Firmato a Parigi il patto per l'unione doganale di Domenico Bartoli

Firmato a Parigi il patto per l'unione doganale Firmato a Parigi il patto per l'unione doganale Intervista col presidente della Delegazione francese (Dal nostro corrispondente) Parigi, 22 gennaio. Ti rapportò della coirfmissione italo-francese per l'unione doganale è stato firmato oggi al Quay d'Orsay nel salone dell'Orologio, dove l'ambasciatore di Soragna, circa due anni fa, sottoscrisse il nostro trattato di pace. Presiedeva il ministro degli esteri francese, l'amabile e sottile Robert Schuman. Alla sua sinistra sedeva 11 presidente della delegazione francese, il signor Letourneau, alla sua destra sedevano il senatore Bertone capo della rappresentanza italiana, e l'ambasciatore d'Italia Pietro Quaroni; e poi, da una parte e dall'altra i delegati italiani e francesi del- la commissione mista. Cortesi e amichevoli discorsi di ringraziamento sono stati scambiati, propositi di futura collaborazione proficua sono stati espressi prima e dopo la firma del rapporto. Ma il lettore vorrà piuttosto sapere di che cosa esattamente si tratta. Ecco l'essenziale. Il protocollo di Torino (marzo 1948) dichiarò la volontà dei due governi di procedere all'unione doganale e costituì una commissione mista con l'incarico di studiare l'applicazione pratica di quel.proposito comune. Oggi la commissione mista ha concluso ufficialmente 1 lavori dei quali abbiamo di volta in volta dato notizia. Essa risponde alla dc- B o l a a r o o à o a o hi ig amanda: come realizzare la Union? E risponde cosi: L'unione doganale non è possibile senza l'unione economica, cioè senza la parificazione completa delle due economie e delle due finanze. Tra un anno, se il rapporto è approvato dai governi e dai parlamenti, le dogane saranno abolite, non ci saranno più tariffe tra Italia e Francia. Questo è un gesto simbolico; la circolazione delle merci non è tanto impedita dai dazi doganali quanto dalla imposizione dei contingenti che stabiliscono un limite esatto all'ammontare delle importazioni. Ora, la abolizione dei contingenti può avvenire soltanto dopo che si sia giunti alla completa unione economica; cioè a una sola moneta; a una legislazione fiscale e sociale che imponga gli stessi pesi agli imprenditori del due paesi; e in definitiva alla libera circolazione degli uomini, delle merci e del capitale. Si prevede che per raggiungere risultati cosi importanti occorrano sei anni. In questo periodo di tempo i contingenti saranno ridotti via via, le legislazioni saranno adattate, le diverse attività delle due nazioni preparate all'unità. Un organo italo-francese, composto di 18 membri e chiamato consiglio generale dell'unione doganale, suggerirà gli assestamenti e gli sviluppi n signor Letourneau, presidente della delegazione francese, ci ha cortesemente spiegato, in una conversazione particolare di stamattina, gli scopi e le linee direttive dell'azione comune. Ha insistito sul carattere di prudenza del progetto, sulla gradualità della realizzazione. Altrimenti, ha detto, l'unione produrrebbe danni, almeno da principio, anziché benefici. Secondo lui, non solo l'unione doganale non è possibile senza l'unione economica, ma la stessa unione economica non basta; occorre una certa misura di unione politica, una federazione che coordini i due stati. Senza questa forma di unione le altre due restano precarie. Si supponga che una agitazione sociale si sviluppi in uno dei due paesi e provochi un aumento di salari. H governo interessato non dovrebbe decidere da solo un fatto così importante che ha immediate ripercussioni sull'intera area economica italo-francese. Occorre che simili decisioni siano prese concordemente. Non meno importanti sono le conseguenze nei rapporti con gli altri stati. La politica economica italiana e francese deve essere coordinata, i programmi del plano Marshall redatti d'accordo, le ricerche degli sbocchi economici intraprese insieme. Prendete il caso del lavoro italiano. La Francia può assorbire soltanto alcune centinaia di migliaia di lavoratori italiani, ma potrà congiungere le sue premure a quelle dell'Italia per trovare sbocchi alla nostra disoccupazione nei territori francesi di oltre mare e altrove. Cosi si è espresso 11 signor Letourneau, deputato democratico cristiano assai autorevole nei suo partito e in parlamento, nell'intervista che ci ha concessa. Adesso 1 due governi, sulla base del rapporto, preparano il trattato di unione doganale, che Sforza e Schuman firmeranno probabilmente nel mtmrspIansmtcpdctdrccngfrmGstppau mese di febbraio. Poi il trattato sarà sottoposto ai parlamenti per la ratifica; incontrerà l'opposizione dei comunisti e forse quella di altri gruppi qui in Francia, mentre in Italia, a parte i comunisti, la approvazione sarà quasi unanime. Dopo la ratifica l'unione sarà perfetta giuridicamente, ma in realtà appena abbozzata; come una palla di neve che può diventare valanga oppure finire in un crepaccio e dissolversi al primo sole. Perchè diventi valanga occorre trarre tutte le conseguenze dal documento, firmato oggi: riempire di atti legislativi precisi, di azioni economiche concrete quella formula molto generale. Questo dipenderà in gran parte dalla politica, francesi sanno che l'Inghilterra non si unirà mai intimamente al continente, e che la Germania comincia già a risollevare la sua potente struttura economica e pensano, i più iUuminati, che e bene opporre alla diffidenza inglese e alla forza economica tedesca un mercato compatto di quasi 90 milioni di uomini. Domenico Bartoli : Schuman e Con. Bertone dopo la .firma (Telefoto)

Persone citate: Pietro Quaroni, Robert Schuman, Schuman