russa. Essi hanno reso pulito e facile anche l'estrazione e il controllo della lurida nafta, dello schifoso e vischioso olio della terra. Un pozzo in attività è un breve recinto circondato da una rete, come un'aiolà di tulipani di Hyde Park. Una ruota di ferro, specie di grande timone d'antico veliero, comanda l'afflusso del « crudo » nelle tubature dirette alle raffinerie di Abadan lontane trecento miglia. I pozzi trivellati e non utilizzati sono chiusi dalla testa massiccia d'una valvola e quelle « teste » sferiche dipinte con la porporina d'argento assomigliano in distanza a palombari seppelliti sino al collo. A tu per tu col diavolo Qui l'uomo e il petrolio diventano amici e si trattano con motta confidenza. Tra Abadan e i «fieldsD avvengono certe volte conversazioni telefoniche come queste: € Pronto, Joe, mandami cinquemila tonnellate di "crudo" di prima qualità-». Joe gira una ruota, manovra una valvola e "tuba" le cinquemila tonnellate richieste. Ma-, come, accade spesso, di quelle cinquemila tonnellate di nafta le raffinerie hanno utilizzato soltanto una parte e non sanno che farsene, pel momento, delle-altre due. Joe vien chiamato ancora al telefono e gli dicono : « Ripigliati indietro due tonnellate >. Va bene: le stazioni di pompaggio rimandano nei tubi attraverso i desolati deserti del Kuzistan le duemila tonnellate inutili e Joe rimanovra delle valvole, controlla certi grandi manometri, apre talune cateratte e saracinesche ed ecco l'olio estratto ritorna a due a tre mila metri sottoterra. Quando capiterà, verrà richiamato alla superficie. Non è meraviglioso t E' meraviglioso sicuramente, è anche allucinante, a pensarci bene, questo trattare le viscere della terra come l'acqualo di casa propria. Ma è così; l'uomo inglese ha fatto anche questo; a tu per tu col fuoco eterno, con la nafta sacra degli antichi persiani, con Arimane genio del male, con Ormudz genio del bene, oon Amhura Mazda Dio sempiterno e infine col diavolo. Il diavolo, tutto sommato, s% intrattiene volentieri con gli «angli», gli inglesi; angeli decaduti anche loro, datisi, con qualche fortuna, al commercio del petrolio. Giovanni Artieri

Persone citate: Knox, Re Dario, Reza Bhah Mezandaran, Spadini